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E' un bel giallo, scritto con passione, con Dante come 'detective'; peccato per i seguiti: l'autore chiaramente li scrive con uno schema che segue fedelmente in OGNI libro, facendoli sembrare delle fotocopie.
Romanzo dalla trama debole e delirante, privo di suspense e appesantito da dissertazioni filosofiche e riferimenti storici da trattato. Non è quello che mi aspettavo da questo libro. Giulio Leoni è abile nelle descrizioni di una Roma antica, fredda e inospitale ma pecca nell'atto della sapiente miscelazione degli elementi a disposizione, mandando a zonzo Dante per l'Urbe senza una meta e uno scopo. Il risultato è tiepido ed invoglia lo sventurato lettore a saltare tutto il corpo centrale della struttura (oltre 250 pagine, dove non accade assolutamente nulla) per leggere un finale scialbo, insipido ed inverosimile. L'intero libro non è altro che una raccolta di citazioni latine, di versi in volgare e di cenni storico-politici dell' epoca, infarciti di dottrine cristiana e non. Se non si ha niente di meglio da leggere
Penso si possa senz'altro dire che è un libro ben scritto e nel quale sono riportati avvenimenti e personaggi interessanti. Detto questo per il resto il giudizio dipende in parte dalle aspettative iniziali, in effetti se si ritiene di leggere un libro appartenente ad una delle usuali categorie, giallo, noir piuttosto che romanzo storico, probabilmente non ci si ritrova in nessuna di queste, essendo in realtà un pò di tutto ciò. Questo può essere la sua forza o la sua debolezza, io l'ho apprezzato in buona parte, per i richiami storici presenti, per la descrizione della Roma del periodo, non solo geografica e architettonica ma anche relativa ai suoi abitanti e alla decadenza del loro comportamento agli occhi di Dante, e per quelle continue metafore utilizzate dall'autore per rendere chiara a viva al lettore l'immagine o la considerazione che sta descrivendo. Migliore la parte conclusiva, più filante e nella quale si chiariscono i tanti aspetti oscuri presentatisi nel corso del racconto, mentre la parte precedente in qualche tratto risulta un pò troppo stagnante. I dubbi religiosi di Dante rispecchiano sicuramente quelli di tanti lettori che in essi si possono identificare, rendendo la figura del poeta forse un pò più sentita e vicina di quanto non facciano invece altri aspetti per i quali emerge quella scontrosità e quell'intransigenza che evidentemente lo hanno storicamente caratterizzato.
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