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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2014
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Basti iniziare col dire che fra i due Grossman, David e Vasilij, il più bravo, il più dotato, il più sovranamente perfetto è senza alcun dubbio Vasilij, il russo. In questa brevissima raccolta ci dimostra che anche chi è abituato alle ampie falcate - Vita e destino e Stalingrado toccano, assieme, le duemila pagine - può procedere a passi brevi senza perdere il respiro vasto e ispirato di chi è abituato ad estendere e contrarre i polmoni per marcare la frase giusta. Perché Grossman è innanzitutto uno scrittore che respira al tempo giusto, e respira bene: gestisce la struttura del testo alla stessa maniera con cui un esperto yogin modula il ritmo del proprio respiro. Assocerei la favolosa espressione del "bene illogico" di Grossman all'altrettanto geniale "capacità negativa" formulata dal divino Keats: entrambe le intuizioni non offrono soluzioni, ma risposte a scenari tremendamente tragici - nel primo caso il dramma della guerra, nel secondo il destino travagliato di un Poeta. Ma stupefacente in questi tre racconti è la capacità di far risuonare le corde giuste dell'animo umano al momento giusto: così, per esempio, scopriremo che un uomo vicino alla morte vede il terrore come "un filo che lo tiene ancora legato alla vita". Oppure, nell'ennesima immagine di bruciante nitore, il buio si trasforma nell'unico luogo che trasmette speranza: "nel buio restava la speranza, il buio proteggeva".
Questo libro è l'esempio lampante che non c'è bisogno di un gran numero di pagine per rendere un libro bello. SI tratta di un libricino minuscolo che è entrato a far parte dei miei racconti del cuore. Contiene 3 racconti brevi. L'autore riesce, in modo meraviglioso, a toccare le corde emotive dell'animo umano soprattutto con l'ultimo racconto cioè "La cagnetta".
A dispetto del titolo, si tratta di tre raccontini (La giovane e la vecchia, L'alce e La cagnetta), che vorrebbero essere un 'assaggio' di Grossman. Sarà che sto avendo una momentanea crisi di rigetto, ma nessuna delle tre storie mi è parsa memorabile. Al massimo, della terza (La cagnetta) posso ammettere che è moderatamente carina, vista la simpatia del soggetto. Da uno che si dichiarava seguace di Cechov ci sarebbe da aspettarsi di più.
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