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Un racconto di sconfitte e tradimenti, di una generazione smarrita, incapace di invecchiare, e di un paese quasi al capolinea.
«Troppe volte ho visto morire questa città. Ogni volta è rinata sempre peggio. Non serve ammazzarla un'altra volta, caro ragazzo, l'alba del giorno dopo sarebbe peggiore del tramonto»
Taranto, in un futuro prossimo. Dindo, Claudio e Valeria, detta Gorgo, hanno ormai passato i cinquant'anni. Si ritrovano a Taranto per partecipare al funerale di un vecchio amico. La piazza è piena di gente, e l'atmosfera è pesantissima, incattivita, lacerata, come si sono lacerati nel tempo i rapporti tra gli amici, tanto uniti in gioventù dalle comuni passioni, umane e politiche, quanto lontani e divisi oggi, sia per le strade diverse che hanno preso le loro vite, sia perché la loro amicizia si è frantumata contro il Siderurgico di Taranto, lo stabilimento più grande d'Europa: per alcuni la fabbrica va salvata a tutti i costi, perché non solo produce lavoro e benessere, oltre che acciaio, ma anche perché è un monumento insostituibile di memorie e di orgoglio operaio; per altri, invece, il Siderurgico è ormai solo il "Mostro" da chiudere, abbattere, cancellare, bonificare, perché con i suoi fumi avvelena e uccide. «Fino alla fine» è il racconto di sconfitte e tradimenti, di una generazione smarrita, incapace di invecchiare, e di un paese quasi al capolinea: mentre l'azione si svolge incessante, attraverso sapienti escursioni nel passato vediamo i quattro protagonisti crescere, cambiare, peggiorare forse, anche se l'usura della memoria, dei rapporti e della morale non li piegherà mai del tutto allo spirito del tempo. E assistiamo anche al cambiamento dell'Italia, ridotta a una comunità composta da una moltitudine di individui in retrospettiva, trasformata in nazione liquida, disillusa, spenta; un paese di partiti deboli e personalistici, dove l'ideologia ha lasciato il posto alla comunicazione, i partiti sono diventati proprietà privata di leader che hanno sostituito i militanti con i follower e la passione civile si è trasformata in una disperata forma di ultima resistenza all'omologazione. «Fino alla fine» è un romanzo tanto travolgente e originale quanto profondo e toccante, nel quale le vicende umane dei protagonisti si innervano in quelle del paese. Fino al pirotecnico finale, in un futuro che, forse, è già presente.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
I due libri che ho letto recentemente hanno avuto molto in comune: sono entrambi ambientati nel 2022 e narrano percorsi politici alternativi a quelli consueti. Il primo era Ribelle Senza Causa, il secondo è questo Fino alla fine di Angelo Mellone. Il romanzo sarebbe perfetto se non fosse stato un tantino verboso. C'è dentro davvero tanta roba: passione, impegno sociale e civile, conoscenza degli ambienti trattati. Uno stile a volte immaginifico, a volte pulp. Forti, e a volte struggenti, i rapporti intrecciati tra Claudio, Dindo, Chiodo e Gorgo, uniti nelle antiche passioni e divisi nell'attualità. Interessante anche il tema: un paese è veramente sovrano senza l'acciaio? Il libro mi è piaciuto sempre di più progredendo nella lettura, ma il lettore deve resistere nella prima parte, dove qualche intelligente taglio editoriale avrebbe aiutato notevolmente a catturarlo. Il consiglio è comunque: resistete, arrivate fino alla fine del libro. Non ve ne pentirete.
Romanzo ben strutturato, attuale, che ci porta a conoscere una futura ed immaginaria Taranto che tanto irreale non è. Un'amicizia che dura da anni e la vita che divide le strade. Uno stabilimento mette in discussione Taranto e i suoi abitanti, in una storia dura e lucida come l'acciaio, che ci porta a riflettere su una tematica relativa non solo alla città del Siderurgico. Ci vedrei un bel film! Un ottimo regalo natalizio!
Recensioni
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