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Anno edizione: 2014
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Chiamate la levatrice, frutto dell’esperienza maturata in diversi anni dall’autrice in qualità appunto di levatrice, è un’opera particolarmente interessante, anche perché, pur essendo basata su un diario, è stata stilata come un vero e proprio romanzo, con un “IO” narrante che è appunto Jennifer Worth. Ambientato a Londra, nell’Est Side, il porto della città, agli inizi degli anni Cinquanta, al di là della descrizione degli eventi, cioè dei parti, di cui l’autrice è stata protagonista, Chiamate la levatrice è anche un ritratto impietoso, ma sincero, delle condizioni di vita della povera gente, inasprite dalle difficoltà economiche conseguenti la guerra da poco finita. Ci sono descrizioni che richiamano le situazioni di estrema indigenza così ben descritte da Archibald Cronin e da Charles Dickens in tante loro opere con la differenza che i due narratori, pur osservando situazioni reali, erano ricorsi alla loro vena creativa, cioè inventando fatti e personaggi, mentre nel caso di Jennifer Worth si tratta di vicende realmente accadute in cui lei è stata testimone e sovente coprotagonista. Il grigio di una metropoli la cui aria è ammorbata dalle industrie finisce con il diventare anche quello della vita di tanti miserabili senza speranza e in quanto tali particolarmente prolifici, tanto che famiglie con una decina di figli non erano da considerare una rarità (nel libro ce una donna al suo ventiquattresimo parto); tuttavia, l’autrice è capace di descrivere situazioni e personaggi con un senso di autentica pietà e con un profondo rispetto per ogni individuo, per il ricco e per il povero, per l’erudito e per l’incolto. Comunque, se uno non ha mai assistito a un parto, qui ha l’opportunità di essere reso opportunamente edotto, ma in modo semplice ed efficace, così che si finisce con l’appassionarsi a quel grande evento che è la nascita.
Il libro racconta la professione di una levatrice (la stessa autrice) nella Londra anni 50, una Londra quasi dickensiana per le condizioni in cui vivevano le classi sociali meno abbienti subito dopo la guerra e i pesanti bombardamenti che avevano devastato la città. Seppur illuminante sugli aspetti di una professione poco raccontata in letteratura, manca però di una certa verve narrativa che lo elevi a qualcosa di più di un diario molto scrupoloso e crudo. Pur essendo molto dettagliato nella descrizione dei vari "casi umani" e della loro vita, non riesce a generare pathos. Così come non si riesce a empatizzare con l'autrice/protagonista, di cui viene svelato pochissimo. Insomma, più simile a una cronaca fredda che a un'esperienza autobiografica.
Un libro molto intenso in cui l'autrice racconta il suo vissuto come levatrice nei quartieri popolari della Londra del dopoguerra... situazioni impensabili ai giorni nostri. Una testimonianza preziosa, da non perdere.
Recensioni
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Di opere e serie tv sulla vocazione e sulla professione di medici e infermieri ne abbiamo visti tanti. Ma un libro – anzi ben tre – sulla figura della levatrice è quanto mai insolito. Chiamate la levatrice, uscito per Sellerio, è il primo volume della trilogia della scrittrice e ostetrica Jennifer Worth, che ha deciso di raccontare sotto forma di romanzo, saggio e diario insieme, la sua esperienza nei quartieri poveri di Londra durante gli anni Cinquanta. E molto presto ne vedremo anche una trasposizione televisiva.
A ventidue anni Jennifer lascia la famiglia per spostarsi nel Nonnatus House, il convento di suore ostetriche anglicane che operano nelle Dockslands, l’agglomerato dei quartieri più poveri della zona est della capitale britannica. Vediamo Jennifer salire in sella alla sua bicicletta, equipaggiata degli strumenti necessari, e andare ad assistere nei tuguri e nei caseggiati affollati qualunque donna sia sul punto di partorire. Si tratta di donne ignoranti, sporche, che della vita conoscono solo gravidanze – spesso indesiderate – e lavori domestici.
Dei docks, i porti sul Tamigi, ora non rimane più nulla, anche se sono stati demoliti soltanto trent’anni fa; ma dal racconto dell’autrice sembra di ritrovarsi più nella Londra vittoriana annerita dal carbone delle prime industrie, che nel Novecento ormai inoltrato. Il mondo raccontato, nonostante sia lontano pochi decenni, è profondamente diverso dal nostro. I metodi contraccettivi, qualora usati, erano inaffidabili; le leggi a favore dell’aborto non erano state ancora introdotte; i matrimoni precoci erano la norma; i genitori avevano in media una decina di figli e il divorzio non veniva minimamente contemplato.
Dopo un’accurata descrizione del contesto e dell’evoluzione della professione di levatrice (c’è una dovizia di dettagli anche abbastanza crudi), la Worth passa ad analizzare tutti i personaggi che popolano il libro: dalle suore della Nonnatus – la smemorata sorella Monica Joan, la dolce sorella Julienne, la burbera sorella Evangelina, e la giovane sorella Bernadette – alle infermiere laiche Trixie, Cinthya e Chummy, fino alle madri partorienti che serbano storie spesso drammatiche.
Call the MidwifeL'amore e la vita - Call the midwife, la serie tv inglese in onda dal 6 luglio su Rete 4. Dalla quotidianità della protagonista si respira tutto ciò che caratterizza le Dockslands: la fatica degli uomini che lavorano instancabilmente nei porti, gli odori nauseabondi provenienti dalle case fatiscenti e il colore sudicio dei vestiti indossati dai bambini chiassosi che popolano le strade. Ma, più di ogni altra cosa, ciò che si percepisce è la forza dirompente di Jennifer e delle altre suore che con un coraggio, una determinazione, una generosità e un entusiasmo fuori dal comune sostengono quelle donne nel momento più importante della loro vita.
Un quadro commovente e realistico, quello di Chiamate la levatrice. Storie che emozionano o turbano, raccontante in modo obiettivo e senza inibizioni, e che fanno emergere il lato più umano e affettivo; storie che spesso ti strappano un sorriso grazie al brio con cui la scrittrice ci descrive quello spaccato di vita e che trascinerà il lettore fino all’ultima pagina del romanzo.
Da questo romanzo la BBC ne ha tratto un social-drama, una serie televisiva distribuita in oltre 200 Paesi e che il 6 luglio approda anche in Italia su Rete 4 con il titolo L’amore e la vita - Call the Midwife. Una trasposizione che dal successo già registrato all’estero non deluderà le aspettative dei lettori della Worth.
A cura di Wuz.it>
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