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Libro veramente molto toccante e commuovente fin dalle prime pagine. Non avevo mai letto libri che parlassero dell’argomento ebraismo per cui ho letto questo libro con molto piacere e curiosità. La storia di Martin è complessa e la sua vita cambia radicalmente quando scopre che la madre è ebrea. Ma è troppo tardi per farsi delle domande perché ciò accade proprio quando la madre è morta. Martin affronta un conflitto interiore senza pari. La sua vita viene sconvolta totalmente da questa scoperta. Ho dato 4 stelle perché in alcuni punti il libro è stato ripetitivo e pesante, ma è indubbiamente un gran bel libro.
Il romanzo tratta alcuni temi importanti: l'identità, la cultura di appartenenza, la libertà di scelta, i rapporti umani. Martin Brenner, un famoso scienziato genetista vive una vita serena con la sua famiglia. Alla morte della madre, che ha cresciuto il figlio da sola, scopre un grande segreto attraverso una lettera custodita da un Rabbino. La madre è ebrea, ma non gliel'ha mai rivelato per proteggere il figlio da tutto ciò che lei era stata costretta a subire. Il protagonista inizia una ricerca culturale che sfocia nel grande dilemma di Martin: "Chi sono?". Un testo complesso, a tratti lento e ripetitivo, comunque da leggere perché pone ad ogni lettore una profonda riflessione sulla propria identità
Una storia che fa riflettere e molto, come tutte le storie sull'antisemitismo. Lo stile della narrazione purtroppo è un po' scarso: Larsson è stato troppo prolisso e ripetitivo a tratti, si è dilungato troppo. A tratti invece manca di spessore. Insomma: poteva essere più conciso, soprattutto nella parte scientifica e nel finale senza di nuovo ripetersi quando, come lettori, si vorrebbe finalmente sapere che fine abbia fatto la vita del povero Martin. Per la storia e le riflessioni che ne seguono: 5 stelle. Per lo stile: anche meno di una stella.
Recensioni
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Profonda la connessione in La lettera di Gertrud di Björn Larsson tra i temi focali del romanzo: l’identità, la scelta e il destino dell’individuo.
Il gentista Martin Brenner scopre che la madre era ebrea. L’essere ebreo è una condizione determinata nel passato da tradizione e genealogia: non l’ha desiderata né pianificata e, secondo Martin, è ininfluente nella sua esistenza. Malgrado ciò, il suo approccio razionale da scienziato lo porta a documentarsi a fondo sulla religione ebraica, immergendosi nella lettura e nello studio. Attraverso le indagini e i grandi interrogativi che si pone Martin, anche noi lettori veniamo guidati nella sua ricerca dell’impossibile risposta alla domanda: «che cosa significa essere ebreo?».
Björn Larsson ci fa riflettere sull’ossessione dell’appartenenza e – nello specifico – anche sull’antisemitismo, due problemi con cui la società si confronta da tempi remoti, ma che certamente oggi hanno assunto nuova e maggior visibilità con l’uso massivo dei social network. Ma La lettera di Gertrud non si esaurisce in una dissertazione sull’ebraismo: la vita quotidiana, le dinamiche familiari, il dialogo con la moglie, la figlia dodicenne, i colleghi e gli amici entrano nella narrazione, e costruiscono un personaggio reale e coerente. L’ambientazione della storia è volutamente sfumata in una qualsiasi città nordeuropea, si tratta quindi di un romanzo senza geografia, una caratteristica che ne accentua l’istanza universale. Martin, come chiunque di noi farebbe, si chiede da subito a chi e quando dovrebbe rivelare la verità sulle sue origini, ammesso che debba farlo. E così inizia a compiere le sue scelte: razionali, meditate e coerenti, ma che determineranno un inatteso futuro.
Recensione di Lara Vianello
A cura del Master Professione editoria cartacea e digitale
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