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Libro incluso nella sestina finalista del Premio Strega 2024
Presentato da Emanuele Trevi nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2024.La lingua come origine della coscienza e del mondo, genealogia degli affetti, identità e disidentità, filtro per lo sguardo, sola possibilità di dare un senso a ciò che abbiamo vissuto.
L’Autobiogrammatica che avete tra le mani è un gioco sorprendente e vertiginoso: il racconto di un’esistenza – unica e comune – come la storia di un linguaggio. Esiste un legame segreto tra le due linee sinuose lungo cui si snoda la nostra vita: da una parte l’apprendistato dell’alfabeto, dei nomi, del lessico famigliare, dell’insulto, dello scherzo, delle lingue straniere, dei codici segreti, della poesia; dall’altra l’invadente amore per i genitori, la scuola che è un viaggio nell’ignoto, le seduzioni e dilazioni dell’amicizia e del desiderio, la contrattazione di un posto nel mondo – in un’Italia in cui regnano il privilegio, il pregiudizio, la violenza politica e privata. Tommaso Giartosio traccia tutti i legami che connettono questa doppia elica, e sa che imbarcarsi in un’impresa del genere significa chiedersi: quali lettere hanno il sapore dello zucchero sulle nostre labbra, e da dove nasce questo godimento? Qual è l’abbecedario dei nostri amori? Quali parole racchiudono le nostre paure?
Proposto da Emanuele Trevi al Premio Strega 2024 con la seguente motivazione: «La lingua, e il rapporto intimo che ogni scrittore instaura con le parole della sua vita, quelle che lo hanno formato e ne hanno scandito il percorso intellettuale e umano, sono stati per lungo tempo confinati al mondo della saggistica e della critica letteraria. In "Autobiogrammatica", con la sapienza e la profondità che da sempre connotano la sua scrittura, Tommaso Giartosio li trasforma nel cuore e nel motore di un testo che è al contempo romanzo di formazione e memoir, cronaca famigliare e autoritratto, dizionario pubblico e privato: un’impresa che a me sembra preziosa quanto necessaria.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Partendo da un'idea geniale quanto cervellotica (detta male: noi siamo le parole che abbiamo imparato) Giartosio scrive la sua autobiografia e il lettore non può che restarne impigliato, come se i caratteri grafici fossero uncini che non permettono di scappare dal libro. I ricordi di una famiglia sono il pretesto per riflettere sul mondo. Mamma, papà, la scuola, gli amici si stagliano in questo racconto che è flusso di coscienza travolgebte. Forse non per tutti, ma davvero imperdibile.
Recensioni
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Autobiogrammatica di Tommaso Giartosio (Minimum Fax, 2024) si sottrae a ogni facile etichetta letteraria. Definirlo semplice autobiografia sarebbe riduttivo, assimilarlo a un saggio narrativo altrettanto. L'opera di Giartosio è, in realtà, la celebrazione di un legame profondo: quello tra l'autore e le parole.
Suddiviso in sezioni tematiche, il libro esplora le sfaccettature dell'esistenza di Giartosio: la famiglia, l'amore, l'amicizia, la formazione, i viaggi. Ogni tema si snoda attraverso una serie di episodi, aneddoti e riflessioni, intrecciati con riferimenti letterari e filosofici. Un'indagine minuziosa che disegna l'atlante linguistico di un individuo e il suo modo di sentire e vivere la lingua.
All'origine di questa ricerca c'è quella che Giartosio definisce "presa di parola": la consapevolezza che la lingua rappresenta un'essenza più intima della vita stessa. Da questa presa di coscienza nasce l'esigenza di un'autobiografia che trascenda i confini tradizionali, divenendo appunto "autobiogrammatica".
Giartosio immagina la sua mente (e la nostra) come la soffitta di una torre imponente e polverosa, attraversata da fasci di luce obliqua. Tra il pulviscolo luminoso, si ergono altissimi armadi a muro in legno Ikea, macchiati di unto e segnati da bruciature. Dietro ogni anta, colonne estraibili custodiscono scaffalature e ripiani a vaschetta. Qui, in questo spazio invisibile, l'autore rovista tra i "pezzi" del suo linguaggio (e del nostro), estraendo le parole per osservarle da vicino, ascoltarle e interrogarle.
Ci accompagna così in un viaggio attraverso la sua vita, dall'infanzia all'età adulta, con la lingua come bussola e filo conduttore. Le parole, in questo caso, non sono solo strumenti di comunicazione, ma materia viva da plasmare per indagare la propria identità, i legami familiari, la formazione culturale e il rapporto con il mondo.
Tra aneddoti e riflessioni, ogni parola sembra posata con cura per guidare le nostre azioni o svelarci qualcosa di estremamente specifico e necessario. Si ha l’impressione, citando Giartosio, che ognuno di noi sia guidato dagli ultrasuoni che emettiamo e dalla forza dei moti convettivi che le parole —pronunciate ad alta voce— generano attorno a noi.
Pagina dopo pagina, la storia del rapporto di Giartosio con le parole si trasforma nell'occasione per redigere un'autobiografia della grammatica che si è costruito nel corso della sua vita. E come una persona raccontata diventa un personaggio, una lingua raccontata diventa linguaggio. Da qui la speranza che il linguaggio di uno possa essere la porta d'accesso al linguaggio di tutti. Perché il linguaggio è, come dice Giartosio, "tutto ciò che può essere sognato”. E ci riguarda tutti, semplicemente perché lo usiamo. Per questo, si può dire che tutti abbiamo già scritto questo libro.
Autobiogrammatica è un'opera che intreccia sapientemente elementi autobiografici, riflessioni linguistiche e una profonda introspezione. Un libro complesso e stratificato che richiede un impegno attivo da parte del lettore. Non è un'opera da divorare in una sola volta, ma un testo da assaporare lentamente, pagina dopo pagina. Ogni frase è un invito a riflettere sulla propria vita, sul rapporto con il linguaggio e sul potere immenso delle parole.
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