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Anno edizione: 2014
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Il libro rivela in modo indiscutibile l’approfondita conoscenza del suo autore circa le vicende travagliate di questa straordinaria città e dei due imperi di cui è stata la capitale. Tuttavia rivela anche una posizione molto prevenuta e assai discutibile riguardo a tutto il rapporto tra islam ed occidente. In particolare: 1) Il tema relativo al divieto di stampa, già in vigore nei territori ottomani a partire dal 1483 è trattato con un eccessivo, se non sospetto occhio di riguardo. Cardini si astiene dall’affermare che chi stampava o possedeva libri stampati in quelle terre (ad eccezione dei miscredenti) era condannato a morte, e questo per motivi esclusivamente religiosi. L’autore non spiega le inevitabili gravi conseguenze che ciò ha comportato nel progressivo lento declino della società ottomana. Solo di sfuggita il libro fa riferimento alla prima tipografia aperta a Istanbul per un breve periodo nel 1729 (!) per opera di un francese, un certo Alexandre de Bonneval. Grazie a ciò “il seme era gettato”, sostiene lo storico. Un seme evidentemente molto coriaceo, visto che più di due secoli dall’invenzione di Gutenberg non sono bastati a farlo germogliare. Invece la crisi dell’impero è attribuita al solito perfido occidente, alla sua brama di ricchezze e di potere. Non una parola è stata spesa per condannare l’oscurantismo che ne ha decretato il lento tramonto. 2) Anche in relazione al tema dello schiavismo la trattazione è alquanto lacunosa. Sembra quasi che l’autore non voglia approfondire più di tanto la questione. Si parla sempre di schiavismo dell’occidente e mai di quello di arabi e turchi. Di fronte alla gravità di simili omissioni è inevitabile pensare alla classica “trave” che l’autore si rifiuta in tutti i modi di vedere. Ma del resto cos’altro attendersi da un personaggio come Franco Cardini che dedica il proprio tempo a fare le presentazioni di libri di figure assai discutibili come Alì Khamenei, l’ayatollah dittatore di Teheran?
Ancora una volta Franco Cardini, assoluto maestro nello spaziare tra storia, aneddoti e descrizioni minuziose di luoghi, rapisce il lettore per 270 pagine e lo guida in un piacevolissimo tour, ricco di spunti, consigli, suggestioni e parole che mettono in luce tutta la smisurata passione e profonda la conoscenza che l'autore ha dell'antica Bisanzio, poi Costantinopoli e della successiva Istanbul. Moschee, quartieri, palazzi, giardini, strade e caffè si susseguono tra le pagine e si intrecciano con sultani, califfi, guerrieri, mercanti e genti di varie provenienze che di Istanbul si sono innamorati. Pare di essere sul Ponte di Galata, al Topkapi, nel quartiere di Pera o dinanzi al Corno d'Oro e la voglia di recarsi di persona alla scoperta della Città delle Città cresce di pagina in pagina, sino al capitolo finale, Istanbul "à la carte", dove si intrecciano la nostalgia per il libro che sta inesorabilmente terminando e l'eccitazione nel sapere che, inevitabilmente, prima o poi, ci si ritroverà ad ammirare un paesaggio stambuliota dal vivo. Grazie Professore.
Bel libro, appassionato e godibile. Personalmente non ho apprezzato più di tanto i (numerosi) punti in cui Cardini si dilunga sulla toponomastica e sugli itinerari nascosti della città. Mi sembra che il libro rimanga in una costante indecisione tra la ricostruzione storica e la guida turistica raffinata. Il mio giudizio perciò deve tenere conto di questa ambiguità: le parti prettamente storiche valgono da sole la lettura, il resto non so valutarlo.
Recensioni
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