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La compagnia delle anime finte
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La compagnia delle anime finte - Wanda Marasco - copertina
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La compagnia delle anime finte
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compagnia delle anime finte

Descrizione


Finalista al Premio Strega 2017
Presentato da Paolo Di Stefano e Silvio Perrella

Finalista alla XLIX edizione del Premio Vitaliano Brancati, categoria Narrativa

«La compagnia delle anime finte di Wanda Marasco è un valzer senza musica con la vita. Per ballare hai bisogno dei ricordi, dei passi perduti che ti tornano in mente. Rosa guarda. Forse impara.» - Carlo Baroni, Corriere della Sera

Dalla collina di Capodimonte, la «Posillipo povera», Rosa guarda Napoli e parla al corpo di Vincenzina, la madre morta. Le parla per riparare al guasto che le ha unite oltre il legame di sangue e ha marchiato irrimediabilmente la vita di entrambe. Immergendosi «nelle viscere di un purgatorio pubblico e privato», Rosa rivive la storia di sua madre: l’infanzia povera in un’arida campagna alle porte della città; l’incontro, tra le macerie del dopoguerra, con Rafele, il suo futuro padre, erede di un casato recluso nella cupa vastità di un grande appartamento in via Duomo; il prestito a usura praticato nel formicolante intrico dei vicoli, dove il rumore dei mercati e della violenza sembra appartenere a un furore cosmico. È una narrazione di soprusi subìti e inferti, di fragilità e di ferocia. Ed è la messinscena corale di molte altre storie, di «anime finte» che popolano i vicoli e, come attori di un medesimo dramma, entrano sulla ribalta della memoria: Annarella, amica e demone dell’infanzia e dell’adolescenza, Emilia, la ragazzina che «ride a scroscio» e torna un giorno dal bosco con le gambe insanguinate, il maestro Nunziata, utopico e incandescente, Mariomaria, «la creatura che ha dentro di sé una preghiera rovesciata», Iolanda, la sorella «bella e stupetiata»… «Anime finte» che, nelle profondità ipogee di una città millenaria, attendono, come Vincenzina e come la stessa Rosa, una riparazione. Arriverà, sorprendente e inaspettata, nelle pagine finali del libro ad accomunare madre e figlia in un medesimo destino. Dopo l’acclamato Il genio dell’abbandono, Wanda Marasco torna a raccontare Napoli e i segreti della sua commedia umana con un romanzo dalla lingua potente e poetica, cosí materica e allo stesso tempo cosí indomitamente sottile.
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Dettagli

2017
20 aprile 2017
238 p., Brossura
9788854513938
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Indice

Si chiamava Vincenzina Umbriello e aveva portato questo nome come un boato nella casa sul vico Unghiato, al terzo piano del civico 53. «Bevi, ma', bevi». Le ultime parole gliele ho rivolte nell'accanimento di sistemarle una cannuccia all'angolo intorpidito della bocca. Ma ora spio. Comincio a spiare sulla carne le tracce di tutte le azioni finite. Quel piccolo scarabocchio di zucchero indurito, che sta sul bavaglio dall'ultima colazione, la punta dei piedi scolpita sotto il lenzuolo in maniera da sembrare un artiglio reclinato, l'orlato delle clavicole, forse ancora tiepido, la lue della stanza, costretta a reclutare alcune particelle cieche, senza un vero slancio, il crollo generalizzato del panico sopra la carne con cui ha vissuto, gli incisivi che sporgono con una piccola cresta giallastra, i capelli impigliati a un perfetto silenzio, gli occhi carichi di un'acquerugiola sbarrata, le labbra pinzate tra due canaletti di pelle, le mani affondate nell'inazione, una dritta, l'altra lievemente ritorta come in un errore di manovra. «Ma' ti devo dire una cosa».

Valutazioni e recensioni

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StralciDiSogni
Recensioni: 3/5
Da napoletana, è interessante fino ad un certo punto

Certo, può essere affascinante poter 'vedere' coi propri occhi come evolve la storia di una donna campana, che cresce in un paesino e si trasferisce in città per mettere su famiglia, e come si intreccia la sua vita con quella dei quartieri napoletani e di chi li abita, ma per chi ci vive già di suo non è forse poi così interessante perchè già sa, già vive le stesse quotidianità. La cosa più interessante per me è stato l'uso del dialetto più arcaico, quello che sta sparendo, e ho avuto così modo di poter chiedere a parenti più anziani il significato di determinati vocaboli, ma tutto qui. Lettura leggera tutto sommato; niente di strambo, sconvolgente, assurdo, da napoletana.

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Ania
Recensioni: 4/5

Scritto con una prosa ricercata a tratti visionaria, questo racconto mette in scena in modo quasi teatrale le vite delle "anime" che popolano i vicoli dei quartieri napoletani, tra beghe familiari e lotta per la sopravvivenza. Il lettore viene letteralmente trascinato in uno spaccato sociale che evolve dal Dopoguerra in avanti e nel rapporto madre/figlia di Rosa e Vicenzina, ma alla fine è come se ci fosse qualcosa di incompito. Libro non semplice che può avere vari piani di lettura.

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Carla
Recensioni: 5/5

Libro di difficile lettura ma che raggiunge l’anima. Una scrittura “alta” e complessa che si avvolge in spire sinuose e contorte, unghiata come il “vico” di una Napoli pezzente e caciarona. Storia di donne, di madri e di figlie che si amano e si odiano ma che non possono prescindere le une dalle altre. Uomini in sottofondo, figure meschine per lo più. E’ una società matriarcale per eccellenza quella che sopravvive nei bassi di questo mondo racchiuso negli afrori e rumori di una città che è “femmina” e che si ama o si odia ma non può lasciare indifferenti. Le anime finte sono inverosimili ma contemporaneamente più vere del vero. La malattia e la sopravvivenza come filo conduttore del racconto. Niente di patinato come nell’”Amica Geniale” della Ferrante ma tutto pesante, viscerale e difficile e che arriva nel profondo. Bel libro.

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Voce della critica

“Ma’, ti devo dire una cosa”. Non sono io che parlo. È la paura. Sta passando un respiro impaurito tra il suo corpo e il mio. “Fa’ ampressa, sto murenno”. Forse non se n’è accorta. Non ha sentito che è già morta, che mi sta rispondendo da un letto di foglie, che la sua voce scivola sotto le riggiole e poi risale come un alito asserragliato lungo il muro.

L’opera di Wanda Marasco (già finalista al Premio Strega con Il genio dell’abbandono nel 2015), candidata al premio Strega 2017, è un gioiello di narrativa.
La storia di un’infinità di anime finte che vivono un’esistenza misera nella città di Napoli tra la fine dell’Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento.

È la storia di una famiglia, lungo tre generazioni di donne e uomini, la storia della miseria, della disperazione, della povertà. La voce narrante è quella di Rosa, la donna che fa da collante a queste generazioni, ma la vera protagonista dell’epopea familiare è sua madre, Vincenzina. Mentre quest’ultima è sul letto di morte, Rosa ripercorre con la memoria il proprio passato e quello della propria famiglia, ricordando ogni particolare sordido e deprimente, confessandosi a quella madre così forte e così debole allo stesso tempo.

Ripercorre le tragedie familiari, rivede gli amori nascenti, tra Vincenzina e suo padre, Rafele, e prima ancora tra le loro madri e i loro padri. Rivive ogni dolore inferto alla madre dal marito e dalla sua famiglia, rivive la fanciullezza e le morti dei cari, rivive una vita tragica e drammatica, arricchita dalle descrizioni di personaggi secondari (come il femminiello Mariomaria, protagonista di un capitolo carico di tensione e frustrazione) magistralmente presentati dalla scrittrice.

L’infanzia povera di Vincenzina nelle campagne di Napoli, la storia d’amore con Rafele, il matrimonio, la costruzione di una famiglia tra mille difficoltà, la scomparsa del marito e il lavoro da usuraia. Tutto è imperniato di dolore, velato da un sottile tulle grigio che ne distorce la visione e ne incupisce ogni aspetto.

È un romanzo che tocca il cuore, fa commuovere, entra nelle viscere e le fa contorcere. Toccante, assurdamente drammatico ed impreziosito dalla scrittura di Wanda Marasco; scrittura che è poetica, misto di italiano ed espressioni napoletane, dolce nel descrivere violenze atroci, dura nel raccontare i legami di sangue. 

Recensione Eros Colombo

 

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Conosci l'autore

Wanda Marasco

1953, Napoli

Wanda Marasco è scrittrice, attrice, regista e insegnante napoletana.Si laurea in Filosofia e si diploma a pieni voti in Regia all'Accademia d'Arte Drammatica «Silvio D'Amico» di Roma, sotto la direzione di Ruggero Jacobbi.Per un certo periodo insegna Lettere all'Istituto Tecnico Industriale «Galileo Ferraris» nel difficile quartiere di Scampia. Amica del poeta Dario Bellezza, la stessa Marasco è una poetessa: inizia a scrivere le prime raccolte giovanissima, tra i sedici e i vent'anni. Nel 1977 pubblica la raccolta Gli strumenti scordati, e due anni dopo L'attrito agli specchi. Nel 1978 le viene assegnato il Premio per la poesia «William Blake».Negli anni seguenti pubblica ancora poesie con le raccolte Deus Inversus, Le fate e i detriti, Metacarne,...

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