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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2018
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Libro eccezionale, una spietata e lucidissima analisi di personaggi vuoti e di una certa parte della società giapponese del tempo, su cui si staglia l'indimenticabile ritratto della signora Kaburagi.
Nonostante la scrittura limpida e precisa, ma la tematica è veramente pesante. I personaggi, specchio della psiche di Mishima, sono tediosi e spesso si perdono in lunghissime digressioni e/o riflessioni filosofiche che fanno perdere il filo al lettore e non concludono nulla. Avevo altre aspettative.
Il titolo (Kinjiki) può alludere a quei colori che presso la corte imperiale era consentito indossare solo a persone di un certo rango e proibiti agli altri, ma eufemisticamente anche all'omosessualità: il primo kanji che lo compone significa "proibito", mentre il secondo "colore" ma anche infatti "amore erotico". Il romanzo narra di uno scrittore brutto ma ricco, deluso dalle donne, che assolda un giovane uomo di meraviglioso aspetto per sedurre e poi abbandonare quelle stesse donne che lo avevano abbandonato. Questo giovane è però omosessuale ed è costretto a nascondersi in un castello di menzogne non potendo liberamente vivere la sua natura più intima nel Giappone conformista del secondo dopoguerra. Si tratta di un inno alla bellezza, alla delicatezza e al rapimento dei sensi. Temi affrontati: 1,Omosessualità. Il perseguimento della natura omosessuale del protagonista è forza motrice dell'intera narrazione. La repulsione che le donne han sempre provato nei confronti del vecchio Shunsuke fa sì ch'egli segretamente ammiri Yuichi, il quale non perde mai occasione per affermar la sua assoluta incapacità d'amare una donna. 2, Misoginia: Sia Yuichi che Shunsuke provano un profondo disprezzo nei confronti delle donne, e questo fatto spinge ancor più i due a seguitar nel loro comportamento. 3, Estetica/Antitesi Bellezza-Bruttezza: Yuichi è considerato l'apice irraggiungibile della bellezza fascinosa, mentre Shunsuke si è sempre considerato estremamente brutto. 4, Vita-Morte: Shunsuke è ossessionato dalla morte e ritiene che essa sia da sempre molto più potente della vita.
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