Di famiglia benestante e colta, originaria in parte dell’Inghilterra (imparò prima l’inglese che lo spagnolo), dal 1914 al 1919 visse in Svizzera. In seguito, fino al 1921, fu in Spagna, dove scrisse tre manifesti di adesione all’ultraismo, apportandovi la conoscenza dell’espressionismo tedesco, nonché una nota di rigore e d’asciuttezza quasi anglosassone. Tornato in patria, pubblicò tra il 1924 e il 1925 tre numeri della rivista «Proa», con la collaborazione di Ricardo Güiraldes e di altri. Dal 1924 al 1927 collaborò a «Martín Fierro», rivista d’avanguardia che determinò una sorta di svolta generazionale: il movimento di Florida, o «martinfierrista», poi confluito nella rivista «Sur», fondata nel 1931 e alla quale collaborò, tra l’altro, come critico cinematografico. Tra gli avvenimenti successivi si ricordano le numerose conferenze (sulle letterature italiana, inglese, tedesca), il lavoro di bibliotecario, l’incontro con la filosofia idealistica, l’amicizia con A. Bioy Casares, coautore di «svariate imprese letterarie», l’insegnamento, la progressiva perdita della vista in seguito a un incidente e infine, alla caduta di Perón (1955), la nomina a direttore della Biblioteca Nazionale di Buenos Aires. Nel 1961, a Formentor, gli fu conferito, insieme a Beckett, il Premio internazionale degli editori. Da allora la sua fama si è sparsa per il mondo e Borges oggi è considerato un maestro indiscusso. Ha vinto il premio «Cervantes» e ha ottenuto in varie università la laurea honoris causa, ultima quella dell’università di Roma (1984).
La prima attività letteraria è in versi e di «argomento» argentino. Ma Fervore di Buenos Aires (Fervor de Buenos Aires, 1923), Luna di fronte (Luna de enfrente, 1925), Quaderno San Martín (Cuaderno San Martín, 1929) rivelano già una tendenza alla riflessione e al lavorìo intellettuale della memoria, che segnerà tutta l’opera successiva. Il passaggio alla prosa si compie attraverso la biografia, molto «inventata», di Evaristo Carriego (1930) e soprattutto con i racconti, talora «falsificati», di Storia universale dell’infamia (História universal de la infamia, 1933) e i saggi molto divaganti e personalizzati di Discussione (Discusión, 1932) e di Storia dell’eternità (História de la eternidad, 1935).
Borges si rivela infine grandissimo scrittore di racconti in Finzioni (Ficciones, 1944) e in L’Aleph (El Aleph, 1949). Qui si dispiega tutta l’arte singolarissima di Borges, che consiste nell’inventare una trama su rari e complessi riferimenti libreschi ed eruditi, e secondo una mitologia letteraria dove primeggiano i simboli del labirinto, della biblioteca, degli scacchi, degli specchi e un senso imprecisato del tempo e dello spazio, talora con espedienti che rimandano alla tecnica del romanzo poliziesco. Più tardi, Borges ha ancor più coagulato e reso essenziale il suo dettato e la sua stessa fantasia; tanto nelle prose che, mescolate a poesie, appaiono ne L’artefice (El hacedor, 1960) e ne L’elogio dell’ombra (El elogio de la sombra, 1965), quanto nei racconti de Il manoscritto di Brodie (El informe de Brodie, 1970), de Il congresso del mondo (El congreso, 1971) e del Il libro di sabbia (El libro de arena, 1975), nonché nelle pagine di viaggio di Atlante (Atlas, 1984).
Una accentuazione degli elementi discorsivi e filosofici si verifica pure nei libri di versi della sua seconda fase creativa: così in L’altro, lo stesso (El otro, el mismo, 1964) come ne L’oro delle tigri (El oro de los tigres, 1972), o ne La moneta di ferro (La moneda de hierro, 1976) o ne La cifra (1979). La profonda cultura letteraria di Borges si può soprattutto valutare nelle sue opere di saggistica, come Altre inquisizioni (Otras inquisiciones, 1960) e Nove saggi danteschi (Nueve ensayos dantescos, 1982). Borges ha anche scritto molte opere in collaborazione: con Bioy Casares, come Sei problemi per Don Isidro Parodi (Seis problemas para Don Isidro Parodi, 1942), Un modello per la morte (Un modelo para la muerte, 1946), Cronache di Bustos Domecq (Crónicas de Bustos Domecq, 1967); con Margarita Guerrero, il Manuale di zoología fantastica (Manual de zoología fantástica, 1957), poi ristampato con aggiunte, con il titolo Il libro degli esseri immaginari (El libro de los seres imaginários, 1968) e con altri.
(dall'Enciclopedia della Letteratura Garzanti)