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«Il saggio dello storico Emilio Gentile illustra la filosofia e l'etica del grandissimo attore» - Corriere della Sera
Il principe Antonio De Curtis non era solito leggere i racconti degli storici. Lo appassionava solo la storia della sua famiglia, che risaliva all'imperatore Costantino. Non lo divertiva la Storia, cioè l'esistenza umana nel fluire del tempo, perché aveva una visione tragica della vita. Ma permetteva a Totò di spernacchiare tutte le persone che nella Storia, e quindi nella vita, si comportano da «caporali»: i prepotenti che tormentano gli «uomini» qualunque, costretti a vivere un'esistenza grama. Nei suoi novantasette film, ambientati nelle più varie epoche storiche, dall'Egitto dei faraoni all'Italia del 'miracolo economico' e all'Europa del Muro di Berlino, Antonio incarna nei personaggi di Totò sia i 'caporali' sia gli 'uomini', ma sempre con lo stesso proposito: «spernacchiare» i caporali, spiegando che la pernacchia «ha tanti scopi: deride, protesta, esplode con un grido di dolore». E difende così la dignità dell'uomo libero.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Interessante e curioso saggio di un grande storico che, senza avventurarsi nella sterminata lettura critica su Totò, sceglie di analizzare il Principe al cospetto della Storia. Ne emerge una filosofia piena di sfiducia verso il cambiamento e conservatrice senza essere reazionaria, una visione della realtà che il Principe ha di volta in volta riversato in Totò, azzerando il presunto sdoppiamento supposto da altri studiosi. Stupisce che questi ultimi si prendano la briga di scrivere una recensione negativa proprio qui, sotto la mia, che invece ci tiene ad esprimere solo il punto di vista di un lettore da sempre interessato alla ricerca storica e al cinema di Totò. E che ha letto questo libro con piacere, ripescando alla fine alcuni dei film citati, ovvero il migliore approdo possibile...
Purtroppo concordo con Bispuri, anche perché come ho ampiamente esplicitato nel mio libro "Siamo uomini e caporali. Psicologia della disobbedienza" (edito da Franco Angeli nel 2014), non basta guardare qualche film di Totò per conoscere la natura del sui/suoi personaggi, uno, nessuno e centomila, figli di una psicologia molto complessa, pervasa dal conflitto con l'autorità in un sistema altrettanto conflittuale sia a livello economico che sociale quale è stato quello del nostro amato paese. Ennesima conferma della forza del "principio di autorità" che si afferma tra autore ed editore... per dirla con Totò, mi raccomando, siate uomini, non caporali!
Lo storico Emilio Gentile pubblica un libro con Laterza dedicato al rapporto tra la storia e Totò, “Caporali tanti, uomini pochissimi”. Il problema è che Gentile non conosce Totò e non l’ha studiato. Pertanto, in mezzo a un coacervo di luoghi comuni (tra cui il solito sdoppiamento di Totò principe e pagliaccio, la generosità, i patimenti giovanili che sarebbero il motore della sua comicità e tanti tanti altri) commette il solito errore, che è basilare, da cui derivano altri clamorosi errori, ossia di ritenere che esista un solo Totò-personaggio, ossia quello che Gentile ritiene essere l’unico. In realtà, come ho cercato di dimostrare in cinque libri dedicati a Totò, ma soprattutto in “TOTO’ ATTORE” (Gremese, Roma, 2010, 508 pagine), esistono almeno sei tipologie differenti di Totò (la marionetta, il tipo, l’uomo qualunque, l’uomo che soffre, la maschera surreale, il clown). Del rapporto tra Totò e Pasolini, Gentile non ha capito nulla e tanto meno ha capito il film (primo di una splendida trilogia), “Uccellacci e uccellini”, come hanno fatto molti critici ignoranti, caduti nello stesso errore, ritenendo che quei film di Pasolini abbiano ucciso l’”unico” Totò che loro hanno in testa, senza cogliere la straordinaria capacità di Pasolini nell’estrarre dal personaggio Totò una componente lunare-metafisica che nessuno prima di lui era riuscita a individuare. Gentile è un apprezzato storico e lasci stare Totò, di cui non conosce quanto è necessario conoscere, affermando le solite sconcertanti e risapute banalità, rimasticate mille volte, oppure, prima di scrivere, si acconci a studiarlo seriamente. Mi stupisco che il prestigioso editore Laterza si sia reso complice di questa inutile e perfino dannosa pubblicazione. Aggiungo che anche Walter Veltroni, politico di grandi qualità, non conosce Totò, con l’aggravante che crede di conoscerlo. Voto: 2 Ennio Bìspuri
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