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Quindici racconti indimenticabili, quindici lezioni innamorate destinate a colpire il cuore e il cervello.
«C'è un libro pieno di passione che racconta un'esperienza molto bella: si intitola Lezioni di volo e di atterraggio e l'ha scritto uno dei professori più famosi del nostro Paese, uno che l'insegnamento non l'ha mai abbandonato anche se avrebbe potuto farlo» – Luca Valtorta, Robinson
«Quindici "racconti all'aria aperta" di Roberto Vecchioni riscrivono incontri e conversazioni seguendo il filo della parola. Un percorso che coinvolge studenti, autori, artisti, ricordi e in cui si impongono squarci di Milano» – La Lettura
Ci si dava appuntamento in un parco, ci si metteva sparsi, chi in piedi, chi sdraiato e chi in braccio a qualcun altro, dopodiché s'iniziava. «Questo era il gioco, questa la sfida delle giornate di follia: aggirare l'ovvio, non ripetere il risaputo, bucare il tempo, aprire strade, sondare il possibile, il parallelo, l'alternativo. Poteva durare anche a lungo questo aggrovigliarsi di nuvole e mondi, ma si atterrava, prima o poi si atterrava sempre.»
La scuola di Roberto Vecchioni prima di tutto è un luogo in cui s'insegna senza impartire lezioni. I ragazzi hanno coraggio, desideri, paure, e una sete dentro che non si spegne mai. Sono irrequieti, protervi, insicuri: in una parola veri. Si chiamano come i piú celebri pittori della storia, ma sono solo esseri umani in cerca di se stessi. E il professore, quel Roberto Vecchioni che insegnava negli anni Ottanta in uno storico liceo milanese, è colto, originale, ma soprattutto appassionato, sempre disposto a quell'incantesimo che balena diverso ogni giorno. Che parli della morte di Socrate, del viaggio di Ulisse o di un verso di una poetessa contemporanea, i suoi occhi brillano e la voce va su e giú come un canto. Dietro, c'è il sentimento di chi è cresciuto tra le parole e sa che, con quelle stesse parole, i suoi ragazzi affronteranno la vita. Se è vero che solo quel che si vede con la coda dell'occhio può toccarci nel profondo, come scriveva E. M. Forster, Roberto Vecchioni con queste Lezioni di volo e di atterraggio ci offre esattamente quel che si vede con la coda dell'occhio: un'altra, potentissima, forma di verità. Raccontare storie, e lasciar parlare anche il silenzio. Pungolarsi, emozionarsi, cercare verità alternative. Perché una lezione sia davvero magica ci vuole qualcuno che sappia trasmettere il suo sapere e qualcuno che sappia ascoltarlo. Occorre volare, e poi atterrare, tutti insieme. Cosí, mentre lo specialissimo professore che abita queste pagine parla di Socrate o di Ulisse, viaggiando leggero nel tempo – dalla guerra di secessione a Fabrizio De André, dal Vangelo a Spoon River, da Saffo ad Alda Merini –, veniamo tutti trasportati in un altrove dove la cultura è qualcosa di vivo, di scintillante, che fa luce – da sempre e per sempre – sul nostro buio. Quindici racconti indimenticabili, quindici lezioni innamorate destinate a colpire il cuore e il cervello. «È gioco, sfida, provocazione. È gettare un sasso e contare i cerchi che si allargano sull'acqua. Porte che si aprono su altre porte, senza mai fermarsi alla prima».
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un libro particolare in cui il lettore viaggia insieme allo scrittore nel tempo lontano ed in quello vicino; nello spazio della nostra esperienza ed in quello dei grandi autori classici. Una lettura a tratti un po' impegnativa, ma ricca e gratificante, con molti spunti di riflessione. Lettura consigliata assolutamente.
Questo libro potrebbe intitolarsi "Degli infiniti modi di crescere". L'immagine del sasso lanciato nell' acqua per contare i cerchi che si formano è molto evocativa. Queste pagine raccolgono spunti dai quali partono voli della mente, che atterra diversa, più aperta, più ricca dopo ogni volo. I protagonisti sono studenti pittori intenti ad accogliere suggestioni, perché una delle capacità di un bravo insegnante credo sia quella di muovere associazioni, creare sintonie, suscitare curiosità. I ragazzi non possono crescere senza porsi interrogativi, senza allargare il cuore tanto alla bellezza quanto agli altri. Da ciascun incontro possono imparare poiché non esiste apprendimento né maturazione se non si coglie la magia di ciascun incontro, di ciascuna sfida, di ciascuna parola. Qui ogni sillaba, ogni parola riverbera dentro, risuona in molteplici sfumature, affiora come una piuma o con la forza di un fiume, scava dentro: fa volare, senza temere d' atterrare altrove.
Un inno alla autorefenzialità, un libro speso a dirsi: quanto sono bravo, intelligente, democratico e di spirito libero e modesto..... Un continuo sfoggio di sapere (cultura?) che i poveri lettori ignoranti non arriveranno mai ad avere, detti in lingua originale e senza spiegazioni per il "popolo" lettore. Mi piace il Vecchioni cantante, non posso dire altrettanto di quello scrittore e uomo.
Recensioni
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“Raccontare storie, e lasciar parlare anche il silenzio. Pungolarsi, emozionarsi, cercare verità alternative. Perché una lezione sia davvero magica ci vuole qualcuno che sappia trasmettere il suo sapere e qualcuno che sappia ascoltarlo. Occorre volare, e poi atterrare, tutti insieme”.
Milano anni ’80. Il Parco cittadino. Un professore di latino e greco. Un gruppo di studenti con nomi di pittori: la Khalo, la De Lempicka, il Robusti, il Sanzio e altri ancora. Questi sono gli ingredienti delle “Giornate di Follia” che il Professore, un Vecchioni appena divenuto famoso con Samarcanda, mette in atto per loro. Si discute del tutto e del niente ma in questo “niente” si esplorano una molteplicità di significati e di significanti, pensieri filosofici che hanno influenzato il comune buon senso, riscritture di opere solenni come la creazione dei Vangeli, le avventure di Odisseo, la battaglia di Gettysburg che fa da sfondo a “via col Vento”. E poi si pongono quesiti di cui non si ha risposta o a cui non corrisponde una verità assoluta, ma con i quali si intraprendono viaggi di conoscenza. E i viaggi di conoscenza delle giornate di follia sono “democratici”, per cui si può discutere con un francese professore in pensione che dà una lettura geniale di De André, si può accompagnare Alda Merini con la chitarra smozzicando con lei pane raffermo e assaporandone la lucida follia nei versi geniali. Si può andare in una piola, per dirla alla piemontese, a mangiare riso con le rane e trovarsi a dover rispondere alla domande delle domande: “ma gli uomini come hanno imparato a parlare?”. E per amore della conoscenza capita di iniziare a disegnare diagrammai di semiotica e di citare nomi altisonanti come quello di De Saussure ad un’ oste che, in cuor suo, non pensava di averti creato un tale sconquasso interiore con quella domanda. “Capita, a volte capita” per citare Franco, un saggio oste che ha condiviso con Luoghi di Libri parte del cammino. Vecchioni ci dona queste “lezioni” di volo – che nelle Giornate di Follia si vola alto- e di atterraggio di una bellezza, genuinità e semplicità commoventi. Lezioni al parco, all’aperto, in osteria o anche dietro ad una cattedra. Lezioni per tutti: studenti, poeti, osti, baristi, cantautori e professori. Lezioni di Greco e Latino, di Poesia, di Storia della Musica, di Epica, di Teologia. Lezioni di vita. Che vivere vuol dire volare, vedere le cose dall’alto e dall’altro (punto di vista), staccarsi dalle proprie certezze e andare alla ricerca continua di quel che non si sa, del nostro io-mancante. E poi atterrare, senza cadere rovinosamente al suolo ma planando con delicatezza, appoggiando il nuovo su ciò che già c’era, pronti a ripartire tutti insieme.
Vecchioni scrittore non delude mai, che sia il testo di una canzone o la pagina di un romanzo. Lettura fortemente consigliata, con un po’ di nostalgia per quella Scuola che fu ma fermamente convinta che esistano ancora quei professori capaci di volare e di far spiccare il volo ai loro ragazzi.
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