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Anno edizione: 2024
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Proprio come in un'orazione, portando prove a sostegno della propria tesi e confutando gli argomenti di potenziali avversari, la più grande studiosa italiana di diritto greco traccia un profilo di Antigone spiazzante e inevitabilmente divisivo.
«Il grande regalo di questo libro è dimostrare che il pensiero critico, unica nostra guida nella giungla di falsità che ci attornia, si costruisce nello scontro e nell’incontro». - Valeria Parrella, Robinson
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Cantarella dichiara fin da subito che queste 100 pagine hanno carattere divulgativo e intendono separare il personaggio della tragedia di Sofocle dal mito. Delle variazioni postume non c'è traccia: per queste, bisogna prendere l'edizione Marsilio a cura di Maria Grazia Ciani. Ne consegue che i cap. V e VI sono inutili. Lo sarebbe anche il cap. I se qui non ci fosse un riassunto della trilogia tebana e l'affermazione che Antigone è personaggio inventato da Sofocle. I tre capitoli centrali dipanano il tema del libretto: in gioco vi è la consuetudine della vendetta, che già nell'Iliade gli dei avrebbero tentato di attenuare (cap. II sul corpo di Ettore) con la nascita della "poiné". Creonte farebbe dunque rispettare una legge antica, che regge la polis ed è condivisa: non si può dare ai traditori, o ai cattivi cittadini, più onore che ai giusti (p. 56). Antigone, pur conoscendo questa legge, ammette di non volerla rispettare: la sua devozione ai defunti, retaggio della maledizione familiare, la fa agire nella sfera degli dei (p. 51) in violazione della legge della città. Sofocle avrebbe creato questo personaggio per ammonire i suoi concittadini, in piena guerra contro Sparta, che la ragione politica, il bene pubblico incarnato da Creonte, deve prevalere contro la ragione individuale, l'egoismo incarnato da Antigone (p. 83). Anche se scritto divulgativo, avrei preferito una maggiore presenza del testo della tragedia.
Una noia mortale queste presunte scoperte, inventate solo per 'far rumore'.
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