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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2015
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«Sono stato solo capace di uccidere. Anzi, ora si scopre che neanche di questo sono stato capace...»
Raskol'nikov è un giovane che è stato espulso dall'università e che uccide una vecchia usuraia per un'idea, per affermare la propria libertà e per dimostrare di essere superiore agli uomini comuni e alla loro morale. Una volta compiuto l'omicidio, però, scopre di essere governato non dalla logica, ma dal caso, dalla malattia, dall'irrazionale che affiora nei sogni e negli impulsi autodistruttivi. Si lancia cosí in allucinati vagabondaggi, percorrendo una Pietroburgo afosa e opprimente, una città-incubo popolata da reietti, da carnefici e vittime con cui è costretto a scontrarsi e a dialogare, alla disperata ricerca di una via d'uscita. Nuova traduzione di Emanuela Guercetti. Prefazione di Natalia Ginzburg e saggio introduttivo di Leonid Grossman.
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Si tratta del primo libro di questo autore che leggo e mi ha sorpreso per la sua modernità nella forma e nei contenuti. La lettura è scorrevole dopo aver preso confidenza con lo stile un po' teatrale dei dialoghi, inaspettatamente numerosi. Mi aspettavo lunghe digressioni ma non ne ho trovate anche se le riflessioni politiche/sociali non mancano seppur ben inserite nel contesto della storia. Mi è piaciuto inoltre come l'autore dia a volte l'impressione di perdersi in vicende poco attinenti al tema principale del romanzo, per poi improvvisamente ritornarci con una svolta o un'ulteriore complicazione ai danni del protagonista. Ho trovato alcuni passaggi perfino tragicomici, soprattutto nella prima metà del romanzo. Qualche difficoltà con i nomi (non aiuta il fatto che spesso si fa riferimento ai personaggi con due o più nomi e nomignoli diversi) e con la cultura russa, non tolgono il piacere della lettura di questo classico, molto attuale nelle tematiche e dal finale visionario.
Il racconto si snoda a Pietroburgo, nel corso di un'estate afosa. L'epilogo ha luogo nella prigione-fortezza di una località sulle rive del fiume Irtyš (nel bassopiano della Siberia occidentale). Probabilmente Omsk, dove era presente una struttura per lavori forzati, conosciuta da Dostoevskij per avervi scontato una condanna dal 1850 al 1854. Il romanzo ha il suo evento chiave in un duplice omicidio: quello premeditato di un'avida vecchia usuraia (cui spacca il cranio con una mannaia) e quello imprevisto della sua mite sorella più giovane (la merciaia Lizaveta), comparsa sulla scena del delitto appena compiuto. L'autore dei crimini è il protagonista del romanzo, un povero studente pietroburghese, Rodion Romanovič Raskol'nikov. Il racconto narra la preparazione dell'omicidio, ma soprattutto gli effetti psicologici e mentali che ne seguono. Infatti Raskòl'nikov viene sopraffatto da una cupa angoscia, frutto di rimorsi e pentimenti; subentra pure la paura di essere scoperto, che logora sempre di più i nervi del giovane. Il delitto era stato compiuto: il castigo non era stata la Siberia, ma la desolazione emotiva di Raskol'nikov per arrivare infine, grazie a una povera giovane, Sonja (Sof'ja Semënovna Marmeladova), al pentimento e alla confessione. La giovane offre la speranza e la carità della fede in Dio per combattere il nichilismo di Raskòl'nikov. Questo incontro farà sì che il protagonista si costituisca e accetti la pena. Il vero riscatto avverrà quindi per l'amore di Sonja, che lo seguirà anche in Siberia, dove sconterà nove anni di pena ai lavori forzati. Romanzo possente, permeato da una cupa atmosfera, cui farà da riscontro il pentimento e il riscatto.
Libro imperdibile che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita
Recensioni
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