(Grado 1891-1985) poeta italiano. Filosofo di formazione (studiò a Vienna, Firenze e Roma, dove si laureò con G. Gentile), conobbe a Firenze i letterati della «Voce» e frequentò Slataper, Michelstaedter, Carlo e Giani Stuparich. Insegnò a Gorizia e Trieste, dove fu anche bibliotecario. Tutta la sua produzione poetica, fatta eccezione per la raccolta Acquamarina (1973, in italiano) si è sempre mantenuta fedele alla linea inaugurata nel 1912 con il suo primo libro in dialetto gradese, Fiuri de tapo. Legato da radici profondissime alla propria terra e ai motivi di una cultura arcaica marinara, ha costruito un’elegia che esprime l’amore, le gioie e i dolori dell’esistenza, le memorie del passato, con un canto tra il quotidiano e il magico, dove il dialetto acquista risonanze limpidissime per verità morale e religiosa. Nel volume I canti de l’isola (1951) sono confluite le poesie giovanili; sotto lo stesso titolo nel 1970 sono state pubblicate tutte le poesie in dialetto fino al 1969. Numerose le successive raccolte, fra cui vanno ricordate Poesie (1981), La vose de la sera (1985) e Rame de rosmarin (postumo, 1991). Le prose d’arte sono raccolte in L’isola d’oro (1934) e Gorizia (1940).