(Borzecin 1930 - Nizza 2013) scrittore polacco. Gli si devono briosi racconti satirici (L’elefante, 1957; La pioggia, 1962, nt; Due lettere, 1974, nt) e varie commedie (Polizia, 1958; Tango, 1964; Una casa di frontiera, 1967, nt; Moniza Clavier: una storia d’amore, 1967; Un caso fortunato, 1970, nt; Gli emigranti, 1974, nt; Il mattatoio, 1974, nt; Serenata, 1977, nt; Il sarto, 1977, nt; Amor, 1978, nt). Il suo teatro, che ama i toni bizzarri, traduce in dialoghi rapidi e quasi ossessivi fisime e incubi della vita contemporanea. Considerato erede della tradizione di W. Gombrowicz e S. Witkiewicz, dà nelle sue commedie, pervase di ironia mordente e di umorismo grottesco, una visione catastrofica della condizione umana, in balia di una società retta da leggi assurde. Gli eventi drammatici del 1981 gli ispirano le pièce Alfa (1984, nt), in cui è facile identificare Lech Walesa, e Il ritratto (1987, nt), resa dei conti con la propria giovanile adesione all’ideologia totalitaria, che evoca apertamente sulla scena il fantasma di Stalin. È anche autore di graffianti testi che oscillano tra il saggio e la satira (Delazioni, 1983, nt; Piccole prose, 1990, nt). È tornato al teatro con Le vedove (1992, nt) e Un amore in Crimea (1993, nt).