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Un libro davvero intenso, benché alquanto complesso specie nella parte centrale, che porta alla vera comprensione dell'idea di sacrificio divergendo dalla visione inesatta che ne dà una parte del pensiero cristiano. Una straordinaria lettura in chiave psicoanalitica della parola di Dio, che mi ha fatto molto molto riflettere e pensare. Da “brividi” le pagine finali di un libro che nondimeno può essere considerato “da comodino”... lettura insomma troppo faticosa prima di addormentarsi.
Non mi è piaciuto..troppo contorto
Libro che aiuta alla comprensione dell'idea di sacrificio in modo diverso rispetto alla visione che ne dà il Cristianesimo. Una lettura laica della parola di Dio, fa riflettere e pensare; non sempre semplicissimo,ma comunque consigliato
Recensioni
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Massimo Recalcati nel saggio Contro il sacrificio (147 pagine, 13 euro), pubblicato da Raffaello Cortina editore, propone al lettore delle considerazioni che derivano sia da una profonda conoscenza filosofica, sia dalla sua esperienza professionale. Il tema, proposto già nel titolo, apre a spazi di riflessione inediti su esperienze di vita, pensieri, emozioni che ognuno di noi, pur vivendo sempre nell’arco della propria esistenza, non è solito meditare, considerandoli naturali, insiti costituzionalmente nel pensiero e nel conseguente agire umano.
Una caratteristica tipica dell’essenza umana è la tendenza al sacrificio, che per Freud è indispensabile per accedere alla dimensione umana della vita. Bisogna sacrificare una quota di quel soddisfacimento pulsionale che caratterizza gli animali per far parte della società, lo impone la civiltà e senza questa “castrazione simbolica”, la vita non si umanizza, non può entrare in rapporto con la Legge che la vita sociale e civile comporta. Tale tipo di sacrificio viene definito “sacrificio simbolico” perché attraverso i limiti, nasce l’interazione, il reciproco dare ed avere, la civile convivenza sociale; insomma “il do ut des” del diritto romano o il più comune modo di dire, “una mano lava l’altra” sono matrici di civiltà.
Il sacrificio simbolico quindi non comporta alcun danno, ma un passaggio obbligato che il vivente per distinguersi dall’animale deve compiere, pertanto come sostengono Freud e Lacan i principi della morale tradizionale possiamo definirli come una reazione difensiva alle pulsioni che ci rendono simili agli animali. Altra cosa è il fantasma sacrificale, una sorta di coercizione a cui l’io si sottopone indotto da principi religiosi o da personali ed eterogenee pulsioni. In entrambi i casi, sostiene Freud, si tratta di un masochismo morale poiché il sacrificio di sé diventa la meta inedita e paradossale della pulsione. Insomma, ponendosi sulla scia di Nietzsche, Freud afferma che il percorso a cui conduce il fantasma sacrificale è il porre la vita contro se stessa. A ciò può giungere il nevrotico che considera l’altro (legge, madre, padre), una volontà tirannico-repressiva, l’uomo religioso (preti e suore comprese) che si attiene alla legge per ottenere benefici nell’altra vita, l’uomo comune il cui vivere quotidiano genera paure di ogni tipo e, soprattutto, quella della morte.
Il soggetto quindi gode della sua sofferenza, della sua flagellazione, della sua privazione nella consapevolezza della finalità superiore, sicché Lacan può affermare in Seminario, Libro I che il super-io è contemporaneamente la legge e la sua distruzione. In Gesù invece, il dono di sé non è legato al beneficio che può personalmente ricavarne “perché il valore di un dono è nell’atto stesso di donare” (pag.142), nell’infinitezza del suo desiderio di amore che lo apre totalmente verso l’altro e lo libera dal sacrificio. Insomma l’amore è l’unica forza pulsionale che annulla ogni forma di sacrificio, anzi lo trasforma in donazione ed induce a considerare la legge non un sacrificio che schiavizza l’uomo, ma come sostiene la lettura profonda dell’insegnamento di Gesù, ma anche la psicanalisi e Lacan, uno strumento per e non contro l’uomo. Massimo Recalcati attraverso questo saggio, tende a liberare l’umanità da falsi stereotipi, quale il sacrificio e a rivalutare la legge dell’amore, come forza vitale che dovrebbe caratterizzare la civile convivenza e perciò la Legge.
Stiamo vivendo la terribile emergenza del Coronavirus, virus incoronato, regale che condanna a morte senza pietà, sebbene molti medici ed infermieri, come Gesù, fanno anche dono di se stessi per amore verso l’umanità. Eppure, come tutte le cose di questo mondo anche questa pandemia finirà e forse, dopo, l’umanità capirà ciò che Cristo con la donazione di sé, voleva a tutti insegnare, ma che, di fatto, pochi hanno compreso e seguito: non è possibile nessuna civile e duratura convivenza, finché gli egoismi di potenti indifferenti, non consentiranno la liberazione dal fantasma del sacrificio e non permetteranno la considerazione della Legge come strumento di vita per l’umanità e la natura, della quale l’uomo è un elemento e non il dominatore.
Recensione di Francesca Luzzio
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