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Anno edizione: 2014
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Solita insopportabile melassa di giornalisti di Stampa-Repubblica-Corriere
Lettura consigliata a tutti i giovani che volgliono informarsi e a quegli adulti che hanno vissuto distrattamente gli ultimi vent'anni. Da leggere assolutamente, forse chiarisce le idee a molti. Vale la pena scoprire o avere la conferma di come e da chi siamo stati governati in questi venti anni.
Ho letto con interesse il libro che mi ha riportato a vicende tristi del nostro passato. Desidero,però, mettere in risalto l'intervista a Fausto Melluso che riguardo la campagna elettorale in Sicilia del M5S ha detto: "Una differenza che ho ri= scontrato in campagna elettorale nel grillismo,in cui più ardenti cantori locali sono spesso niente altro che persone già pubblicamente navigate, semplicemente espulse dalla rete di favori e privilegi, alimentati dal risentimento di non poter più far parte di quel mondo piuttosto che dalla voglia di creare o di rottamare."[[[ Conoscendo il gruppo dei M5S, smentisco le solite calunie meschi =ne di chi pensa che non vengano controllate. Internet serve per questo. Saluti !!!
Recensioni
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L’imperfetto è il tempo delle fiabe.
“C’era una volta un paese...”
E l’ascoltatore, o il lettore, si dispone a partire per un viaggio dell’immaginazione, verso terre lontane e boschi incantati, bellissime principesse e cavalieri impavidi che – non c’è dubbio - uccideranno il drago.
Ma se il racconto degli ultimi vent’anni in Italia fosse un libro di favole, nella nostra libreria dovremmo trovargli un posto accanto a “La bella addormentata” e non troppo lontano dal gaddiano “Pasticciaccio brutto”, com’è Enrico Deaglio a spiegarci nell’introduzione a questa “Indagine sul ventennio”.
Già, “ventennio”: ed è subito chiaro il ponte gettato fra i vent’anni seguiti alla “discesa in campo” di Silvio Berlusconi e un altro, proverbiale e drammatico, periodo durato quattro lustri.
Vent’anni, se inquadrati col cannocchiale della storia, possono essere poco più di un battere di ciglia, è vero. Ma quando si tratti invece dell’arco di tempo entro il quale si consuma una vera e propria trasformazione antropologica, ogni minuto ha un peso specifico eccezionale, e può sembrare eterno.
Così, la fiaba di cui stiamo raccontando somiglia a un profondissimo sonno della ragione; quel tipo di sonno che, com’è noto, genera mostri. E se a combattere i mostri resta un solo Cavaliere, per di più in odore di conflitto d’interessi, come potremo sperare in un lieto fine?
Ecco, dice Deaglio, non abbiamo voluto leggere, nei segni lampanti e certissimi che avevamo sotto gli occhi, il pericolo di quel che saremmo potuti diventare: un paese in cui ogni presidio democratico e di partecipazione civile era subordinato agli interessi di un singolo.
C’era una volta un paese che si consegnò, chiavi in mano, a un imprenditore in difficoltà.
Così è stato, e l’indagine su quel ventennio si configura, pagina dopo pagina, come la cronaca di un’erosione invincibile: del diritto, del senso della politica, della cultura, della partecipazione alla cosa pubblica e quindi – in ultima istanza – un’erosione della democrazia.
Prendendo in prestito il titolo di un bel libro di Luca Doninelli (che non a caso tracciava un impietoso quadro clinico della Milano da cui nel ’94 prese le mosse la resistibile ascesa del nostro Cavaliere), aggiungeremmo che quel che è accaduto in Italia fra il 1994 e il 2013 somiglia molto a un verticale “crollo delle aspettative”.
C’era una volta un paese che non credette in se stesso, e volle accontentarsi.
Secondo il giornalista Deaglio, infatti, il nostro è un paese che ha compiuto il più incredibile degli auto da fé, consegnandosi a un modello demagogico e poco credibile di gestione della cosa pubblica, un “Ghe pensi mi” pervasivo e obnubilante, che ha intercettato però quel meccanismo di delega cui sembra ambire sopra ogni altra cosa la maggioranza del popolo italiano.
C’era una volta un paese che si consegnò a un incantatore di serpenti.
Per condurre la sua indagine, Deaglio sceglie il formato dell’intervista, e chiede a dodici rappresentanti del mondo della politica, della cultura, dell’economia e del giornalismo, di dare la loro versione dei fatti, perché l’inchiesta possa godere di angolazioni e prospettive eterogenee.
Silvia Ballestra, Roberto Saviano, Gad Lerner, Romano Prodi, Massimo Recalcati e altri cittadini notevoli, ciascuno dal proprio specifico osservatorio, raccontano come hanno vissuto questo periodo straordinariamente lungo, e tentano di spiegare – in primo luogo a se stessi – come sia stato possibile non riuscire a opporre un argine a quello straripamento.
Le interviste, trasversali e ben condotte, pongono a tutti una domanda, un punto interrogativo che non ammette scappatoie o dilazioni. “Perché non ci siamo opposti?”, e l’interrogativo continua a risuonare anche una volta chiusa l’ultima pagina, segno che questa indagine non può, non deve essere archiviata.
C’era una volta un paese che eravamo noi. Vent’anni dopo, non siamo ancora usciti dal ventennio.
A cura di Wuz.it
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