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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2017
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'incipit è troppo bello per essere vero. Lettura avvincente che tende aa far empatizzare col protagonista. Poi un blocco troppo macchinoso, prolisso. Verboso. Finale troppo introspettivo, a tratti filosofico. Un volume che esonda. Piace ma. Il ma è inevitabile.
Il cardellino è stata una lettura che mi ha tenuta incollata fino alla fine perché questo libro è talmente tante cose che chiunque può immedesimarsi e trovare la sua. Un libro che parla dell'amore di un figlio (Theo, il protagonista) nei confronti della madre, una madre che vorrebbe affianco a sé più di ogni altra cosa. Ma anche un libro che parla di amicizia, tanta amicizia, con Andy ma soprattutto con Boris, E poi padri biologici e padri putativi, fidanzate di facciata, droga, omicidi, New York, Las Vegas, amori non corrisposti, restauri, dialetti russi e ucraini e tanto altro in 800 pagine che non dimenticherò facilmente.
Quasi 900 pagine che si leggono rapidamente perché la storia è piuttosto avvincente.
Recensioni
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Premio Pulitzer 2014
Basta tenerlo tra le mani per cogliere la prima fondamentale componente di questo libro: è una lettura imponente, quasi 900 pagine. Se a questo aggiungiamo che l’autrice ha impiegato circa dieci anni per scriverlo, così come era successo per i suoi due romanzi precedenti Dio di illusioni e Il piccolo amico, allora si comprende il motivo per cui questo romanzo, Il cardellino, sia nato come un successo annunciato.
Tra le sue pagine scorre la storia della letteratura americana, buona parte della storia dell’arte europea, la frantumazione della società contemporanea e un leggero filo dorato capace di tenere insieme ciascuna di queste grandi tematiche. Come un’ossessione. Il protagonista della storia e voce narrante di tutto il romanzo è Theodor Decker, un adolescente di Manhattan tremendamente intelligente e conseguentemente vessato dai compagni di scuola, molto legato a sua madre, una donna colta e solitaria, e scontroso nei confronti del padre, un ex attore di Broadway, alcolizzato e assente. È durante una visita alla mostra dedicata all’arte fiamminga che la vita di Theo vene completamente stravolta. Il ragazzo e sua madre stanno ammirando Il cardellino capolavoro del pittore olandese Carel Fabritius, morto giovane nell’esplosione di una fabbrica di polvere da sparo a Delft nel 1654, quando un ordigno fa saltare in aria l’intero padiglione del museo. Sua madre non sopravviverà, e neanche una trentina di visitatori che si trovano in prossimità dell’esplosione. Ma lui e Il cardellino, quel piccolo prezioso dipinto su tavola che racchiude in poche pennellate i chiaroscuri dei maestri fiamminghi e il senso di precarietà delle loro nature morte, ne usciranno illesi.
È l’inizio di un’avventura incredibile. Seguiremo Theo durante i primi mesi a New York, solo senza famiglia, ospite nella ricca casa di un suo compagno di scuola, e poi lo ritroveremo quasi catapultato in una realtà a lui completamente avulsa, a Las Vegas, insieme a suo padre, o a quel che ne resta, e alla sua nuova compagna, Xandra, barista al Casinò, spacciatrice di coca e anfetamine. È nelle strade deserte di Las Vegas che il romanzo di formazione che abbiamo letto nella prima parte, ambientato tra Park Avenue e Down Town, si trasforma in un romanzo on the road della Beat Generation. Tra sbronze, fughe, furti, sballo e stordimenti, Theo conoscerà uno dei suoi più grandi amici, Boris, in parte russo in parte polacco, cosmopolita, figlio di un minatore, che gli farà scoprire il lato più oscuro della vita e di se stesso. Sarà ancora una volta a causa un incidente che Theo, dopo due anni, ormai quindicenne, tornerà a New York e andrà a bussare ancora una volta alla porta del suo amico Hobie, il gigante buono, l’antiquario del Village, da cui era già stato salvato una volta, subito dopo l’esplosione.
Il legame tra Hobie, Il cardellino e Theo lo scoprirete immergendovi nella lettura di questo intrigante romanzo. Un libro che si legge ossessivamente fino alle ultime pagine in cui, in una Amsterdam decadente, l’azione e il thriller prendono il posto del racconto di formazione. Un romanzo poderoso, complesso, scritto magistralmente e capace di trasformarsi sotto i nostri occhi, proprio come un capolavoro dell’arte fiamminga che rivela parti di sé in base al punto di osservazione. La voce narrante di questo libro seduce, ci commuove e ci ferisce, è una di quelle voci che continuerà a parlarci anche dopo che avremo letto l’ultima pagina.
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