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Anno edizione: 2024
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Un romanzo estremamente moderno e denso, che in poche pagine cattura il lettore invogliandolo ad addentrarsi nei labirinti della trama e a decifrarne gli enigmi.
«A quasi ottant'anni dalla sua pubblicazione, "L' invenzione di Morel" riserva ulteriori sorprese per il suo carattere anticipatore dell'immaginario contemporaneo» – Alias, Il Manifesto
L'invenzione di Morel è il romanzo più celebre di Adolfo Bioy Casares, uno dei narratori più originali della letteratura latinoamericana del Novecento. Pubblicato nel 1940, esce oggi in una nuova traduzione di Francesca Lazzarato, che ne ha curato anche la postfazione. Fortemente ispirato all'Isola del dottor Moreau di H.G. Wells e ai racconti di E.A. Poe, questo romanzo visionario narra le avventure di un fuggiasco che, sbarcato su un'isola deserta per evitare la condanna all'ergastolo, scopre di non essere solo come credeva. In bilico tra il terrore di essere identificato e la frustrazione per il desiderio di essere riconosciuto, il protagonista si ritrova sospeso tra realtà e irrealtà e inizia a seguire, osservare e spiare gli altri isolani. Sarà infine il misterioso Morel a fornirgli le chiavi di lettura di un mondo allucinatorio costituito da pura forma.
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Dai primi passi che riecheggiano nelle enormi strutture in rovina, si percepisce la fatalità di un mistero ad avvolgere l’isola. Lo scrittore cadenza i ritmi come un musicista che orchestra i battiti per minuto: dalle prime adagianti ispezioni dell’isola, alle allegre fughe verso nascondigli, dalle moderate scoperte, alla prestissima rassegnazione degli animi. Casares ci invita a riflettere sulla condizione umana che si ripete come registrata in un disco eterno, inesauribile. Una condizione animata da un desiderio di immortalità che spinge i nostri desideri, i nostri amori, i nostri obiettivi, verso un continuum temporale che registra la storia in un Uroboro che ripropone all’infinito inferni e paradisi. Imparare e disimparare per poter rimparare. L’inevitabilità di quanto inciso, l’amore irraggiungibile per Faustine – che fomenta verso di lei i medesimi desideri di Morel – spingeranno il protagonista ad eludere la solitudine abbracciando la stessa fede. Consiglio la visione del film di Bonnardot (1967), a mio avviso meglio riuscito del pretenzioso Greco del ‘74. La visione stessa del film amplifica il paradosso e getta una luce profetica su quanto scritto da Casares. I moderni strumenti audiovisivi esaudiscono i nostri desideri d’immortalità e ne esasperano la riuscita.
Un libro avvincente e misterioso, delicato e romantico, con un finale a sorpresa
Libro bellissimo che stimola l'immaginazione ma anche la riflessione su temi universali
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