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Anno edizione: 2024
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Con la stessa energia narrativa de La Malnata, Beatrice Salvioni ci trasporta ancora nell’Italia fascista. E ci fa guardare il mondo con gli occhi di due ragazze tormentate e ribelli, inseparabili, che la Storia vuole tenere lontane.
Una sedicenne corre a piedi nudi per la strada. È notte, indossa solo una sottoveste, e corre disperata per la città deserta. È delusa, piena di rabbia, perché ha scoperto di essere stata tradita, e da qualcuno che mai avrebbe creduto potesse ingannarla. Si apre come uno squarcio, questo romanzo terso e furioso. Siamo a Monza, nell’aprile del 1940. Da quattro anni Francesca non sa più nulla di Maddalena. La sua amica è stata rinchiusa in manicomio, e mai ha risposto alle lettere che lei le ha spedito. Francesca crede sia per risentimento nei suoi confronti. In fondo, è sempre toccato a Maddalena il ruolo della reietta, della Malnata. Ma adesso ha subito uno scossone anche la vita di Francesca, che è fuggita di casa ed è andata a vivere da Noè Tresoldi, destando scandalo. Sua madre la accusa di essere una degenerata, una Malacarne. Poi, finalmente, Maddalena torna. È piccola e magra, come non fosse mai cresciuta, e si finge l’adolescente coraggiosa di sempre; ma Francesca lo vede, che è diversa. Che cosa è successo in manicomio? Intanto, l’Italia entra in guerra. Tra la fame e la paura delle bombe, ogni giorno diventa più difficile. E arriva il momento di scegliere da che parte stare.
Hanno detto de La Malnata:
«Non vediamo l’ora di leggere le sue prossime opere». The Guardian
«Ha echi di Elena Ferrante, Natalia Ginzburg e Alba de Céspedes». Financial Times
«Questo esordio ti prende l’anima e non ti lascia più». Le Point
«Un libro da leggere, se non da conservare». The Times
«Un’amicizia viscerale e assoluta, come solo l’infanzia conosce, sullo sfondo violento e sessista della dittatura fascista». Marzia Fontana, Corriere della Sera
«Maddalena è un personaggio solido e caldo. […] Il carattere femminile centrale reca in sé echi libreschi fascinosi, e per esempio la ruvida atmosfera potrebbe richiamare Accabadora di Michela Murgia». Leonetta Bentivoglio, la Repubblica
«Un romanzo potente». Brunella Schisa, il Venerdí
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Decisamente molto bello! In questo secondo romanzo si è dato più spazio alla Storia che gravita intorno a Francesca e Maddalena, e non tanto a loro stesse. Ma il risultato è comunque un grande racconto di coraggio, perseveranza, amore e stima che rimane viva tra le due protagoniste. Io l'ho trovato davvero apprezzabile.
Essere donna nel ventennio fascista era difficile, essere una donna povera nel ventennio fascista era umiliante, essere una donna povera che ama un'altra donna nel ventennio fascista era uno scandalo da Malacarne. La violenza del regime è resa plasticamente, i personaggi però lottano con un senso di giustizia e un candore commoventi. Bel libro, bella scrittura.
Purtroppo, questo sequel non riesce a raggiungere la stessa fluidità e intensità del primo romanzo. I personaggi principali, Francesca e Maddalena, si trasformano in macchiette, perdendo la loro profondità e diventando poco credibili. La trama sembra seguire uno schema troppo prevedibile, con finali scontati e il classico colpo di scena in cui, quando tutto sembra perduto, arriva la "principessa" Maddalena a risolvere ogni problema. L’unico personaggio che riesce a mantenere un certo spessore è Noé. Francesca, invece, viene ridotta per gran parte del romanzo a una figura capricciosa e incapace, che, nonostante gli sforzi, non riesce mai ad essere all’altezza della storia. Purtroppo, manca la potenza emotiva e la forza narrativa che avevano caratterizzato il primo libro. Un vero peccato, forse sarebbe stato necessario riflettere maggiormente sulla trama prima di scrivere il seguito.
Recensioni
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