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Anno edizione: 2019
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Come Hrundi V. Bakshi (il protagonista di Hollywood Party), ha scritto Edoardo Camurri, «Wilcock si diverte a mandare a gambe all'aria tutto quanto»: sotto la caustica ferocia dei suoi attacchi crollano frasi fatte, luoghi comuni, banalità e ideologie.
Roberto Bolaño racconta che il primo libro di Wilcock che gli capitò di leggere – «in giorni nei quali tutto faceva presagire solo tristezza» – gli «restituì l'allegria, come riescono a farlo solo i capolavori della letteratura che sono al tempo stesso capolavori dello humour nero». Da allora non smise mai di raccomandare, come si raccomanda un farmaco benefico, quello che definiva «uno dei più grandi e più strani (con tutto ciò che di rivoluzionario ha in sé questa parola) scrittori di questo secolo, che nessun buon lettore deve trascurare». Il libro dei mostri, l'ultimo di Wilcock, lo conferma: è uno dei suoi più felici e sfrenati viaggi nel fantastico, la ricognizione puntuale ed esilarante-raccapricciante di un «piccolo mondo mostruoso», dove non troveremo Sirene e Onocentauri, ma molti personaggi improbabili – e che pure ci sembra di incontrare ogni giorno, in quella quotidianità, riconoscibile come semplice maschera del caos, in cui vengono genialmente innestati il grottesco e l'assurdo, la diversità e la follia: il geometra Elio Torpo, per esempio, si è tramutato in un vulcano di fango, l'ufficiale postale Frenio Guiscardi in «un ammasso di peli, lana e bambagia, di forma genericamente sferica», il critico letterario Berlo Zenobi in una massa di vermi, il veterinario Lurio Tontino in un asteroide, e lo psicoanalista Ruzio Haub-Haub è in tutto simile a una vipera... Come Hrundi V. Bakshi (il protagonista di Hollywood Party), ha scritto Edoardo Camurri, «Wilcock si diverte a mandare a gambe all'aria tutto quanto»: sotto la caustica ferocia dei suoi attacchi crollano frasi fatte, luoghi comuni, banalità e ideologie.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Uno dei migliori libri italiani del Novecento l'ha scritto nel 1972 un autore argentino di padre inglese. Wilcock definiva questa sua creatura come "un romanzo con settanta personaggi principali che non s'incontrano mai". Fra le derive ammalianti di Borges e i tic nervosi di Gombrowicz, c'è una scrittura che mira all'ideazione di nuovi archetipi e sa farlo con un portamento impeccabile, srotolandosi fra scheletriche ambientazioni metafisiche, grottesche nature morte, macabri idilli e bozzetti metropolitani animati da apparizioni paradossali. Più incantatore qui che ne La sinagoga degli iconoclasti. Qui abbiamo il Manuale di Esseri Umani, più o meno umani, circondati da esseri più o meno umani. Due-tre paginette per ciascuno, e ti senti come Wertheimer quando sente Gould suonare le Variazioni Goldberg. Assolutamente consigliato.
Un caleidoscopio di personaggi stravaganti, surreali, inarrivabili, per certi versi più surreali dei quadri di Dalì o altri esponenti del Surrealismo nella pittura. Ma quando li leggi, questi racconti di 2 o 3 pagine massimo, ti lasciano quel non so che di riflessione umana e sociale, sorprendente. Oltre ad essere personaggi il più lontano possibile dal reale, il tutto è alimentato dai nomi di questi personaggi, a dir poco alieni, ma perchè allora, ad ogni conclusione di racconto mi trovo lì a rimuginare su: comunque ha dell'umano in senso così stretto, che quasi mi sento in prima persona preso in oggetto! Una gran bella scoperta, racconti esilaranti, riflessivi, crudi, horrorifici, grotteschi, schifosamente "splatter" alle volte e così densi di significati nascosti e non
D'accordo in pieno con la precedente recensione, brevi racconti surreali e divertenti, atmosfere allucinate, immaginazione sfrenata.
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