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Anno edizione: 2018
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Questo libro si legge dopo «Macerie prime», che è uscito nel novembre del 2017. Se l’hai già letto, non rileggerlo prima di iniziare questo volume: i personaggi della storia si sono persi di vista per sei mesi ed è giusto che anche tu li ritrovi come stanno per ritrovarsi loro.
Ci accoglie così, Macerie prime. Sei mesi dopo. Invitandoci a tuffarci di getto in quella storia che era rimasta incompiuta, in sospeso, e che per questo, forse, non ci aveva soddisfatto del tutto. Zerocalcare aveva dato vita a un’opera corale dove non era più il solo protagonista e i personaggi secondari che avevamo imparato a conoscere nei suoi lavori precedenti avevano assunto un ruolo più significativo. Un’opera più matura, che ci conduceva fuori dall’eterna adolescenza per raccontarci in modo realistico la vita e i complessi di una generazione, quella nata negli anni Ottanta e che ormai ha superato la soglia dei trent’anni.
Sono passati sei mesi dal grande litigio che ha separato Zerocalcare e i suoi amici. Per tutto questo tempo non si sono più visti e ognuno di loro ha cercato di portare avanti la sua esistenza come meglio poteva. Molte cose sono cambiate. Secco ha iniziato ad amare il suo lavoro di insegnante e ha trovato qualcosa per cui, forse, vale la pena vivere (o almeno non finire dietro le sbarre). Cinghiale ha avuto una bellissima bambina e sta cercando in tutti i modi di diventare un buon padre e una figura di riferimento. Katja e Deprecabile hanno capito di avere esigenze e aspettative diverse e si sono lasciati, e mentre lei vede sfumare il suo desiderio di maternità e sente il trascorrere del tempo farsi sempre più pesante, lui si ritrova fermo immobile, senza una direzione, chiuso in una gabbia a guardare il resto del mondo che va avanti senza di lui. Sarah diventa sempre più cinica, è costretta a fare un lavoro che la disgusta e guarda con invidia quanti ce l'hanno fatta nella vita. Mentre Calcare, succube di anni e anni di accolli, si è ritirato in una fortezza di egoismo e misantropia, e ha rimpiazzato il saggio Armadillo con un Panda menefreghista. E GiuliaCometti? Nessuno l’ha più vista, non risponde più alle chiamate né ai messaggi, è irraggiungibile (forse se n’è andata in Kurdistan con Amica Lemure, chissà).
Sarà la nascita della figlia di Cinghiale a dare a tutti la possibilità di ritrovarsi, unita all’imminente uscita dei risultati del bando a cui hanno partecipato, quel bando che rappresenta tutte le loro aspettative e che potrebbe segnare una svolta nella loro vita. Forse un successo potrebbe davvero cambiare tutto e mettere a tacere la rabbia e la disperazione che hanno avuto la meglio sull’amicizia.
Stavolta Zerocalcare ci fa ridere un po’ meno, strappa sì diverse risate, ma sono risate amare, mai spensierate. La sua è una riflessione intima, che fa emergere le luci e le ombre di una generazione cresciuta con gli ideali dei cartoni animati degli anni Ottanta – l’amicizia, l’altruismo, lo spirito di sacrificio – ma che si è poi ritrovata a tradirli, quegli ideali, minacciata dallo spettro di una crisi che sembra non finire mai (o che forse è già finita da tempo). Ma secondo Zero c’è ancora un modo per risollevarsi e affrontare l’egoismo che sta soffocando la nostra società: dobbiamo rifare nostri quei valori con cui siamo cresciuti e recuperare il senso di squadra. Perché lo sanno anche gli abitanti delle macerie che la prima regola è quella di non lasciare case (e persone) isolate. Solo così potremo riprenderci il pezzettino di umanità che ci è stato tolto, sapendo che una volta che l’avremo recuperato dovremo mettercela tutta per tenercelo stretto e non lasciarlo andare più.
Recensione di Mauro Ciusani
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