Compositore tedesco.
Le vicende biografiche. Dopo i primi studi compiuti a Weissenfels, fu notato dal langravio Maurizio d'Assia, mecenate e buon compositore, e da questi invitato a frequentare il Collegium Mauritianum di Kassel. Qui, dal 1599, S. ricevette una solida educazione umanistica e poté conoscere le musiche di illustri maestri quali Orlando di Lasso, Lechner, Dowland, Hassler, sotto la guida del maestro di cappella G. Otto. Nel 1608 lasciò Kassel e studiò per breve tempo a Marburg, Francoforte sull'Oder e Jena. Nel 1609 Maurizio d'Assia lo inviò alla scuola di G. Gabrieli a Venezia. Rientrato in Germania all'inizio del 1613, completò gli studi giuridici a Lipsia; nominato secondo organista alla corte di Kassel, nel 1617 ebbe il posto di maestro di cappella alla corte di Dresda, la più importante fra quelle evangeliche. Nel frattempo aveva già dato alle stampe l'op. 1, Il primo libro de' madrigali (Venezia 1611), 19 brani quasi tutti su testi del Marino, che non solo rivelano una profonda assimilazione della forma (esemplata sui modelli del Lasso, di Monteverdi e dei Gabrieli), ma anche le alte qualità artistiche del giovane compositore, avviato a divenire insieme con Monteverdi il più grande del suo tempo e, fra i tedeschi, il più importante fra quelli che precedettero Bach. Del 1619 è la seconda raccolta, Psalmen Davids (Salmi di Davide) a più cori, dove compare quel basso continuo che è la sigla del tempo, ma che il suo maestro G. Gabrieli non aveva voluto che egli applicasse ai madrigali. In quello stesso anno, S. si sposò, ma rimase vedovo ben presto (1625), perdendo a breve distanza anche le due figlie e il fratello. Colpito così duramente dalla sorte, si isolò da tutti, continuando intensamente a scrivere musica e a servire la corte di Dresda. Dal 1623 al 1657 pubblicò altre undici raccolte (tutte di musica sacra) contrassegnandole con un numero d'opera (sino al 13); altre composizioni pubblicò separatamente o in antologie; alcune, come la raccolta contenente 12 salmi e il Deutsches Magnificat (Magnificat tedesco, 1671), rimasero manoscritte.
Il carattere umanistico e spirituale dell'opera. Operante in un'età travagliata da crisi gravissime (fra cui la guerra dei trent'anni), S. incarna il più puro ideale della musica tedesca barocca: un ideale profondamente nutrito di linfa italiana e di spirito umanistico, sollecitato dal gusto per l'esperimento e dal culto degli antichi. Il fervore spirituale è integrato da una specie di misticismo culturale, che lo porta a riassumere in sé tutte le esperienze musicali precedenti. Nonostante il suo significato e la sua destinazione confessionale (luterana), la musica di S. non conosce confini; supera le barriere di una cultura provinciale per affrontare problemi di stile e di tecnica che diventano materia di studio e fanno di S. un compositore eclettico e multiforme. Tentò persino (e la cosa è curiosa per un compositore dedito esclusivamente alla musica sacra, salvo un libro di madrigali e poche canzonette) il melodramma: a Dresda, nel 1627, andò in scena una sua Dafne su libretto di M. Opitz, traduzione di quello famoso del Rinuccini che era già servito al Peri per il primo esempio di melodramma; ma la musica, purtroppo, è perduta.
Le «passioni» e gli altri lavori sacri. Fra le composizioni più significative di S. la critica ha isolato la serie di sei oratori o passioni: accanto alle famose Sieben Worte Christi (Sette parole di Cristo, 1645) stanno 5 Historiae (l'Oratorio di Pasqua, l'Oratorio di Natale e le Passioni secondo Matteo, Luca e Giovanni), di cui solo la prima fu pubblicata (1623) in vita del compositore. Sono pagine di grande impegno drammatico, realizzate combinando insieme uno stile vocale che si potrebbe definire neogregoriano, lo stile mottettistico e quello del concerto vocale, stili che ritroviamo tutti, di volta in volta, nelle grandi raccolte a stampa. Fra queste segnaliamo in primo luogo le tre parti di Symphoniae Sacrae (1692, 1647 e 1650), contenenti rispettivamente 20, 27 e 21 composizioni; la prima raccolta è su testi latini, le altre due sono su testi tedeschi e, pur essendo state pubblicate molto tardi, comprendono anche opere degli anni giovanili. Lo stile del mottetto concertante predomina, ma sono frequentissimi anche gli spunti di tecnica puramente rinascimentale. Una serie impressionante di Kleine Geistliche Konzerte (Piccoli concerti spirituali), 73 composizioni, la maggior parte delle quali riunite in due raccolte (1636 e 1639), testimonia ulteriormente l'impiego di questa tecnica, che si avvale qui delle più disparate combinazioni vocali (molte sono le composizioni a una o due voci e organo). L'eclettismo di S. trova infine un'ennesima conferma nella serie di 150 Salmi, di cui egli approntò due versioni (una per quattro voci a cappella, 1628; l'altra per quattro voci col continuo ad libitum, 1660), nonché nei 40 Mottetti del 1625, nei 27 del 1648 (Musicalia ad chorum sacrum) e nei 12 del 1657. In essi, come in tutte le sue opere maggiori, emergono le qualità più consone al lirismo di S.: il senso (come in Monteverdi) della declamazione, dei valori musicali della parola, anche quando dominano incontrastati il contrappunto e la polifonia rigorosa.