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S. Settis inizia il saggio, ricordando che i tentativi di stravolgere la Costituzione partano da più lontano dell'attuale governo che ha ereditato dai predecessori la necessità di depotenziare le Democrazie Costituzionali perché intralcio ai disegni del neoliberismo. I mercati finanziari giudicano pericoloso il senso di libertà presente nei principi fondamentali della Carta, in cui sono riconosciuti i diritti basilari a cittadini che la Finanza preferisce sudditi. Così la difesa della Costituzione assurge ad operazione culturale, quando diffonde la conoscenza dei contenuti, delle prospettive, dei vantaggi e dei pericoli derivanti da uno stravolgimento operato da incompetenti. L'attacco sistematico ai diritti ha prodotto negli anni una significativa riduzione dello Stato sociale, una situazione ambientale al limite del collasso e l'aumento poderoso delle disuguaglianze. Ogni governo, continua Settis, succedutosi negli ultimi decenni ha inferto pesanti limitazioni alla sanità, all'istruzione e al diritto ad un lavoro che conferisca dignità. Ora partiti svuotati di visioni ideali dipendono direttamente dai mercati finanziari ed operano secondo "un'etica tribale imperniata sulla venerazione del capo e sulla sua dispotica elargizione di favori". S. Settis tratta con particolare riguardo la funzione civile del patrimonio culturale come bene comune dei cittadini, attributo della sovranità popolare, strumento d'uguaglianza e di promozione di solidarietà sociale e dignità personale. Per questo il patrimonio cuturale è degno d'investimento pubblico anche come fonte di idee e quindi di creatività ora in stallo in vari settori della nostra economia. Se cultura è circolazione di idee, la stagnazione è sintomo di pensiero unico già avvizzito. Amare e difendere la Costituzione ci impegna ad accettare che i diritti siano opportunamente limitati dai doveri, cosicché la Democrazia sia uno spazio inclusivo da preservare dalle incursioni di un potere cieco ed autoreferenziale.
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