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Il romanzo è scritto in maniera raffinata ed armoniosa, alle volte con termini ricercati e neologismi. La trama è inoltre influenzata dalla grande letteratura russa, ed in particolar modo di Dostoevskij, mettendo in mostra un primo schizzo della figura del superuomo, che caratterizzerà le future opere dannunziane.
Tre anni dopo il Piacere, esce questo nuovo romanzo sempre caratterizzato da uno stile letteriario alto e raffinato ma più aperto a un pubblico meno adddentro all’arte scultorea e dei palazzi romani. La trama assume tutta la sua centralità, con venature naturalistiche ma anche con vere e proprie radicalizzazioni onirico-allucinatorie sorprendenti. Il protagonista, Tullio, è un intellettuale egoista ed erotico in modo molto più marcato dello Sperelli. Nelle sua fantasia imaginifica e realissima, la moglie Giuliana deve essere una figura purissima, non scalfita dal sesso, ma nella mente di Tullio ciò è possibile grazie alle sue avvenutre extra-coniugali, sempre perdonate da Giuliana che così diventa sempre più sorella e madre immacolata, in cui lo stesso Tullio pu immedesimarsi e purificarsi nalla parte più alta della sua anima. Tutto sembra reggere, fino al momento in cui la stessa Giuliana è sedotta dallo scrittore Filippo Arboreo e resa gravida. Tutte le peripezie di D’Annunzio nel sondare l’anima di Tullio, al cospetto di questa nuova Giulliana,sono di una profondità unica, una vera e propria genealogia dello psichico sempre radicato nell’organicità del corpo. Che fare con l’Intruso che deve nascere e nascerà? Precipitare come famiglia, oppure purificarsi dal nascituro, di modo che l’amore con Giuliana si redima una volta per tutte nella sua purezza per un alcova rigenerata? Solo la morte del piccolo innocente rende liberi dal peccato. Un vero e proprio paradosso che d’Annunzio sa analizzare con sapiente maestria capovolgengo il messaggio cristiano sugli innocenti. Per alcuni il romanzo è stato criticato per l'eccessivo estetismo anche per tematichhe di profonda moralità, che i romanzieri russi sapevano affrontare nel dovuto modo, mentre d'Annunzio sulla questione morale ricade su un'estetica della sofferenza fine a se stessa. Eppure è proprio questa chiiusura nell'estetismo introspettivo che rende per me il romanzo veramente originale. L'edizione è ricca di note
Per la poesia sono pressoché negata, ma la prosa di D'Annunzio è quanto di più vicino alla poesia sia a me così accessibile da subirne l'effetto sublime. Magnifica! "lo credevo che per me potesse tradursi in realtà il sogno di tutti gli uomini intellettuali: - essere costantemente infedele a una donna costantemente fedele."
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