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Una novella ambientata nell'Italia del Cinquecento che pare un racconto di cappa e spada: un amore travolgente e impossibile, briganti, agguati, principi, corruzione, intrighi, vendette, travestimenti, vescovi lussuriosi.... E per associazione di idee, leggendo la triste storia di Elena, badessa di Castro, viene alla mente Lucia e la monaca di Monza dei "Promessi sposi". Scrive, infatti, Pietro Paolo Trompeo: "Ma se nella prima parte della novella Elena ricorda in qualche tratto Lucia (una Lucia egualmente pura, ma più ardente), nella seconda parte va sempre più rassomigliando alla monaca di Monza".
La badessa di Castro è l’ultima delle “Cronache italiane”, dei racconti piuttosto lunghi che Stendhal aveva scritto ispirandosi a dei manoscritti italiani del XVII secolo, ultima in ordine di stesura, ma non per qualità, giacché senza timore di sbagliare può essere considerata la migliore. Peraltro, al di là della fonte che ha fatto scattare l’idea creativa, si può pensare che anche I promessi sposi del Manzoni, di cui il narratore francese aveva già presa visione, abbiano un loro peso nell’opera, per quanto le vicende siano simili solo all’apparenza. Infatti, nel romanzo manzoniano l’amore di Renzo e Lucia è osteggiato dal locale signorotto Don Rodrigo e quindi entrambi i fidanzati sono delle vittime; diverse invece sono le circostanze e la trama del racconto stendhaliano, visto che narra dell’amore di una giovane nobile, Elena di Campireali, per un brigante, tale Giulio Branciforte, scegliendo di condurre una vita da ribelle fuori da ogni convenzione. E’ la donna che rivendica un suo ruolo e a maggior ragione quando, con l’amato costretto a fuggire sotto altro nome nelle Fiandre, lei viene convinta che se n’è andato perché non più interessato alla sua persona, così che, profondamente delusa, si rinchiude in un convento, di cui diventa badessa. Ma anche in quel luogo di preghiera il suo animo irrequieto non trova pace, tanto che, come la monaca di Monza, diventa l’amante di un vescovo; i due vengono scoperti e condannati all’ergastolo, ma Elena, alla vigilia della fuga organizzata da sua madre, venuta a conoscenza che il Branciforte, che lei credeva morto, è ritornato ed è innamorato come prima, preferisce darsi la morte in preda ai suoi sensi di colpa. Non sarà Il rosso e il nero, e nemmeno La Certosa di Parma, ma La badessa di Castro è un libro che non può essere ignorato, soprattutto per chi stima questo grandissimo scrittore.
Storia passionale, motrice di emozioni forti ed uniche. Relativamente breve ma concentrato dal punto di vista contenutistico, il libro si propone di trattare una tematica molto delicata che vede posizionata al centro la figura femminile. La badessa di Castro è una donna dalla personalità forte poiché, sicura dei propri sentimenti, rinuncia alle dicerie comuni per dare impeto alla passione di cui il suo cuore arde veemente. L'amore per il brigante Giulio Branciforte è un amore negato, di impossibile realizzazione, un sentimento talmente impetuoso che non potrà che resistere al passare incalzante degli anni. Tuttavia la natura umana è debole anche per donne audaci come Elena la quale sarà portata, per un connaturato bisogno fisico, a commettere peccato, concedendo il suo giovane corpo al vescovo Francesco Cittadini. Pensiamo che tale atto sia simbolo di debolezza, incapacità a dominare quel dannato istinto umano che spesso porta l'uomo ad agire contro razionalità. Tuttavia quanto esposto non deve essere erroneamente interpretato come simbolo di facilità a commettere atti impuri, ma semplicemente come un bisogno preponderante a colmare il vuoto di un amore negato. Talvolta la relazione con il vescovo può considerarsi come ripicca nei confronti della madre la quale, mossa dal desiderio di dominare, fu portata a persuadere psicologicamente la figlia al solo scopo di annullare una qualsiasi possibilità di vedere uniti Elena e Giulio. Un libro che riporta con audacia la testardaggine insolita di una fanciulla del Cinquecento che decide, staccandosi dall’onore del proprio casato, di perseguire la propria passione, seppur consapevole che ciò cui va incontro è la perdita definitiva della propria dignità. La badessa di Castro è il primo esempio di donna padrona del proprio destino giacché sarà proprio lei medesima a togliersi la vita comprendendo definitivamente che la sua personalità, troppo ostile ai canoni sociali, non potrà mai vivere nel presente.
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