(Tarquinia, Viterbo, 1887 - Roma 1959) poeta italiano. Si trasferì giovanissimo a Roma, esercitando all’inizio i più umili mestieri. Collaboratore della «Voce», del «Marzocco» e di «Lirica», fu tra i fondatori della «Ronda», assumendone poi la direzione. Dopo la seconda guerra mondiale, fu nominato direttore della «Fiera letteraria». Il suo esordio poetico risale al 1916, col libro dei Prologhi, cui seguirono poesie e prose di intonazione lirica: Viaggi nel tempo (1920), Favole e memorie (1925), Il sole a picco e Parole all’orecchio (1929), Poesie (1936), Il cielo sulla città (1939), Lettere non spedite (1946), Poesie nuove e Solitario in Arcadia (1947), Villa Tarantola (1948, premio Strega), Lettere d’amore a Sibilla Aleramo (postumo, 1974). La sua opera è legata al tema, ossessivamente ricorrente, dello scorrere del tempo, della dolorosa memoria e adotta, in poesia, forme metriche libere, di ascendenza leopardiana, che tendono a decantare il peso delle tensioni sentimentali e il cerebralismo della ragione nella trasparenza musicale del verso. Vero è che il «classicismo» di C. intenzionalmente votato a una condizione di impassibilità antiromantica, accoglie con originale misura le istanze novecentesche dei «lirici nuovi» e i risultati meno compiaciuti della prosa d’arte.