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Anno edizione: 2014
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Scrivono i critici che in questa Giacinta c'è Dumas fils, c'è Balzac, c'è senza dubbio la Madame Bovary, c'è Zola a cui viene dedicato il libro e l'amico Verga a cui vengono chiesti consigli per la stesura (e lui parlerà addirittura di un nostro romanzo). Eppure c'è una "crudezza di colorito" che Balzac non avrebbe avuto, non c'è scientificità e distacco oggettivo soprattutto negli ultimi capitoli, in cui Capuana partecipa a fianco della sua eroina scordandosi le intenzioni naturalistiche. Capuana è insomma uno scrittore appassionato, che ha grandi ambizioni ma sa di non essere il migliore e quindi si flagella e si arrovella nell'imitazione e adulazione dei suoi amici scrittori e grandi miti letterari. In quel periodo andava di moda lo scrivere verista e lo studio dei casi patologici di donne nevrotiche, e lui scrive la sua Giacinta richiamando i maestri francesi e l'amico Verga, da bravo scolaro. Tènere le lettere inserite alla fine di questa edizione, in cui si profila un Capuana intimorito che spera di rendere un poco orgoglioso l'amico Giovanni; e Verga risponde in maniera paternalistica: complimenti, bel libro, "ha superato le mie aspettative", sono fiero di te, ma troppo cruda quella scena, brutta quella parola, "troppo coscienzioso" il tutto, non avrai consenso del pubblico. Ecco quindi il pudico scolaretto che va subito a correggersi, castrandosi, correggendo quelle scandalose descrizioni di uomini-belve, quel Beppe "minchione" dalle "voglie animali", quel "compiacimento malsano" che la Giacinta prova dopo lo stupro. Ah, le parti tagliate sono decisamente la componente più vera e sincera del libro. Grazie ai critici che hanno ripubblicato questa prima edizione con tanto di confronto con le successive, edulcorate e politically correct. A noi piaci così, caro Luigi, quando sei verace anche se non pienamente verista, quando esprimi te stesso pure con un po' di sentimentalismo. Meglio imperfetto che perfetta copia di Flaubert...
Recensioni
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La prima edizione (1879) della vicenda di Giacinta, ossessionata dai sensi di colpa per la violenza subita da bambina. Giudicato immorale e "immondo", il romanzo fu modificato nelle edizioni successive dall'autore (1839-1915).
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