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"I due concetti di libertà" è la trascrizione della lettura che Berlin tenne nel 1958 per inaugurare la cattedra di teoria politica a Oxford. Il testo è diventato un paradigma della teoria politica. Nel percorso di Berlin segna un punto di svolta dalla filosofia di Oxford, attenta all'analisi del linguaggio ordinario, alla storia delle idee. Berlin distingue due concetti di libertà. La libertà negativa oppone la libertà individuale alle strutture sociali. Si chiede: qual è l'area entro la quale l'individuo è libero di essere e fare senza interferenze? Questo concetto è sostenuto da Constant e da J.S. Mill. I principi sono: nessun potere è assoluto (assoluti sono solo i diritti); esistono dei limiti oltre i quali l'individuo è inviolabile. La libertà positiva pone tutt'altra relazione tra individuo e struttura. Si chiede: chi è la fonte dell'agire o che fa agire un individuo, sicché questo è o fa questo anziché quello? L'obiettivo è l'autonomia e l'autodirezione. Il concetto si declina in più modi. Fin dagli antichi, col motto "mi ritiro in me stesso", opponendo la libertà interiore vera alla libertà falsa esteriore. In età moderna, col motto "sapere aude", facendo del possesso della conoscenza lo strumento primo della libertà. La libertà positiva ha due implicazioni importanti. Primo: non distingue le libertà individuali, ma sostiene che la libertà individuale è razionale, e dunque valida per tutti gli esseri umani in quanto razionali. Dunque, per essere davvero liberi, è necessario che ci sia una guida esterna, anche coercitiva, agli uomini. Secondo: l'individuo esiste in quanto membro di un qualche gruppo che richiede il riconoscimento del proprio status. L'individuo è libero solo se il gruppo ottiene riconoscimento, e solo all'interno del gruppo. Anche qui, per essere libero, la coercizione nel gruppo è preferibile alla libertà in uno spazio aperto. Il punto cruciale della conferenza è, che per Berlin, libertà e democrazia non coincidono, ma possono collidere.
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