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Anno edizione: 2016
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Uno studio storico importante per comprendere come nel dopoguerra è stata costruita strumentalmente la memoria pubblica sulla seconda guerra mondiale nel nostro Paese.
"L'identità collettiva di un popolo si forma anche attraverso il dimenticare (…) quindi noi abbiamo bisogno di riformulare i criteri di selezione della memoria." (P. Bodei). Questo libro, dalla scrittura asciutta e rigorosamente documentato, analizza la formazione di alcuni grandi miti della identità italiana contemporanea: principalmente il mito del fascismo inviso alle masse e della ansia di riscatto popolare, ma anche indirettamente il mito del primo fascismo "buono" e degli "Italiani brava gente". Questa revisione dei miti è fondamentale per avvicinarsi allo studio dell'evoluzione sociale, politica e culturale dell'Italia durante il ventesimo secolo.
Un ottimo testo, scritto molto bene e con una documentazione ineccepibile tra fonti primarie e secondarie, aggiornate e recenti, che rivede e riscrive sul "mito", ripetuto e consolidato, del soldato italiano buono ed umano, in netta e radicale contrapposizione con il " camerata" tedesco, barbaro e sanguinario. Il testo svela e rileva la natura e l'utilizzo di questo stereotipo, affermatosi in modo particolare sin dall'immediato 8 settembre, volto ad un riscatto morale e non solo, in vista della resa dei conti con gli avversari di ieri e delle inevitabili conseguenze delle guerre di aggressione "fasciste", rese estranee alla mentalità ed al sentire di tutto un popolo. Italiani brava gente, ma è davvero così? Questo testo insinua dubbi nelle nostre più intime convinzioni e rende palese la rimozione, quasi collettiva, di un ventennio di dittatura, feroce e criminale, e, soprattutto, dei suoi esiti di guerra, a fianco, non succubi, della potenza germanica.
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