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Un romanzo piuttosto noioso con una trama che a tratti appare persino forzata dall'autore. Rispetto agli altri romanzi con il commissario Bordelli questo libro è un passo indietro dell'autore.
Non posso che unirmi al coro dei delusi... Si, ritrovare il commissario Bordelli è sempre un piacere, ma stavolta compromesso dalla lunghezza del libro, dalla ridondanza di racconti che fanno solo da contorno alla storia principale, alla pochezza di quest'ultima. Confesso di avere saltato intere pagine. Aspetto con fiducia il prossimo.
Anche i migliori possono sbagliare. Il libro è veramente noioso e ripetitivo. Spero che il prossimo romanzo del Commissario sia un capolavoro ma se è come questo è meglio che Bordelli si ritiriri all'ospizio a raccontare ai suoi coetanei di quando faceva la guerra o delle sue "innumerevoli" conquiste amorose.
Recensioni
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Piace, nonostante tutto, il commissario Bordelli. Nonostante la sua malinconia piace ai lettori, ai librai e soprattutto agli scrittori come Andrea Camilleri, che ancora una volta si esprime in favore di questo personaggio: “Il commissario Bordelli, un eroe disilluso ma assolutamente autentico nelle ragioni del suo esistere. Un uomo che riconosci come vero e che non è facile dimenticare”.
Lo avevamo lasciato qualche anno fa in una Firenze putrida e marcescente, sprofondata sotto 4 metri d’acqua durante l’alluvione del 4 novembre 1966, quando Marco Vichi mandò alle stampe il suo romanzo di successo Morte a Firenze. Oggi il commissario torna nella Firenze degli anni Sessanta, dove i muri portano ancora i segni di quella furia, per affrontare una nuova indagine. Ex combattente del battaglione San Marco ed ex partigiano, il commissario Franco Bordelli è un poliziotto vecchio stile. La sua vita è una lunga infilata di fallimenti, le sue amicizie si aggirano nelle bettole e nei quartieri malfamati. Lui, a quattro anni dalla pensione, combatte perennemente contro il vizio del fumo, indugia nell’abitudine di fantasticare su giovani bellissime donne che incrocia per strada, continua ad indagare stancamente sui morti ammazzati di Firenze.
Il suo collaboratore è un giovanissimo poliziotto sardo, Piras, un ragazzo che Franco Bordelli tratta come un figlio, capace di osservazioni acute e silenziose congetture. Sarà lui il braccio destro del commissario in questa nuova indagine.
Un noto imprenditore, vedovo di mezza età, Antonio Migliorini, viene trovato morto nella sua bellissima villa sulle colline fiorentine. Il suo corpo è accasciato sulla sedia del suo studio, la cassaforte aperta, il ventre attraversato da un fioretto, staccato da una teca appesa al muro. Apparentemente Migliorini è un uomo tranquillo, ricco e generoso. I suoi figli sono alla guida delle due società che ha fondato, la sua casa è amministrata da servitori fedeli. Un uomo senza macchia, sempre che ne esistano.
Il commissario Bordelli piace ai lettori ma fa rabbia. Indaga stancamente, si trascina per le strade, rimugina su ogni particolare, quasi volesse aprire una breccia nell’indagine e anche nella sua vita. Il ricordo di Eleonora, la studentessa che salvava i libri durante l’alluvione, è ancora vivo e fa male, così come il ricordo di sua madre e di tutti i fantasmi di un passato impossibile da dimenticare, in cui la giustizia si confonde con la vendetta.
La trama del romanzo è la trama di una vita in cui l’uomo cerca di mettere insieme e a fatica tutti i pezzi. La ricerca degli indizi e l’esame dei testimoni si snodano lentamente lungo il racconto, intrecciandosi con la descrizione di una città sempre affascinante sebbene oscura. Anche questa volta il commissario Bordelli incontrerà lungo la sua strada il colonnello Bruno Arcieri, un personaggio creato dallo scrittore Leonardo Gori e già protagonista di altri suoi romanzi, come L'angelo del fango e Morte a Firenze. Saranno le loro lunghe e appassionanti chiacchierate davanti a un caffè bollente o a un bicchiere di Chianti a gettar luce su questa indagine.
Fino alla fine Marco Vichi tiene il lettore appeso all’esile filo della verità. Uno dopo l’altro una carrellata di personaggi, descritti magistralmente soprattutto nelle loro espressioni di profonda umanità, prenderanno forma componendo un quadro affascinante in cui i fantasmi del passato diventeranno pericoli concreti e attuali. Le passioni, ancora una volta, saranno la chiave di lettura dell’indagine e anche della vita del commissario. Con le passioni, prima o poi, bisognerà fare i conti.
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