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È possibile capire un paese e un popolo osservandoli dall'esterno? Partendo da Pyongyang e spostandosi verso ovest a bordo dei mezzi più disparati Erika Fatland percorre l'interminabile linea di confine tra la Russia e i paesi vicini, raccogliendo testimonianze e immagini, componendo un ritratto affascinante e vivido di paesaggi, culture, società e stati le cui differenze sbiadiscono di fronte all'unico elemento che li accomuna: l'essere confinanti della Russia.
«"La frontiera" vibra di una passione intensa per la Russia, un "mondo a sé", la sua lingua e quel patrimonio unico di meraviglie e di orrori che ne costituiscono la storia secolare» – tuttolibri, La Stampa
Cosa significa essere il vicino della più grande nazione del mondo? Da sempre attratta dalla cultura e dall'anima russe, Erika Fatland ha dedicato anni a cercare di capire quella terra smisuratamente vasta. Dopo aver sognato di camminare su una grande carta geografica, muovendosi lungo il sinuoso confine russo, decide di tentare un nuovo approccio: è possibile capire un paese e un popolo osservandoli dall'esterno? Comincia così la pianificazione di un itinerario favoloso che, dalla Corea del Nord alla Norvegia, abbraccia l'intera superficie di uno dei giganti della politica mondiale. Partendo da Pyongyang e spostandosi verso ovest a bordo dei mezzi più disparati – aerei a turboelica, treni, cavalli, traghetti, autobus e persino renne e kayak –, l'autrice percorre l'interminabile linea di confine tra la Russia e i paesi vicini. Dall'Oriente all'Asia centrale, e poi attraverso il mar Caspio fino al Caucaso. E ancora, al di là del mar Nero, l'Ucraina divisa dalla guerra, e poi l'Est dell'Europa e i Paesi baltici, fino a Grense Jakobselv, nell'estremo Nord. Da qui, l'esplorazione riprende lungo il gelido Passaggio a nord-est: dalla Cukotka, dove l'Asia finisce, fino a Murmansk. Per 259 giorni, Erika Fatland ha raccolto testimonianze e immagini, componendo un ritratto affascinante e vivido di paesaggi, culture, società e stati le cui differenze sbiadiscono di fronte all'unico elemento che li accomuna: l'essere confinanti della Russia. E le storie, ora pittoresche, ora tragiche, spesso incredibili, che le persone incontrate durante il cammino tra due continenti raccontano, trovano tutte una spiegazione in questa fondamentale condizione geopolitica, fornendo milioni di risposte. Una per ogni individuo che vive lungo la frontiera più lunga del mondo.
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Erika Fatland descrive i luoghi che visita con la naturalezza di un'amica che sta seduta al tuo fianco, durante lo stesso viaggio. Mentre leggo i nomi dei posti che cita, io li vado a cercare in rete e li vedo insieme alla letture.
Della stessa autrice ho amato molto "Sovietistan", ma quest'opera è talmente scarna e poco ispirata che mi sono chiesta come sia possibile che la medesima persona abbia scritto entrambi i libri. Di viaggio c'è veramente poco, i paesi visitati si intravedono attraverso una manciata di scorci raccontati alla svelta. Quasi tutto il libro consiste di riassunti torrenziali di battaglie e storia geopolitica, torrenziali, noiosi e privi di mordente, che avrei letto più volentieri in un saggio dedicato - e sono un'avida lettrice di saggi storici, non dico che le forme non si possano ibridare, il problema secondo me è che qui la parte divulgativa oltre a essere resa come una gelida massa di eventi sciorinati a cantilena, di rara portata soporifera, sta a occupare pagine su pagine per nascondere la debolezza del libro e dargli più mole, altrimenti il volume sarebbe stato assai esile (e forse sarebbe stato meglio, sicuramente più onesto nei confronti del lettore). Come se non bastasse, quel poco di reportage effettivo dai luoghi attraversati trasuda spesso e volentieri snobismo e disprezzo nei confronti dei luoghi e dei popoli incontrati, a tal punto che viene da chiedersi chi gliel'abbia fatto fare all'autrice di imbarcarsi in questo viaggio! Laddove avrebbe potuto raccontare la viva realtà delle popolazioni, rendere una testimonianza, preferisce giudicare con occhio del tutto occidentale e profondersi in considerazioni che tradiscono noia e disagio, a volte mi è venuto da pensare "e spostati da davanti!", tanto l'ego dell'autrice e le sue interminabili lamentele sottraggono spazio al reportage e alle persone che transitano sullo sfondo come fantasmi senza corpo. Dulcis in fundo, la prosa è davvero scadente, il lessico di una povertà imbarazzante e la traduzione si trascina refusi ed errori a profusione per tutta la lunghezza del libro. Tanti, troppi difetti che per quanto mi riguarda sfondano il limite del disastro.
Decisamente inferiore a Sovietistan,il precedente lavoro di Erika Fatland. In questo libro la scrittrice ci porta in viaggio intorno ai paesi che confinano col gigante russo,ce ne racconta i rapporti passati ed odierni,le similitudini,le differenze ed i conflitti. La narrazione è più che egregia,ed alcuni aneddoti risultano essere interessanti;il problema sta nel progressismo politicamente corretto dell'autrice,già presente in Sovietistan ma meno marcato,che purtroppo produce una visione stucchevole ed alquanto semplicistica di diverse vicende.
Recensioni
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