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Agghiacciante. Visto il tema narrato ho fatto una gran fatica a finirlo però ne è valsa la pena.
Niente di meglio che rileggere Simenon e scegliere tra i "romans durs" i preferiti. "I complici" rientra tra questi: inquieta alla prima lettura, convince alla seconda perchè l'Autore rimane forsennatamente attaccato al protagonista, tipico personaggio simenoniano travolto dal destino. E così la lettura non perde un colpo e va avanti senza un attimo di tregua sino alla fine.
Quanti secondi era durato l'evento destinato a cambiare per sempre la sua vita? Joseph Lambert non lo sapeva, aveva ricordi sfocati di quella notte sulla Grande Cote. La sua mano tra le cosce di Edmonde, e il clacson sordo e ripetuto di quel pulmino che chiedeva strada, prima che la sua manovra sconsiderata ne causasse lo schianto contro le mura dello Chateau Roisin. Poi era fuggito a gran velocità, mentre il mezzo si accendeva come un braciere nella notte, intrappolando al suo interno le vite di decine di innocenti. Non si sente colpevole Joseph. Aveva sempre vissuto sapendo che un dramma inevitabile incombeva su di lui, e non riesce neanche a provare dispiacere per la vita placida, ma insoddisfacente, che si era costruito e che avrebbe presto perso. Mentre la caccia al pirata della strada prosegue, e spunta un possibile testimone dell'incidente, la tensione attorno a Joseph sale, eppure lui non riesce a smettere di pensare a Edmonde, la sua segretaria imperturbabile ed ermetica, testimone del suo crimine. La sua complice e la sua molla per entrare in una dimensione di voluttà e piacere puro. È un dannato Joseph, espulso dalla sua famiglia e dalla società civile che lo fanno sentire indesiderato ed inadeguato, gli resta solo la fuga dalla realtà con la sua complice. Sarà abbastanza per sopravvivere? Uno dei romanzi più cupi, brutali ed introspettivi di Simenon, che dà prova, ancora una volta, del suo straripante talento di scrittore di razza nel catturare i suoi lettori dentro i tumulti umani più complessi e contraddittori.
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Da più di un anno Joseph e Edmonde hanno una relazione, e sebbene il loro non sia né un rapporto amoroso né sentimentale, quelli che trascorrono insieme sono momenti irrinunciabili poiché permettono ad entrambi di trovare sollievo al senso di frustrazione che li perseguita e di attutire la mediocrità della propria esistenza: brevi incontri occasionali che tuttavia non hanno ripercussioni sulle loro vite private. Fino a che, una sera, rientrando in macchina con Edmonde, Joseph, distratto da lei, non si accorge dell’arrivo di un pullman, e sordo al richiamo del clacson, lascia che la tragedia si consumi. Né lui né la donna si voltano a guardare indietro, ignorando tacitamente l’accaduto, anche se il riflesso dell’incendio nello specchietto retrovisore lascia intuire le proporzioni dell’incidente. Intanto, in città, la notizia dell’accaduto e il bilancio delle vittime – tutti bambini di ritorno da una colonia estiva – hanno sconvolto l’opinione pubblica e scatenato una vera e propria caccia all’uomo. I due amanti tuttavia non sembrano prestarvi troppa attenzione.
La sicurezza ostentata da Joseph inizia a vacillare solo di fronte alla possibilità che una bambina, unica superstite, e un pastore che si trovava vicino al luogo dell’incidente possano averlo visto ed essere in grado di identificarlo. La paura lo spinge a cercare di nuovo Edmonde: ormai la sua vita è divisa in due e tornare alla normalità è impossibile, così, l’unica alternativa per dimenticare la realtà è sprofondare in un mondo altro, quello caldo, avvolgente e appassionato, dove contano solo i sensi. Ma stavolta l’incontro dove essere diverso: insieme, lui ed Edmonde devono raggiungere l’abisso, per spingersi lontano, in uno spazio-tempo da cui non è più possibile tornare indietro. La posta in gioco è molto alta: provare ad entrambi che non c’è nulla di male nel darsi piacere, convincersi che niente e nessuno, neanche una tragedia, può scalfire la gioia autentica degli attimi vissuti insieme. Sarà così anche per Edmonde?
I complici è un romanzo che ricostruisce la personalità torbida e controversa, inquieta e turbolenta, di un uomo di mezz’età, realizzato nel lavoro ma profondamente insoddisfatto nella vita privata: un matrimonio deludente e un vuoto incolmabile, da cui trova sollievo solo negli istanti di piacere con Edmonde, la donna che in realtà rappresenta il suo doppio speculare. Per questo la complicità fra loro non è solo fisica, bensì assoluta, totale, una complicità che li vede uniti anche nella consapevolezza della colpa.
Joseph è cinico, meschino e spietato, ma non interamente. Nel corso della narrazione emerge il travaglio interiore dell’uomo: la coscienza della mostruosità del proprio gesto lo induce a provare odio nei confronti dell’amante rimasta apparentemente impassibile di fronte alla tragedia, lo spinge a cercare di capire se l’indifferenza della donna è reale o nasconde qualcos’altro. In tal modo l’autore restituisce al lettore il ritratto di un personaggio quanto mai complesso e lo induce a riflettere sulla labilità del confine fra bene e male, giusto e sbagliato. Ciò è possibile grazie ad una scelta stilistica ben precisa: in questo romanzo infatti Simenon parte dalla fine, presentando in apertura la tragica conseguenza di un legame travolgente, passionale e a tratti quasi demoniaco, per poi ricostruire la controversa personalità del personaggio, mostrare le pieghe irrisolte del vissuto e le molteplici sfaccettature degli eventi.
Se è vero che, a differenza dello storico, il narratore ha una maggiore autonomia nella costruzione dell’intreccio ed è libero di disporre gli eventi che costruiscono l’intero come meglio crede, è altrettanto vero che la cosa più importante per uno scrittore è scegliere il punto di attacco giusto, poiché spesso a fare di un romanzo un buon romanzo è proprio l’incipit. E anche nel caso dei Complici è così.
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