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I temi sono quelli che appartengono alla storia letteraria di Piperno, Roma, la famiglia, i dissidi laceranti, le ipocrisie, le fragilità e tutto l’armamentario della famiglia borghese. La descrizione è perfetta, Piperno entra dentro i suoi personaggi, li scava , li rivolta ce li offre senza pudori. È un grande scrittore, ho amato ogni suo libro.
Questo libro di Alessandro Piperno è meno potente dei precedenti ma vi si ritrovano tutti i temi trattati negli altri romanzi: la famiglia, con le sue ipocrisie e le sue reali debolezze nascoste dietro una facciata di equilibrio emotivo, Roma descritta senza orpelli e pizzi ma reale e comunque bellissima e la società cinica e decadente. Anche questa volta Piperno non sbaglia.
Il libro è sicuranemte ben scritto: la lettura è piacevole e lo stile è curato e scorrevole ma ho avuto l'impressione che l'autore non sia riuscito a delineare al meglio tutti i personaggi. Le storie di vita raccontate sono tante, forse troppe per un libro di poco più di 200 pagine. Questo comporta l'approfondimento di alcune parti a discapito di altre, rendendo così alcuni passaggi un po' confusionari con salti spazio-temporali a volte troppo netti. Alcuni personaggi, più di altri, non vengono descritti in modo approfondito, lasciando in sospeso parti della personalità, a mio avviso, fondamentali per aiutare il lettore a capire meglio l'evolversi delle scene. Nel libro vengono trattati temi attuali e importanti come la condizione di sottomissione della donna che sovente la costringe ad annullarsi e il tabù dell'omosessualità. La trama è ricca di spunti di riflessione e punti di partenza per nuove svolte ma il tutto è decisamente troppo riassuntivo e schematico per dare all'opera il valore che meriterebbe.
Recensioni
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Il modo migliore per? giudicare Dove la storia ?finisce è considerarlo all’interno del sistema narrativo dell’autore, negli scarti e nelle continuità con i libri precedenti. Dove la storia finisce parla di un ritorno e delle sue conseguenze. Matteo Zevi, ritorna a Roma dopo sedici anni passati a Los Angeles, dove era fuggito per i debiti contratti con uno strozzino. I figli si mostrano nei suoi confronti molto meno affettuosi di quanto si sarebbe aspettato (…). Solo la moglie Federica non ha mai smesso di attenderlo. Al ritorno di Matteo tutti si scoprono immaturi come anni prima: il tempo non ha portato consiglio e ognuno è roso dalle stesse inquietudini di sempre. Matteo per primo regredisce «all’età in cui gli amici sono più importanti delle ragazze». Anche Federica, nonostante i molti anni trascorsi, è fissa nella stessa illusione di un tempo. Solo i figli sembrano trovare, attraverso percorsi più o meno accidentati, una loro via alla maturità. Eppure, un tragico evento, per il quale nessuno di loro era preparato, li costringe a nuovi, inattesi cambiamenti. I personaggi del nuovo libro hanno molto di quelli del primo. Non sono ripetizioni, ma costanti che si ripetono con significative variazioni. Una delle novità più interessanti è la voce narrante. Il punto di vista in Piperno riveste da sempre un ruolo essenziale. Se Con le peggiori intenzioni è costruito intorno a una prima persona offesa e rancorosa; se ne Il fuoco amico dei ricordi si ha una terza persona che è in realtà una prima persona camuffata (una “parodia” di narratore onnisciente); in Dove la storia finisce la terza persona assume, in ogni paragrafo, il punto di vista di un personaggio. Non si tratta di polifonia, ma di una narrazione empatica, che si sforza di comprendere le ragioni dell’altro (…). L’espediente permette inoltre di mimare le movenze mentali di una porzione di società romana, e le sue manie espressive. A quale “storia” allude il titolo? Nelle storie dei personaggi, nei loro faticosi percorsi di regressione o di crescita, interviene la storia con inedita violenza: non quella che da sempre fa da sfondo ai romanzi di Piperno, ma l’attualità più incontrollabile. Nelle ultime pagine avviene qualcosa di inatteso e spiazzante: una storia è finita, traumaticamente, e si ignora cosa comincerà. I personaggi non sanno quale sarà la propria reazione di fronte a quel qualcosa e che ne sarà di quel gruzzolo di maturità raggranellato a fatica. Per come finisce, per la profonda discrepanza tra il “prima” e il “dopo”, il nuovo romanzo di Piperno lascia la sensazione che nulla sia finito veramente, che tutto in realtà debba ancora cominciare. È come se l’autore stesso, a suo agio nel “prima”, si trovasse spiazzato nel “dopo”. Eppure, Piperno è riuscito abilmente, rimanendo fedele a se stesso e ai propri temi, a prepararsi un nuovo spazio narrativo dalle grandi potenzialità.
Recensione di Diego Stefanelli
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