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«Chi scrive per dire qualcosa di utile agli altri, anche a uno solo, si chieda, finita la prima stesura, se le parole e frasi che ha scelto sono le più adatte al destinatario, le più adatte a farlo entrare nel senso che gli si voleva comunicare.»/P>«Scrivere ci espone al rischio della paralisi. Sappiamo bene di che vogliamo parlare, a chi, perché. Ma per la testa ci girano tutte le scelte possibili, tutti i possibili inizi. Ne buttiamo giù uno. Lo guardiamo. Non ci piace. Cancelliamo. Potremmo dire in un altro modo. Anzi, in un altro, e in un altro, e in un altro ancora. La pagina resta bianca. La paralisi tra le troppe scelte che la lingua ci concede ha vinto. Per evitare questo rischio, il miglior consiglio è cominciare comunque. Scrivere comunque, nel modo che ci capita, come ci viene. Ma questo consiglio ha un gemello, un fratello siamese. Una volta portato a termine uno scritto in prima stesura, a quel punto comincia il lavoro, delicato e decisivo, del controllo delle parole e delle frasi. Orazio, il poeta latino, consigliava di lasciar sei mesi nel cassetto ogni scritto. E di tornare poi a leggerlo con occhi fatti estranei. Ci accorgiamo allora bene di una quantità di difetti di ideazione e di espressione verbale che in un primo momento non avevamo sospettato. Non sempre possiamo aspettare sei mesi. La lettera va scritta, il rapporto finito per domani, l'articolo va buttato giù subito, per la relazione o il componimento di scuola abbiamo solo poche ore. Vale allora tanto più il primo consiglio: cominciare comunque, arrivare comunque in porto. E poi rileggere, strappare via aggettivi inutili, tagliare verbi inutili, sradicare frasi che ripetono il già detto, spuntare espressioni enfatiche, depennare luoghi comuni. Abbreviare e pulire. E, una volta fatto questo, anche per le parole e frasi, cercare di mettersi a guardare a quello che abbiamo scritto con occhi estranei, con gli occhi di chi, forse, leggerà.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ottimo libro di Tullio De Mauro per capire la semiotica
Dopo una panoramica iniziale che fornisce al lettore alcuni rudimenti di linguistica e stimola la riflessione circa la funzione della lingua e la differenza fra “parola” e “comunicazione”, il libro di De Mauro entra nel vivo. Nel testo spesso ci si interroga, seppur di passaggio, sul reale grado di comprensione che ha questa o quella frase, nell’enunciato che si sceglie di darle volta per volta. Quali sono le parole da evitare o usare? In che modo usarle? Lo scopo del libro e dell’Autore è rispondere a queste domande. Un lavoro di analisi di testi italiani scritti, ha individuato quelle parole da far rientrare in un cosiddetto Vocabolario di Base, che è presente in appendice. Mediante questo vocabolario si dispone di un paniere di parole più ricche, che portano con sé anche il valore della propria comprensibilità. Un libro come questo, scritto da un linguista e che ha al centro la critica a un certo uso contorto e elitario della lingua, non poteva che essere piano e piacevole. I capitoli sono brevi, le frasi quasi sempre non superano le venti parole, così come lo stesso Autore raccomanda agli altri di fare. Insomma De Mauro predica bene e razzola bene. La prima metà del libro è forse più tecnica e meno appassionante, ma De Mauro riesce a rimediare farcendo quelle pagine con richiami storici quasi aneddotici ed esempi pratici alla portata di chiunque. Ogni nuovo capitolo inizia con un veloce, utile e per nulla noioso riepilogo delle questioni trattate in precedenza. Questo non è un libro per i letterati estremi, sognatori e visionari e ispirati ad azzannare i classici dalle muse del Parnaso. Non ci troverete nessun cenno alla metafisica della parola e non vi aspettate di vedere scardinata la grammatica sotto i colpi di sacro fuoco futurista. Questo libro si occupa di qualcosa di molto più complicato: riuscire a parlare semplicemente, offrendo se stesso come primo esempio a cui rifarsi. Se vi importa davvero farvi capire dagli altri, nel vostro e nel loro interesse,questo libro è un buon punto di partenza.
uso da anni il libro per la formazione sindacale e lo trovo affascinante oltre che interessante ed estremamente istruttivo. Semplicità e precisione sono i suoi pregi maggiori. Mi auguro che venga continuamente aggiornato (io ne ho tre edizioni) Acquisterò anche l'ultima.
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