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Anno edizione: 2019
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Un reportage a fumetti che dà notizia di una Libia diversa da quella dei telegiornali e dei post sui social. È la Libia dei libici, la Libia delle code fuori dalle banche per procurarsi una moneta che non ha più valore. La Libia dei ragazzi che hanno combattuto il regime di Gheddafi e ora lo rimpiangono.
«Un’opera di graphic journalism che dà voce a chi vive una realtà dilaniata dalla guerra, segnata da ricatti e abusi quotidiani» – Robinson
Da circa un decennio la questione libica divide profondamente l'opinione pubblica italiana. Da un lato chi è stato favorevole all'intervento armato nel 2011, dall'altro i contrari. Da un lato – soprattutto – chi pensa che il flusso dei migranti verso le nostre coste vada fermato con ogni mezzo, e che i centri di detenzione "legali" e illegali in Libia siano una soluzione, dall'altro chi ritiene che i migranti imprigionati in Libia abbiano il diritto di fuggire ed essere salvati da trafficanti e sfruttatori. Bianco o nero; pieno o vuoto; tutto o niente. Ma come sempre la realtà è più complessa. Occorre conoscerla. Questo volume dà notizia di una Libia diversa da quella dei telegiornali e dei post sui social. È la Libia dei libici, la Libia delle code fuori dalle banche per procurarsi una moneta che non ha più valore. La Libia dei ragazzi che hanno combattuto il regime di Gheddafi e ora lo rimpiangono perché almeno, "quando c'era lui", si sentivano sicuri; e non mancavano soldi, corrente elettrica, benzina. La Libia delle madri ferme alla finestra in attesa di figli che non torneranno. La Libia degli anziani che hanno attraversato decenni di dittatura e si guardano sempre le spalle. La Libia della gente comune che subisce ogni giorno ricatti dei militari, abusi, rapimenti, e vive perennemente nel terrore.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un libro di facile lettura e che porta lo sguardo ad una realtà che molto probabilmente in molti ,ormai, conosciamo ma a cui per vari motivi voltiamo le spalle, per far finta di non vedere o sapere. Il libro si presenta con una copertina flessibile i colori che predominano sono:i verde, rosso e nero che rappresentano i colori della Libia(bandiera). Parla dall'intervento armato nel 2011, la Libia di chi ha combattuto il regime di Gheddafi e ora, per assurdo, lo rimpiange. La libia di chi tenta di fuggire, la Libia di chi ha deciso di rimanere, la Libia fatta di rabbia, rimpianti, dolori, traffici illegali, disillusioni. Un libro che da voce ai libici, una Libia da chi la vive
Questo racconto fatto per immagini della situazione libica è prezioso. La qualità delle immagini, la struttura e l'organizzazione del racconto esaltano le competenze giornalistiche di Francesca Mannocchi, capace di far emergere il punto di vista delle persone che incontra senza mai porsi in una posizione giudicante e di raccontare le loro storie con estremo rispetto e sensibilità. Il risultato è un quadro della situazione libica attuale utilissimo per chi si avvicina a tale questione per la prima volta.
Fumetto molto crudo, che racconta, tramite le interviste della Mannocchi, le varie fasi della dittatura della Libia, da Gheddafi, alla rivoluzione, alla nuova dittatura delle milizie militari. Il tutto è ovviamente molto essenziale, ridotto all'osso, ma comunque molto potente. I bellissimi disegni poi aggiungono ulteriore forza e potenza alle parole. Tutte le storie sono molto crude e disilluse, ma la più straziante per me è stata la parte dedicata a Wered. "Chi siamo noi che guardiamo questa vera guerra e questa finta pace alla finestra con le madri di Libia? ... Quando si ascolta la vita degli altri bisogna fare un passo indietro: ogni vita ha qualcosa da insegnare. E la strada delle guerre è fatta di denaro: sul denaro si costruiscono eserciti e si distruggono paesi. E in piedi alla finestra come una madre la Libia insegna che la dittatura toglie perché dà"
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