L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Altre offerte vendute e spedite dai nostri venditori
Promo attive (1)
Una commedia d’impatto che, con il suo tono rabbioso, dolce e ironico, parla di differenze sociali, discriminazioni culturali e dell’importanza di non farsi mai mettere i piedi in testa.
Suquamish, stato di Washington. La vita di Mike Muñoz, ventitreenne di origine messicana, trascorre in attesa di qualcosa che non arriva. Abita in una riserva indiana con un fratello disabile e una mamma sempre al lavoro. Il papà, alcolista, è scomparso dalla loro vita diversi anni prima. Mike legge tantissimo grazie alla biblioteca pubblica e sogna di scrivere un libro. La sua grande passione è il giardinaggio, ma quello che gli piace davvero è l’arte topiaria, dare forma ai cespugli e ricavarne delle statue. Purtroppo, nonostante lavori con una squadra di giardinieri, l’unica cosa che gli chiedono è di tagliare il prato e raccogliere le cacche di cane. Quando non ne può più viene licenziato e realizza che se vuole che le cose cambino deve essere lui ad agire. Ma come? In questo romanzo toccante, estremamente ironico, spesso pungente, Jonathan Evison guida il lettore nel cuore e nella mente di un giovane che vuole scoprire se stesso, ma soprattutto il segreto per raggiungere una felicità che non viene mai garantita in uno stato dove la polizia compie soprusi, le frontiere sono chiuse e se sei povero devi strapparti i denti da solo. Nel caso di Mike Muñoz e di quelli come lui la scala per il successo sembra sempre troppo ripida. Gli ostacoli sono tanti, gli scivoloni anche, finché le cose non iniziano a cambiare e Mike riesce a intravedere un futuro migliore. «Se la vita ti regala merda, usala come fertilizzante» ripete a se stesso.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questo libro è stata un'ottima sorpresa. Lettura scorrevolissima e brillante.
Divertente e scorrevole romanzo di "formazione", che narra di un giovane americano che, non coltivando il mito del profitto, ma quello della libertà e dell'umanità, scopre se stesso e il senso della vita.
Bellissimo romanzo che affronta tematiche importanti riuscendo ad essere comunque leggero. Un protagonista che non si dimentica facilmente e che insegue il suo sogno nonostante tutte le difficoltà che la vita gli presenta, cercando di essere la persona più onesta possibile. Da leggere.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Sono una di quelle persone che, conquistata da un film, resta a spulciarne i titoli di coda interessata al nome delle sceneggiatore. Nel caso piuttosto frequente in cui la storia non sia originale bensì attinta da un romanzo, me ne appunto il titolo proponendomi di leggerlo. È così che ho scoperto l’esistenza di Jonathan Evison e del suo The Revised Fundamentals of Caregiving: imbattendomi casualmente in Altruisti si diventa, questo il titolo italiano del coinvolgente film, disponibile su Netflix, tratto appunto dal terzo romanzo dell’autore. Stuzzicata dalla struttura della trama e dalla lievità con cui fluisce, ho fatto allora qualche indagine per approfondire il profilo dello scrittore californiano, scoprendo che né The Revised Fundamentals of Caregiving, né i suoi precedenti libri sono disponibili nella nostra lingua. Per fortuna la delusione è stata parzialmente compensata dalla notizia che, proprio in febbraio, la SEM ha cominciato a colmare la lacuna, pubblicando Il giardiniere (332 pagine, 17 euro), l’ultima fatica di Evison, tradotto da Marta Salaroli.
Ed eccomi qui, a raccontarvi che gradita conferma delle aspettative sia stato Il giardiniere.
Confesso: il richiamo al Giovane Holden, di cui avevo letto sul The New York Times a proposito di Mike Mun~oz , il ventitreenne mezzosangue messicano di Brainbridge, protagonista della storia, mi aveva insinuato qualche diffidenza. Probabilmente a causa della medesima matrice semplicistica con cui, nel recensire le novità della narrativa, si eccede con l’aggettivo interessante, l’accostamento alla creatura di Salinger spesso è abusato, e i romanzi in relazione ai quali viene adoperato si rivelano, a conti fatti, deludenti.
Nel caso di Mike invece – altro ottimo riscontro – il fantasma di Holden non ingombra, né danneggia, sebbene resti dell’opinione che non abbia bisogno di aiuto affinché il lettore gli si affezioni. A dispetto del denigratorio aggettivo “nebuloso” con cui si auto-etichetta, infatti, la sua personalità, dinamica e ben strutturata, nonché la simpatia, la fragilità e la franchezza che lo contraddistinguono concorrono abbondantemente a smarcarlo dalla necessità di paralleli con preesistenti beniamini letterari.
Mike Mun~oz è un giovane giardiniere con un padre che, per il breve arco di tempo in cui è rimasto nella sua vita, lo ha chiamato Mezzasega, una madre fumatrice incallita, estenuata dal lavoro di cameriera con il quale a stento sfama i figli, e un fratello maggiore ritardato a cui spessissimo fa da babysitter. Legge due libri alla settimana, a volte quattro, mosso dalla volontà di curare la propria crescita personale, di scoprire chi è davvero per capire cosa fare di sé stesso. Il desiderio più grande è aprire «le proverbiali ali e spiccare il volo per lasciarsi alle spalle la sua vita» scrivendo Il Grande romanzo americano sul giardinaggio, che gli consenta di coniugare letteratura e arte topiaria: potare le piante dando loro forme sorprendenti e spettacolari è il suo innegabile, conclamato talento.
Di capitolo in capitolo, di ricordo in ricordo, di vicissitudine in vicissitudine, la trama scorre accattivante. Una storia lineare, semplice, se si vuole, ma largamente nobilitata da quell’ottimo lavoro di scrittura che avevo presupposto, o meglio sperato di trovare, in Evison. La chiave sta tutta nella voce narrante, incapace di distacco o disincanto, sempre estremamente partecipata, a cui lo scrittore si è affidato e alla quale consegna il lettore. A fare la differenza, infatti, sono la tipicità e schiettezza dell’intonazione di Mike, il quale si racconta in prima persona, diluendo con agilità contenuti di un certo peso con altri più leggeri, senza essere mai né troppo dolente né superficiale. Evison pratica la virtù di un linguaggio facile, diretto e scattante. Sa come e dove arricchirlo delle sfumature ironiche e dei toni umoristici che gli agevolano tre obiettivi: fedeltà al personaggio, aderenza al contesto e alla trama, coinvolgimento del lettore.
Il suo Mike piace perché ha una forte opinione, che esprime in modo cristallino e condivisibile, su molte cose. Sulla letteratura: il luminoso esordio che aveva trovato sul tavolo delle novità della libreria, scritto da un altro giovane laureato in letteratura di nome Joshua, non riesce ad appassionarlo per via della scrittura pomposa e la storia lenta. Sull’emigrazione: il collega messicano gli confida il dolore di non poter vedere crescere i figli rimasti oltre il confine, di sentirsi come un figura mitologica, un dannato Babbo Natale, che manda doni ai bambini senza che nessuno lo abbia mai visto, mentre un’orda di bianchi incazzati vuole la sua deportazione, scaricandogli addosso la colpa di tutti i propri problemi. Sul capitalismo: «La gente si dimentica cosa sia quello che conta. Il denaro non è l’unico metro di misura. Che fine fa la qualità della vita? E la collettività? Queste cose sono più importanti per la nostra felicità di un dollaro risparmiato». Sul razzismo: «Dovevo ammettere che l’equipaggio della Tarcel era piuttosto variegato, ma non sembrava che fosse un crimine. A parte quella marmitta penzolante non eravamo individui sospetti. Se fossimo stati alla guida di una Lexus e Freddy fosse stato bianco, dubito che l’agente ci avrebbe fermato. Il mio consiglio è: se venite fermati, meglio che non siate neri».
Ma soprattutto Mike Mun~oz conquista per il suo ostinato ottimismo, per la perseveranza con cui confida negli altri, per la determinazione con cui scorge sempre la parte positiva nei modelli di riferimento, anche quando essa è esigua o del tutto marginale, perché, in sintesi, è tenacemente devoto al dogma della solidarietà tra gli uomini:
«Chi si attribuisce tutto il merito delle sue conquiste, chi si erge a eroe delle sue storie, è solo un bugiardo. (…) Nessun uomo è un’isola».
Recensione di Antonietta Molvetti
L'articolo è stato aggiunto al carrello
Le schede prodotto sono aggiornate in conformità al Regolamento UE 988/2023. Laddove ci fossero taluni dati non disponibili per ragioni indipendenti da IBS, vi informiamo che stiamo compiendo ogni ragionevole sforzo per inserirli. Vi invitiamo a controllare periodicamente il sito www.ibs.it per eventuali novità e aggiornamenti.
Per le vendite di prodotti da terze parti, ciascun venditore si assume la piena e diretta responsabilità per la commercializzazione del prodotto e per la sua conformità al Regolamento UE 988/2023, nonché alle normative nazionali ed europee vigenti.
Per informazioni sulla sicurezza dei prodotti, contattare complianceDSA@feltrinelli.it
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore