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Bonjour tristesse - Françoise Sagan - copertina
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Bonjour tristesse
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Bonjour tristesse - Françoise Sagan - copertina

Descrizione


Come ogni anno Cècile passa le vacanze estive in Costa Azzurra. I primi giorni, vissuti all'insegna della spensieratezza in compagnia del padre giovanile e della sua attuale amante Elsa, bella ma ingenua, vengono interrotti dall'arrivo di Anne, un'amica della madre di Cècile, morta anni prima. Il padre ne è attratto a tal punto che in pochi giorni decide di sposarla, a costo di abbandonare uno stile di vita lussurioso e libero. La simpatia che Cècile prova per Anne non le impedisce di vederla come una rivale, come una minaccia per la propria libertà e così mette in scena un gioco sottile per dividere i due nuovi amanti. Un piano perfetto, ma con esiti inaspettati e ben più tragici del previsto.
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Dettagli

2009
2 aprile 2009
151 p., Rilegato
9788830426672

Valutazioni e recensioni

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Valentina
Recensioni: 2/5

Non mi è piaciuto affatto. Non ho capito chi sia Cécile e che cosa voglia, né chi sia e che cosa voglia Anne. Troppi e repentini cambiamenti di umore e di pensiero le rendono poco verosimili. Voto 2 e non 1 per la figura del padre, mascalzone simpatico e coerente, per Cyril, tenero innamorato, e per i luoghi evocati.

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claudio
Recensioni: 4/5

Libro degli anni '50 che aveva rivelato la Sagan ripreso oggi da Longanesi. All'epoca credo che abbia fatto scandalo, oggi può essere letto tranquillamente in qualsiasi convento. Tratta del rapporto fra padre (vedo) e figlia: il primo ricco, brillante, un po' scemo che passa da un'avventura all'altra. La figlia diciassettenne che incontra in Costa Azzurra il suo amore. La loro vita spensierata viene "sconvolta" dall'arrivo di Anne, vecchia amica della moglie del nostro con il quale ad un certo punto decide di convolare a nozze. Ma le cose non sono così semplici. E resta sempre di fondo la TRISTEZZA, quel male che credo prenda oggi per esempio quei bulli che, non sapendo cosa fare, si inventano i giochi più idioti.

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Maria R.
Recensioni: 3/5

Cécile e suo padre vivono circondati dal vuoto, ne sono consapevoli, eppure lo amano.

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Recensioni

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Voce della critica

"Ho portato la mia leggenda come una veletta", ha dichiarato Françoise Sagan alludendo alla sprezzatura di una maschera mondana indossata con leggerezza e alla costruzione di un personaggio pubblico eccessivo – consono a quella generazione disimpegnata del dopoguerra – che noncurante esibiva le sue occupazioni preferite: oltre al non far niente, spingere la Ferrari alla massima velocità, abitare la notte in amicizia, consumare whisky e droga, sperperare denaro al gioco e indebitarsi. Ripercorrendo le lettere di due famosi amanti romantici affermava di preferire mille volte il versatile, l'inquieto, l'alcolista, il collerico, l'infantile, il disperato Alfred de Musset alla saggia, industriosa, serena, ragionevole, generosa e diligente George Sand.
Un programma di vita "alla Musset" si annuncia già nel 1954 con il clamoroso successo del romanzo di esordio, Bonjour tristesse. Françoise Quoirez ha diciannove anni e sceglie come pseudonimo un nome proustiano di principessa. Per lei i libri, dopo l'infanzia tiepida e prima delle brucianti scoperte del cuore e del corpo, costituiscono forse il più bel regalo che possa fare l'esistenza. Leggere – Stendhal, Proust, Apollinaire, Fitzgerald – le consente di appartenere all'immensa "famiglia sentimentale" della lettura. La scelta abile dei bei titoli di romanzo – Un certain sourire o Un profil perdu o Aimez-vous Brahms – rimandano a scrittori di predilezione: i versi di Racine per Dans un mois, dans un an, e di Baudelaire per Ces merveilleux nuages; di Eluard per Un peu de soleil dans l'eau froide o Le lit défait, e appunto Bonjour tristesse.
Accusata di riproporre con variazioni sempre lo stesso romanzo su temi borghesemente trasgressivi (triangoli passionali, la noia, la solitudine, la confusione dei sentimenti, che dalla tenerezza virano verso la crudeltà), Sagan è autrice di una trentina di romanzi, novelle, pièces teatrali, una biografia (Sarah Bernhardt), brevi articoli. Collabora a riviste femminili patinate come "Elle", "Vogue", "Femme" con cronache di viaggi, di moda, di cinema: delinea il ritratto di un Yves Saint Laurent timido e segreto, evoca il corpo superbo di Nureyev dritto sulle punte (viso di lupo e riso di russo), elogia lo chic della collezione della sua compagna Peggy Roche, ma intervista anche Fidel Castro, il maestro Fellini a Cinecittà, il "sogno di carne" Brigitte Bardot, fa l'elogio funebre di Ava Gardner, e ricorda le cene con Sartre ormai cieco, come lei e Platini nato il 21 giugno: "giorno fausto per la Francia".
Bonjour Tristesse è ora riproposto in una nuova, buona traduzione: la prima risale allo stesso 1954 (l'anno dopo Claudio Villa vince il festival di Sanremo gorgheggiando "Buongiorno tristezza, amica della mia malinconia"). Ormai lontano lo scandalo di quel racconto retrospettivo affidato alla prima persona della diciassettenne Cécile, educata dal padre – giovanilista Don Giovanni – ai futili piaceri del lusso, delle fuoriserie, delle feste. In un'estate sulla Costa azzurra l'adolescente diventa adulta suo malgrado. Indisciplinata e ribelle, vive nell'istante presente. Si compiace delle formule folgoranti di Wilde – "Il peccato è la sola nota di colore che sussiste nella vita moderna" – o di personali meditazioni sul tempo che scorre tra le dita e sulla pelle come il flusso giallognolo della sabbia: "Era un'idea banale ed era piacevole avere idee banali".
Felicità in quel mese caldo è nuotare nell'acqua salata, stendersi al sole fino allo stordimento, annusare l'odore dei pini, ascoltare la colonna sonora delle cicale e lo sciabordio incessante del mare. La coppia solidale padre-figlia teme l'abitudine, lo scontato, ha bisogno di movimento e agitazione, della complicità dell'amante di turno (il tipo della morbida rossa stupida) e di uno studente serioso che inizia Cécile alla sensualità: "Capii che ero fatta più per baciare un ragazzo al sole che prendere una laurea". Trionfante è la scoperta del sesso che può fare a meno del sentimento d'amore: riflette Cécile che nell'espressione "fare l'amore" un verbo materiale e positivo introduce una parola astrattamente poetica. Ogni personaggio si fa portatore di una concezione dell'amore. Il padre teorizza passioni rapide e passeggere, rifiutando fedeltà e serietà. Per Cécile coincide con un'emozione improvvisa, isolata, mentre il cuore batte con sorda violenza, suscitata da un volto, dal contatto fortuito di una mano con la spalla, da un bacio. Anne, l'ospite inattesa che rompe gli equilibri familiari – la sofisticata stilista quarantenne ambisce alla stabilità –, identifica l'amore con un'affettività misurata e costante. Di una gentilezza riservata fino all'indifferenza, Anne ha buon gusto, pesa con ironica distanza le parole, eppure appare vulnerabile, debole per la paura della solitudine. Donna morale, di testa, è destinata a essere eliminata, perché attraverso lo strumento della disapprovazione e del disprezzo impedisce a Cécile di piacersi e la obbliga a pensare, a mettersi in discussione. Nell'adattamento filmico di Otto Preminger (1958), che smonta la linearità cronologica del romanzo, una Anne-Deborah Kerr perbenista, inaccessibile, direttiva, ma capace di creare armonia, costringe Cécile-Jean Seberg a guardarsi e vedere allo specchio "un piccolo mostro".
La prospettiva del matrimonio del padre è percepita come perdita dell'indipendenza, tradimento, abbandono, separazione, terrore della noia, dunque una minaccia da contrastare. Si fronteggiano il disordine e la regola, la giovinezza spensierata che vuole restare tale e la maturità responsabile, la velocità e la calma, la lacerazione e la tranquillità, la lievità e la gravità. Nella seconda parte del romanzo Cécile assume coscienza degli altri e di sé. I suoi occhi attenti spiano i movimenti dei corpi che si rispondono, gli sguardi indiscreti o inquieti, i tremiti delle palpebre, le occhiaie rivelatrici, le risatine indecenti, una sottile piega della bocca. Cécile conosce le angosce dell'introspezione, si interroga sulla sua ostilità per il bel serpente freddo che si insinua nel loro ménage e disorientata ne ha vergogna. Segue gli impulsi e poi se ne pente. Sentimenti acidi, corrosivi la sostengono nell'organizzazione del complotto teso a liquidare la rivale e che ruota intorno alla volontà di possesso e alla gelosia.
La tristezza avvolgente, scivolosa come la "seta, irritante e dolce", è legata alla perdita dell'innocenza, all'esperienza di sensazioni fisiche e riverberi emotivi, al senso di colpa per aver diretto la macchinazione fatale. Quel sentimento oscuro tormenta "con i suoi affanni e la sua dolcezza", mescolando rimpianto, malinconia, tenerezza, che non cancellano però l'aspettativa avida di felicità: "Un giorno avrei amato appassionatamente qualcuno e avrei cercato una via verso di lui, così con precauzione, con dolcezza, con la mano tremante".
Ha asserito Sagan lucidamente di non essere certo Hugo, o Proust, ma di non fabbricare romanzetti da stazione e di avere più talento di quanto le sia stato riconosciuto. Una letteratura onesta la sua, priva di alte ambizione e pretese, che ha il pregio della gradevolezza elegante. In una personalità dispersiva e gratuitamente "facile", la scrittura è asciutta ed elaborata: "Scrivere è il solo segno attivo che esisto, e la sola cosa che mi sia difficilissimo fare".
Anna Maria Scaiola

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Conosci l'autore

Françoise Sagan

1935, Cajarc (Lot)

Pseudonimo di Françoise Quoirez. Il nome Sagan fu scelto perché è quello di un personaggio della Recherche proustiana, la Principessa Sagan. Figlia di una famiglia della media borghesia del sud-est della Francia che si trafserì nel periodo bellico a Lione e successivamente a Parigi.Inizia giovanissima a scrivere, per la rivista Elle, dei brevi servizi dall'Italia, che avevano come titolo Buongiorno Napoli, Buongiorno Venezia, titolo che già richiama quello del suo primo grande successo come romanziere, Buongiorno tristezza. Con una vita molto sregolata, amante dell'alcol e delle macchine veloci, Françoise incarna tutta quella generazione di donne che hanno deciso di esibire la loro indipendenza e spregiudicatezza, anche attraverso la trasgressione...

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