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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 1995
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Un vero amante della letteratura non può non leggere Gabriele D'Annunzio (e non solo «Il Piacere» che è e rimane indiscutibilmente un'opera magistrale con citazioni celeberrime come « Habere, non haberi » cioè « Possedere, non essere posseduto» e «Memento audere semper» cioè «Ricorda di osare sempre» che è e rimane una delle più conosciute massime dannunziane). Scritta nel 1903, rappresentata e ristampata innumerevoli volte, La figlia di Iorio, si legge oggi con animo diverso da quello di allora, con forse minor attenzione alla pura successione dei fatti e maggiore invece al senso totale della rappresentazione. La vicenda appassionata e tragica di Aligi, che ha «dormito settecent'anni» e di Mila di Codro, peccatrice nel senso più arcaico e favoloso del termine, non ha di reale che alcuni movimenti indispensabili: il resto, il valore definitivo, bisogna ricercarlo nel modo con cui la realtà, per pura forza di poesia, riesce a trasformarsi in mito. C'è insomma, nella figlia di Iorio, la condizione di un'Italia «senza tempo» sorpresa alle radici della propria vita, con sentimenti puri che prima di essere individuali sono corali, e religiosi nel significato più aperto possibile. E' appunto questa religiosità che in D'Annunzio deriva dal profondo attaccamento «alla terra d' Abruzzi, alla mia madre , alle mie sorelle, al mio fratello esule, al mio padre sepolto. A tutti i miei morti, a tutta la mia gente. Fra la montagna e il mare. Questo canto. Dell'antico sangue. Consacro» ed al profondo attaccamento alle sue leggende che oggi ha finito per riassumere in sé il valore dell'Opera, indicandoci un modo di leggerla nuovo e più adeguato. Un'unica nota decisamente personale: povera Mila !!!
La Figlia di Iorio, è una tragedia complessa e composita che attinge a fonti bibliche e letterarie, al folkloore abruzzese,complessa per l'indeterminatezza dei riferimenti spazio-temporali, per una vicenda che allude ad una iniziazione spirituale, ad una catarsi che si realizza con il sacrificio (il rogo purificatrice) della protagonista. Mila di Codra è la 'Figlia di Iorio', sensuale e ammaliante, figura sacra (l'Angelo muto domina alle sue spalle)e demoniaca (la cui sensualittà spinge a impulsi irrefrenabili ogni uomo che la vede)... Ho imparato ad amare questa tragedia alla seconda, forse alla terza lettura, dopo un attento studio delle sue imprescindibili didascalie. Perchè diventa facile amarla? Perchè l'espressività verbale dell'autore si traduce in una immediata plasticità dell'opera che viene subito impressa nella memoria visiva (ed emotiva) del lettore.
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