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Anno edizione: 2001
Anno edizione: 2014
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Con una prosa tesa e ornata, Fuochi è un'opera «assolutamente ardente», un libro sulla passione d'amore, sulla sua esorcizzazione, glorificazione e trascendenza.
«Nato da una crisi passionale, Fuochi si presenta come una raccolta di poesie d'amore, o, se si preferisce, come una serie di prose liriche collegate fra di loro sulla base di una certa nozione dell'amore. Come tale, l'opera non ha bisogno di commenti, in quanto l'amore totale, imponendosi alla vittima come malattia e insieme come vocazione, è da sempre una realtà dell'esperienza e un tema tra i più visitati della letteratura. Si può tutt'al più ricordare che ogni amore vissuto, come quello che ha dato origine al libro, si fa e poi si disfa all'interno di una determinata situazione, grazie a un complesso miscuglio di sentimenti e di circostanze che in un romanzo formerebbero la trama stessa della vicenda mentre in una poesia sono il punto di partenza del canto.» (dalla Prefazione dell'autrice)
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Bello !
Prosa e versi, passione, dolore, amore totalizzante e distruggente, tanto in Fuochi che è figlio di una “Crisi passionale” (lo scrive l’autrice nella prefazione) e attinge ai racconti classici in cui l’amore porta al disfacimento da Fedra a Achille, a Patroclo, Antigone, Maria Maddalena, Clitennestra e tanto più in narrazioni che vengono contestualizzate perché, si sa, l’amore come passione e senso di appartenenza è eterno e travalica i secoli e le epoche.
Un libro che nasce da una ferita e dalla passione per la bellezza della classicità. L’amore come forza multiforme e ingannevole, la passione che può travolgere e annientare, ma soprattutto la letteratura che riesce a salvarci sempre dal dolore.
Recensioni
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Un libro che non avrebbe mai dovuto essere letto, ma che ha preso forma come sfogo catartico. Fuochi di Marguerite Yourcenar è uno specchio lirico del dolore, della disperazione, della passione e manifesto di una sofferenza guarita grazie alla scrittura e al mito.
Così l’autrice presenta il suo testo che non ha un’ambientazione precisa, ma si colloca nella coscienza e parla al cuore dei lettori. Il libro nasce, infatti, dal tormento di un amore non corrisposto dal suo editore, Andrè Fraigneau. Una crisi passionale cristallizzata, un libro di giovinezza, pubblicato nel 1936 e riedito nel 1957 senza essere mai ritoccato.
L’autrice riversa la sua disperazione nel mito, mescolando presente e passato, immedesimandosi nella tristezza e nella forza di eroine come Clitennestra e Fedra, ma soprattutto Saffo, che rappresenta quell’amore impossibile data la distanza di gusti sessuali del suo uomo. La Yourcenar glorifica l’amore per esorcizzarlo. Da questo fil rouge sono scaturite una serie di prose liriche dedicate appunto all’amore, inteso come vocazione e malattia, inganno e abnegazione.
Il libro è diviso in nove capitoli, anticipato ciascuno da uno sfogo lirico dell’autrice. Ogni sezione ha un diverso protagonista del mito che incarna una differente sfaccettatura della crisi d’amore: Fedra o della disperazione, Achille o della menzogna, Patrocolo o del destino, Antigone o della scelta, Lena o del segreto, Maria Maddalena o della salvezza, Fedone o della vertigine, Clitennestra o del crimine, Saffo o del suicidio. Tuttavia l’autrice non dà la parola a questi personaggi, ma ne parla in terza persona, guardandoli da fuori.
Marguerite Yourcenar, dunque in uno stile non sempre scorrevole, prezioso, elegante e quasi barocco che riproduce il flusso di coscienza, porta questi eroi ed eroine nel suo mondo di donna ferita del XX secolo; per esempio Fedra che guarda con occhi bramosi i binari della metropolitana quali splendente e sicuro sepolcro. Una tentazione irresistibile anche per l’autrice che però sceglie la vita: “Non mi ucciderò. Ci si scorda così presto dei morti. Non si costruisce una felicità che su fondamenta di disperazione. Penso proprio che ora posso mettermi a costruire”.
Recensione di Emanuela Filomena Bossa
A cura del Master Professione editoria cartacea e digitale
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