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Pratolini diceva che via del Corno era la sua Aci Trezza, la sua epica popolare. Il romanzo che le dedicò nacque mentre l'autore lavorava con Rossellini: aveva il cinema neorealista "addosso" e lo trasferì su pagina, facendo della Firenze degli anni Venti l'icona indimenticabile di un mondo dolente ma vivo, dove la speranza era ancora accesa.
«Pratolini trasforma via del Corno nell'archetipo della viuzza povera, dove si invecchia in fretta perché si brucia la vita» – dalla prefazione di Walter Siti
Via del Corno è troppe cose per essere solo una strada: in quei cinquanta metri privi di marciapiedi e di interesse, esclusi dal traffico e dalla curiosità, ci si può imbattere nel meglio e nel peggio del mondo, in cuori e cervelli malati di ossessioni e desideri, ma soprattutto nell'autenticità di un gruppo di persone che usa dire "noi". Via del Corno "è tutta udito", e anche quando le finestre sono chiuse, le vicende, le rivalità, gli amori di uomini e donne si intersecano, si mischiano, trapassano da muro a muro. Finché, inevitabilmente, si confondono con il secolo e i suoi eventi: il Duce, il regime, la violenza politica, la repressione. Pratolini diceva che via del Corno – e lui la conosceva bene, per averci abitato da ragazzo – era la sua Aci Trezza, la sua epica popolare. Il romanzo che le dedicò nacque mentre l'autore lavorava con Rossellini alla sceneggiatura di Paisà: aveva il cinema neorealista "addosso" e lo trasferì su pagina, facendo della Firenze degli anni Venti l'icona indimenticabile di un mondo dolente ma vivo, dove la speranza era ancora accesa. Prefazione di Walter Siti.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Provate a cercare "via del Corno Firenze" su "Google" e poi andate su "Immagini". Date un'occhiata ai primi tre o quattro risultati e ricaverete diverse informazioni: da un lato scoprirete che questa via esiste sul serio e che in essa Vasco Pratolini "visse per alcuni anni", come recita una targa posta dal Comune di Firenze nel 2013; dall'altro avrete la sensazione che, pur essendo "Cronache di poveri amanti" ambientato tra il 1925 e il 1927, la via non sia poi così cambiata nel corso dell'ultimo secolo. Due particolari, tra gli altri, ritrovo nelle immagini di oggi: il fatto che la via sia davvero molto stretta, "lunga cinquanta metri e larga cinque (...) senza marciapiedi (...) Il piano stradale è lastricato e leggermente concavo: lo scolo avviene attraverso dei tombini situati al centro" (p. 11); e il fatto che a un'impressione generale di assenza di figure umane faccia da contrappunto un gran numero di finestre con le imposte semichiuse. E così, cedendo alla tentazione di passare dal dato grezzo ai voli della fantasia, è bello pensare che dietro quelle timide aperture si nascondano i fantasmi letterari degli Angeli Custodi, "quattro fanciulle, all'incirca della stessa età (...) cresciute, uscio ad uscio, nelle case di via del Corno" (p. 17) o il profilo severo e misterioso della Signora, padrona del quartiere, dai "capelli intensamente neri, lisci e luccicanti" (p. 28) o l'eco dei colpi di martello del maniscalco Corrado detto Maciste, "un giustiziere e un moralista" (p. 103) le cui idee socialiste gli costarono la vita. Che cosa rimane a distanza di un secolo del microcosmo narrato nel romanzo corale di Pratolini? Forse di via del Corno nulla se non gli edifici; ma dell'Italia degli anni Venti ancora molto, come ad esempio, seppur stemperato e ridotto in farsa, l'eterno dualismo rosso-nero tra una sinistra idealista e perennemente minoritaria e una destra violenta e inadeguata e il grigio di una maggioranza silenziosa e ondivaga. Poveri amanti o povera Italia?
Sarà impossibile dimenticare via del Corno con tutti i suoi meravigliosi "cornacchai", impossibile dimenticare Aurora, Bianca, Clara e Milena, i suoi teneri Angeli custodi o l'eroico Maciste con il suo sidecar; certi libri non dovrebbero finire mai. Un bellissimo romanzo dolceamaro che tocca i sentimenti e coinvolge fino all'ultima pagina.
Un romanzo corale stupendo, che rappresenta in modo mirabile, a tratti poetico e toccante, la miseria, il dolore, la speranza, la gioia, insomma, la vita della persone che abitano una piccola strada di Firenze tra le due Guerre. In generale, consiglio a tutti di leggere Pratolini, perché scrive in un bellissimo italiano, come solo i grandi scrittori sanno fare.
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