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Dell Parsons è appena un ragazzino quando la sua vita viene stravolta. Alla vigilia della sua pensione, il protagonista ricorda la sua infanzia, la sua famiglia apparentemente normale distrutta dalla rapina architettata dai suoi genitori , sua sorella gemella Berner vittima delle sue decisioni sbagliate intrappolata in una vita malsana fatta di delusioni e passi falsi ed infine la sua avventura, quella di un bambino catapultato in Canada e costretto a fare i conti con dure verità. In fin dei conti anche astenersi dal fare scelte vuol dire scegliere in qualche modo e, la storia di Dell ce lo insegna. Un romanzo intenso, ricco di spunti di riflessione. La scrittura di Ford è elegante ed articolata non delude ed anzi ci regala l'ennesimo capolavoro.
Buon "Romanzo Americano", nella piena accezione del termine
La trama del romanzo è riassumibile brevemente , tutto ambientato in pochi giorni e settimane nella prima e seconda parte, c'è poi un allissi di cinquant'anni nel ritrovare il protagonista prossimo alla pensione, Tutta la trama è un pretesto per diverse riflessioni sulla vita, sulla crescita che Ford fa passare attraverso il protagonista. Tutto sommato interessante, avrebbe potuto avere molte pagine in meno
Recensioni
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Sarà meglio non arrovellarsi troppo su come, e con quale alchimia, a sei anni dall’ultimo capitolo della trilogia di Frank Bascombe (Lo stato delle cose, atto finale dopo Sportswriter e Il giorno dell’indipendenza), lo statunitense Richard Ford abbia saputo scrivere, concentrandola in un solo volume, una epopea esistenziale di straordinaria potenza letteraria, intessuta di domande, risposte e verità. E sarà meglio non arrovellarsi sul perché Richard Ford non abbia ancora fatto breccia su una fetta consistente di cosiddetti “lettori forti” in Italia, quelli che ad esempio leggono Franzen o Auster o DeLillo.
Ford è anche meglio, non si limita a raccontare storie, magari infarcite di concetti, ma prende la vita, la fa a pezzi e la serve su un vassoio. Noti scrittori e giornalisti di casa nostra si sono spesi nelle scorse settimane per la causa di Ford, prendendosi la briga di illustrare e raccontare l’incanto della sua prosa e i motivi della sua opera, sui maggiori quotidiani italiani: operazioni meritorie, specie perché arrivano da gente che, almeno attualmente, non pubblica per Feltrinelli, l’editore italiano di Ford. (Tra i tanti malcostumi italiani ci sono le recensioni a vicenda, fra mille sorrisi, di autori che scrivono per le stesse case editrici, magari su giornali che da secoli parlano di conflitto d’interesse e mettono in croce quello specchiato e immacolato individuo che foraggia nipoti di Mubarak e non solo di Mubarak…).
Ford ha scritto un grande struggente romanzo americano, cioè universale, l’ha intitolato Canada (reso in italiano da Vincenzo Mantovani, uno dei big della traduzione), ambientandolo tra lo stato statunitense del Montana e la provincia canadese del Saskatchewan, al di qua e al di là della frontiera. Dentro e fuori gli States, ma comunque nel loro cuore. Una storia che nelle mani di Cormac McCarhty sarebbe stata più asciutta e metafisica, mentre in quelle di Ford diventa maestosa e vibrante, magmatica e magnetica: spazi e storie di poco conto si caricano di significati, l’attesa degli eventi è una piccola costante ascesa, la normalità scorre placida, fino alla tragedia incombente e al punto di non ritorno, eventi disastrosi a un pelo dalla vita di tutti i giorni.
Chi legge poche righe, le primissime, si trova subito catapultato nel doppio dramma che segna un’esistenza. E per quattrocento e rotte pagine Dell Parsons (un professore in pensione che rievoca la sua adolescenza negli anni Sessanta) fa i conti con la presa di coscienza, la consapevolezza e l’accettazione dell’imprevedibilità della vita, con i colpi ciechi del caos e le loro conseguenze, con lo scorrere inarrestabile degli eventi, e con la forza di resistere e reagire, nonostante tutto, di farcela, alla fine, di giungere come a una catarsi. Paradossalmente a Berner, amata sorella gemella da cui vivrà sempre lontano, andrà molto peggio. Entrambi sono vittime di una scelta balorda del padre, Beverly, prima osteggiata, poi assecondata dalla madre, Neeva: una rapina a una banca del Nord Dakota, per ripianare un debito, nemmeno troppo oneroso con gli indiani del luogo. Irrazionale ma meditato, quel colpo, riuscito e pagato col carcere dai coniugi dopo appena qualche giorno, manda all’aria i sogni di un ragazzino, che pensa all’inizio dell’anno scolastico e alle sue passioni, il gioco degli scacchi e le api.
La loro normalissima famiglia, a causa degli improbabili Bonnie e Clyde andrà in pezzi: Berner fuggirà e vivrà una vita instabile e complicata, il quindicenne Dell sarà affidato al fratello di un’amica della madre, Arthur Remlinger, uomo dal passato tutt’altro che raccomandabile. Dell attraverserà la prima frontiera della propria vita, nel momento in cui i genitori saranno arrestati, e poi quella fisica tra Usa e Canada, metafore l’una e l’altra dell’ingresso forzato nella vita adulta. Nell’arco di pochi mesi il ragazzo dovrà imparare a badare a se stesso: la vita ha in serbo per lui un nuovo trauma, a cui reagirà mostrando spalle larghe – forse l’unica buona lezione ereditata dal padre – nel dolore, nell’indulgenza, nel coraggio.
Tanto minuziosa, impeccabile, piena di grazia, è la prosa di Ford, tanto lirico e malinconico il cuore che batte dalle pagine di «Canada», quanto insondabile, fragile e quotidiana è la natura umana immortalata in questo romanzo, e ferrea è la volontà – tra tanti interrogativi e poche risposte – di comprenderne la complessità. Parafrasando il cantautore Luca Carboni, si potrebbe dire… e intanto Richard Ford non sbaglia un libro.
Recensione di Salvatore Lo Iacono
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