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Il libro non è altro che la raccolta di tutti i suoi pensieri che giorno per giorno appuntava tra un viaggio e l'altro o tra un libro e l'altro. Bello perchè rappresenta il lato più vero di Terzani cosa che in un libro confezionato non avviene in modo così diretto. In un certo senso questa raccolta lo rende più umano, meno guru, perchè emergono con prepotenza i suoi dubbi, le sue contraddizioni quotidiane e fa capire che tutto in lui è in continua e profonda discussione: un giorno ama un luogo, il giorno dopo lo odia; un giorno ha empatia con la natura, il giorno dopo lo disgusta. Il rapporto con la moglie tenero e triste allo stesso tempo. (E' ovvio che se fossero rimasti nella stessa città per un mese si sarebbero azzuffati sicuramente.) Il rapporto asfissiante con i figli, che vorrebbe come lui. Questo scappare incessante, sempre e costantemente in viaggio alla ricerca di cosa non sa nemmeno lui. Mi è piaciuto proprio perchè mette in evidenza i suoi difetti e le sue profonde insicurezze, il suo essere burbero e schivo ma contemporaneamente permaloso e vanitoso... insomma "uomo". Come tutti. Poco elegante a parer mio le invettive contro la Fallaci, donna che indipendentemente dal fatto che avesse idee diverse dalle sue, merita profondo rispetto. Per me rappresentano due facce della stessa medaglia, lo Yin e Yang insomma. Terzani rappresenta la parte razionale e controllata (a volte non gli riesce neanche a lui) mentre la Fallaci il fuoco, l'impeto, l'amore per la patria.
Amo i libri di Terzani. X me un altro giro di giostra è il libro piu' bello che ho letto. Ma ero indeciso se acquistarlo. Lo percepivo come una violazione della sua privacy. Un uomo cosi splendido e saggio perchè spiarlo. Ma ho letto tutto su di lui e cosi l'ho comprato. E' stato per me come un vocabolario, mi ha aggiornato su tutte le sue emozioni, mi ha colpito la sua forte depressione che si intuiva in un altro giro di giostra, ma anche alcune sue riflessioni pag 109 del 1991 sulla fallaci o sul premio bancarella. Terzani ha lasciato un vuoto enorme, un uomo che voleva campi di comprensione per prevenire campi di battaglia che oscillava tra se questo è il futuro non voglio vederlo, alla vita è piena di buone occasioni bisogna riconoscerle è a volte non è semplice. Penso che Terzani dovrebbe esser studiato nelle scuole, forse la globalizzazione è inevitabile ma non l'omologazione dei gusti e dei cervelli e anche il suo rapporto con la moglie mi ha commosso. So che non voleva esser considerato ne un santino ne un guru, ma la lettura dei suoi libri credo che mi ha reso migliore. Lo consiglio ma prima acquistate un indovino mi disse in asia lettere contro la guerra e un altro giro giostra,per comprenderlo meglio.
Un libro per capire un uomo interessantissimo e che spiega come sono nati tutti gli altri suoi scritti.
Recensioni
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È Angela Terzani Staude, con bella e appassionata introduzione, a presentare queste ultime intense pagine scritte dal marito Tiziano Terzani, che conobbe appena diciottenne e che accompagnò come un’ombra per tutta la vita. È lei la custode di tutta l’opera del giornalista, scrittore e viaggiatore italiano ed è lei che, a distanza di dieci anni dalla sua morte, avvenuta nel 2004, mette mano alle centinaia di pagine dei suoi diari, stipati per molti anni in vecchi bauli provenienti dalla Cina, dalla Russia e dal subcontinente indiano attraverso le rotte più impervie.
Il racconto inizia nel 1981, all’indomani dall’esaltante vittoria dei comunisti in Vietnam contro l’esercito americano. Un momento storico inebriante che Terzani descrisse magistralmente nei reportage Pelle di Leopardo, del 1973 e Giai-phong! La liberazione si Saigon, nel 1975. Rientrato a Orsigna, il suo paese-rifugio in provincia di Pistoia, Terzani tenta di farsi accreditare come giornalista in Cina, un’altra roccaforte comunista mai raccontata, per testimoniare ancora una volta in prima persona la possibilità di un’esistenza alternativa rispetto al modello di vita consumistico-capitalista. Riuscirà ad avere un incarico come corrispondente del giornale tedesco Der Spiegel prima a Hong Kong e poi finalmente, nel 1980, a Pechino e sarà uno dei primi giornalisti ad essere ammessi dal regime di Mao. La disillusione arriva presto e si legge nitidamente tra le pagine dei diari che sono arrivati oggi fino a noi. L’utopia di una società equa e giusta lascia il passo alla realtà della Cina che emerge sotto i suoi occhi: un’economia al collasso e la popolazione triste, povera e impaurita. La rivoluzione culturale anziché preservare quel grande patrimonio di tradizioni che la società cinese aveva espresso lungo millenni di civiltà, stava distruggendo tutto.
Un brusco risveglio che il giovane giornalista stenta ad ammettere ma che, con la sua grande onestà intellettuale, non può far altro che raccontare ai suoi lettori europei. La critica sferzante al regime di Mao gli costa l’espulsione, nel 1984, dopo quattro anni di sospetti, controlli e velate minacce. L’espulsione e il trasferimento a Tokyo saranno l’occasione per scrivere un reportage ispirato a quella sua esperienza, La porta proibita del 1984. Quello che non viene inserito nel libro lo ritroviamo in questi diari: meditazioni di poche righe, lettere alla moglie e agli amici più cari, appunti affidati ai suoi computer portatili, pagine intime in cui si rivela tutta l’umanità di questo grande personaggio.
Dall’espulsione dalla Cina al Giappone, dall’URRS all’Asia centrale, fino all’India: una vita intera di peregrinazioni e di ricerca, sempre incalzato del demone della depressione che lo ha accompagnato per tutta la vita. Della lentezza, del vivere quotidiano, degli oggetti del passato, degli incontri dovuti al caso, Tiziano Terzani gode e ne scrive come un viaggiatore del passato, senza mai lasciare il suo ruolo di giornalista che vuole capire le città, le vite e i fatti politici. Un uomo che viaggiando scopre mondi passati destinati a scomparire ma che si interroga, dubitando piuttosto che spiegare, sull’eterna alternanza di passato e presente.
Dopo il pensionamento anticipato dallo Spiegel, nel 1996, gli verrà diagnosticato un cancro, che il giornalista proverà a curare prima a New York e poi in Himalaya, seguendo sentieri alternativi e uno stile di vita ascetico. Non smetterà mai di viaggiare fino alla fine dei suoi giorni, così come non smetterà mai di scrivere le sue lettere “dal fronte”, pur non avendo più alcuno scenario di guerra da cui corrispondere, a parte la sua intensa guerra interiore.
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