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Anno edizione: 2023
Anno edizione: 2023
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Libro incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2023
Gli occhi appannati di una ragazzina vedono la Somalia dilaniata nell’indifferenza del mondo. Oggi quella ragazza ormai cresciuta ci racconta una storia che è anche la nostra.
«Il travolgente memoir Cassandra a Mogadiscio di Igiaba Scego ha il suono, incredibile, del perdono.» - Sara Schincaglia
«Si ritrova la dimensione non solo della Guerra Somala [...] ma anche la dimensione umana delle famiglie in diaspora. Status emotivo prima che giuridico.» - Nancy Porsia
A Roma, il 31 dicembre 1990, una sedicenne si prepara per la sua prima festa di Capodanno: indossa un maglione preso alla Caritas, ha truccato in modo maldestro la sua pelle scura, ma è una ragazza fiera e immagina il nuovo anno carico di promesse. Non sa che proprio quella sera si compirà per lei il destino che grava su tutta la sua famiglia: mentre la televisione racconta della guerra civile scoppiata in Somalia, il Jirro scivola dentro il suo animo per non abbandonarlo mai più. Jirro è una delle molte parole somale che incontriamo in questo libro: è la malattia del trauma, dello sradicamento, un male che abita tutti coloro che vivono una diaspora. Nata in Italia da genitori esuli durante la dittatura di Siad Barre, Igiaba Scego mescola la lingua italiana con le sonorità di quella somala per intessere queste pagine che sono al tempo stesso una lettera a una giovane nipote, un resoconto storico, una genealogia familiare, un laboratorio alchemico nel quale la sofferenza si trasforma in speranza grazie al potere delle parole. Parole che, come un filo, ostinatamente uniscono ciò che la storia vorrebbe separare, in un racconto che con il suo ritmo ricorsivo e avvolgente ci svela quanto vicende lontane ci riguardino intimamente: il nonno paterno dell’autrice, interprete del generale Graziani durante gli anni infami dell’occupazione italiana; il padre, luminosa figura di diplomatico e uomo di cultura; la madre, cresciuta in un clan nomade e poi inghiottita dalla guerra civile; le umiliazioni della vita da immigrati nella Roma degli anni novanta; la mancanza di una lingua comune per una grande famiglia sparsa tra i continenti; una malattia che giorno dopo giorno toglie luce agli occhi. Come una moderna Cassandra, Igiaba Scego depone l’amarezza per le ingiustizie perpetrate e le grida di dolore inascoltate e sceglie di fare della propria vista appannata una lente benevola sul mondo, scrivendo un grande libro sul nostro passato e il nostro presente, che celebra la fratellanza, la possibilità del perdono, della cura e della pace.
Proposto da Jhumpa Lahiri al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione: «La lingua italiana è sempre un personaggio cruciale nella narrativa di Igiaba Scego. Come Primo Levi, Italo Svevo, a altri scrittori di confine che che hanno indagato e arricchito l’italiano per via della loro condizione ibrida, Scego, di libro in libro, ha sempre scandagliato l’idioma della sua creatività con massima attenzione. Scrivendo dalla prospettiva di chi conosce l’italiano da dentro e da fuori, ne ha forgiato un linguaggio folgorante, urgente, tutto suo. In Cassandra a Mogadiscio, il cui titolo già segnala un ponte fra mondi, tempi e tradizioni, la politica e il personale si intrecciano, così come si sovrappongono le diverse lingue e realtà dei personaggi. Colpiscono i temi complessi e sempre più attuali dell’appartenenza, della famiglia diasporica, della ricerca delle origini e dello sradicamento. Ma questo romanzo, con intensità e autorevolezza, mette al centro la preminenza della parola: quella che squarcia, che resiste, che restituisce. Questo libro ben equilibrato, anche dirompente, sicuramente il libro più importante che esista, nella letteratura italiana, sulla storia postcoloniale italo-somala, va letto per uscire dal silenzio, dall’oblio e dalla rimozione che distorce la verità di quell’epoca, e per far i conti con il razzismo non solo di una volta ma di oggi. Va letto per rendere contemporanea e sempre rilevante la lotta secolare di donne che hanno da dire ma sono condannate a non essere ascoltate. Sono le parole, dunque, di questa Cassandra testarda ma tenera, vincente e accogliente, vispa e ironica, che conquistano il lettore, e la sua potenza sta nel continuare a esprimersi senza rabbia, solo con convinzione e con lucidità. In questa Cassandra, crediamo.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
È scritto molto bene. Un mix di elementi biografici e d elementi storici. A tratti crudo, a tratti tenero. Lo consiglio.
Questo libro mi è piaciuto molto. E' composto da una serie di aneddoti familiari tutti legati dal Jirro, la malattia della diaspora che subisce un paese devastato e saccheggiato. Si legge delle nefandezze degli italiani in Somalia, ma anche di legami e parentele che uniscono anche dopo la morte. Ho tanto apprezzato la volontà dell'autrice di costruire il libro come una testimonianza da lasciare a sua nipote e, in generale, ai giovani, per favorire il dialogo intergenerazionale e non rendere vana la sofferenza di chi ha visto il proprio Paese e le proprie tradizioni maltrattate e minacciate.
Un saggio, un buon saggio che ci spiega il significato di colonizzazione della Somalia, colonizzazione da parte degli italiani e degli inglesi e poi le guerre civili che l'hanno dilaniata. Tanti profughi, tra cui la stessa scrittrice, sono stati costretti a vivere in altre nazioni ma i ricordi della loro terra sono indistruttibili. Li accompagneranno fino alla morte. E' un saggio che descrive la storia di un popolo che conosciamo perchè da noi "colonizzato", ma di cui sappiamo poco per quanto riguarda quello che è accaduto negli anni '30. Certo dubito del detto "italiani brava gente", non mi illudo. Non mi è piaciuto come romanzo, gli eventi descritti sono troppo slegati tra loro, in effetti non esiste una vera storia ma sono tanti piccoli episodi di vita collegati tra loro in modo disordinato.
Recensioni
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Recensioni dal Premio BPER Banca per la migliore recensione dei libri del Premio Strega Giovani.
Autore: Matteo Tarantola, Liceo Farnesina, 3°E
Docente referente: Pietrina Pellegrini
Chi e Cassandra? E’ la scrittrice, una donna italiana figlia di Somali, che scrive una sorta di lettera a sua nipote, che vive lontana, nel Quebec francese. Ora, da adulta, e arrivato il momento di fare i conti con se stessa, essendo in grado di raccontare il suo passato senza paura, fatto di ingiustizie e di strappi affettivi. La scrittrice, come Cassandra, rivela la storia del popolo somalo rivolgendosi ad un mondo occidentale che ha dimenticato, che non vuole ricordare, che quasi non crede piu agli orrori commessi. Racconta le sue radici spezzate quando era appena adolescente, quelle del popolo sottomesso, disgregato e disperso in varie parti del mondo; anche i superstiti nella Somalia hanno perso la loro identita , perche per tanto tempo soggiogati da una dominazione coloniale. La denuncia si rivela liberatoria e catartica, nei confronti di quella malattia che la scrittrice si e portata dentro per troppo tempo, il “Jirro”, la malattia del cuore, che accomuna tutte le persone vittime di un conflitto e le loro generazioni successive. Non vomita piu armi ma parole liberatorie e di testimonianza, sfruttando lei ora un’arma invisibile di cui col tempo ha acquisito e compreso la potenza: quella della scrittura.
Recensioni dal Premio BPER Banca per la migliore recensione dei libri del Premio Strega Giovani.
“Cassandra a Mogadiscio” è il libro scritto da Igiaba Scego, un romanzo che si articola come una lunga lettera indirizzata a sua nipote Soraya, in cui l'autrice racconta la storia travagliata della sua famiglia ,di origini somale, costretta a lasciare la propria patria, per sfuggire alle guerre che si sono susseguite nel corso dei secoli: dalla dittatura di Siad Barre, all'occupazione italiana, fino alla guerra civile scoppiata nel 1991.E’ una famiglia sbriciolata dalla diaspora, quella di Igiaba, separata da deserti, montagne, fiumi ,abissi; per loro “famiglia” è una parola complicata, contrastata dalla geografia e retta solo dall'amore.
I suoi genitori erano in Italia da parecchi anni: suo padre, uomo politico, era dovuto scappare dalla Somalia a causa del nuovo regime, ma si erano poi ritrovati in una città in cui, il colore della pelle, ti portava ad essere emarginata e a subire continue umiliazioni. L'autrice ricostruisce parte del loro passato, grazie ai ricordi della madre, hooyo, una nomade della boscaglia che aveva visto troppi orrori con i suoi occhi: i razzi, le granate, il terremoto dell'artiglieria, le donne violentate nelle moschee e intanto il Jirro, un dolore devastante misto alla disperazione, urlava dentro i loro corpi straziati. Le guerre portano con sé sempre la stessa distruzione e, quando scoppiarono in Somalia gli scontri civili, Igiaba, ormai sedicenne, incominciò purtroppo a vedere, con i suoi occhi, gli stessi orrori che la madre le aveva raccontato.Hooyo era partita per ritornare a Mogadiscio e all’autrice non restava altro che le immagini viste in tv e un enorme vuoto dentro. La Somalia intera era solo sangue e fango, le belli notti stellate della città erano ormai solo un ricordo, sporcato dalla paura e dall'angoscia, dagli stupri e dalle urla, preludio di una guerra atroce che stava inabissando Mogadiscio. Sotto le granate, gli archivi vennero bruciati, cancellando così la memoria di un popolo che vive, ora, solo nelle menti di chi ha vissuto quella tragedia. Igiaba sentì così penetrare anche nel suo cuore il Jirro, che tormentava il suo animo con la mancanza della madre e la distruzione della sua cara città. Osservando la sua Mogadiscio smembrata, l'autrice si sentiva un po’ come Cassandra,lì immobile a guardare la sua città di Troia, ormai distrutta.
Ho trovato questo romanzo bellissimo, intimo, struggente; con un linguaggio semplice e lineare l'autrice ha saputo descrivere quelli che sono i sentimenti che si annidano nel cuore di tutti quelli che vivono una diaspora, lontani, separati da confini invalicabili e attraverso le sue parole” la storia può toglierci la casa, ma non la voce; può accecare i nostri occhi, ma non la nostra memoria”, ho capito che la casa è dove si trova il cuore.
Luca Ranaldo-Istituto di istruzione superiore Galilei Vetrone di Benevento-Liceo Scientifico Quadriennale- F. Mazzone Frattolillo.
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