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Ammetto, io ho il pallino per tutto quel che gravita intorno al mondo romano, ma il saggio di Roberto va ben oltre qualsiasi mia più rosea aspettativa. L'andamento è, pur nel ricorrere costantemente alle fonti, insolitamente fluido, di stampo quasi narrativo, come leggere in fondo un romanzo d'avventura, è un'avventura forse lo è davvero: Diocles il Dalmata, cresciuto nell'asprezza e nella crudeltà ma anche nello spirito di fedeltà e coesione che si stabiliva tra i milites, da imperatore, chiamato a riordinare le istituzioni e miti fondanti di un mondo che sta scomparendo o comunque cambiando per sempre, non abbandona la disciplina del soldato, per lui essere imperatore è un mestiere, è muoversi senza sosta, saper tenere le redini del mondo conquistato, capire che Roma non è più una città singola, Roma è dove è l'imperatore e l'imperatore è ovunque, fisicamente, personalmente, non solo attraverso le vuote carte dei burocrati. Questa è la sua parabola, unica tra gli imperatori, che culminerà con un atto inaudito, l'imperatore "da le dimissioni", ripone l'autorità imperiale, "come fosse un'antica magistratura". Ecco, se non si fosse capito, super-super-consigliato.
Umberto Roberto in questo libro dimostra una rilevante impronta espositiva. Testo molto scorrevole e mai noioso anche per via dei continui riferimenti alle fonti storiche. Diocleziano è ben descritto in tutta la sua personalità inquieta di Comandante e di Augusto. Della "Grande Persecuzione Cristiana" ne descrive minuziosamente le cause e i più pervicaci sostenitori. Diocleziano non è mai ridotto al mero appellativo di tiranno ma anzi viene delineata un'oggettiva valutazione dell'operato politico/militare del tetrarca. Libro da leggere assolutamente.
Rigoroso, equilibrato, interessante
Recensioni
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