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La prova generale
La nottata era proprio tinta, botte di vento arraggiate si alternavano a rapide passate d'acqua tanto malintenzionate che parevano volessero infilzare i tetti. Montalbano era tornato a casa da poco, stanco perché il travaglio della jornata era stato duro e soprattutto faticante per la testa. Raprì la porta-finestra che dava sulla verandina: il mare si era mangiato la spiaggia e quasi toccava la casa. No, non era proprio cosa, l'unica era farsi una doccia e andarsi a corcare con un libro. Sì, ma quale? A eleggere il libro col quale avrebbe passato la notte condividendo il letto e gli ultimi pinsèri era macari capace di perderci un'orata. Per prima cosa, c'era la scelta del genere, il più adatto all'umore della serata. Un saggio storico sui fatti del secolo? Andiamoci piano: con tutti i revisionismi di moda, capitava che t'imbattevi in uno che ti veniva a contare che Hitler era stato in realtà uno pagato dagli ebrei per farli diventare delle vittime compatite in tutto il mondo. Allora ti pigliava il nirbùso e non chiudevi occhio. Un giallo? Sì, ma di che tipo? Forse era indicato per l'occasione uno di quelli inglesi, preferibilmente scritti da una fìmmina, tutto fatto di intrecciati stati d'animo che però dopo tre pagine ti fanno stuffare. Allungò la mano per pigliarne uno che non aveva ancora letto e in quel momento il telefono sonò. Cristo! Si era scordato di telefonare a Livia, certamente era lei che chiamava, preoccupata. Sollevò il ricevitore.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ingredienti: venti “delitti di paese senza pretese” ricchi di umanità e vivacità, piccole beghe sfociate in tragedia per i più classici moventi, rapide indagini per riportare ordine in situazioni contorte, assurde o pericolose, casi curiosi risolti con intuito grazie alla Bibbia, alle carte, ad una mosca. Consigliato: a chi vuol conoscere varie sfumature del principale investigatore italiano, a chi sa trasformare le tragedie umane in divertissement letterario.
Raccolta di racconti, alcuni molto godibili altri meno, che non levano e non mettono nulla di più alla saga del ns Salvo.
Il caratteristico e inimitabile modo di scrivere di Camilleri. La capacità di unire il giallo al costume siciliano, condendo il tutto con del sano umorismo. Il libro a racconti, nella sintesi, fa perdere un po' di intensità.
Recensioni
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"Sostengono che sono uno scrittore facile, magari se poi s'addannano a capire come scrivo. Sto cercando d'aggiornarmi, Salvo. Tanticchia di sangue sulla carta non fa male a nessuno."
È una questione di simpatia, probabilmente. Ma quando si inizia a leggere un nuovo libro di Camilleri, di certo la disposizione d'animo è favorevole. Simpatia per l'autore, per il commissario Montalbano, protagonista di molti romanzi dello scrittore siciliano, per l'ambientazione così autentica delle storie narrate.
Quest'ultima raccolta di racconti per altro conferma, se ancora fosse necessario, le qualità dell'autore e la serietà di chi non si presta a operazioni smaccatamente commerciali, una volta ottenuto il successo.
Gli arancini di Montalbano è, come si è detto, una raccolta di brevi racconti, tutti relativi a eventi delittuosi o strani il cui mistero trova sempre una logica soluzione grazie all'intuito del commissario e alla sua sensibilità di uomo, forse più che di investigatore. È proprio questa autenticità del personaggio che non viene mai presentato come un super eroe o un genio dalle sovrumane doti intellettuali, che lo caratterizza e lo rende così familiare.
La brevità di alcuni racconti però non è sempre utile allo sviluppo della narrazione che talvolta cade nell'aneddoto, o porta alla costruzione di personaggi che rasentano un po' la macchietta. Nell'insieme tuttavia la gradevolezza (e anche qualcosa di più) della lettura è assicurata.
Che dire ad esempio del racconto Referendum popolare? Delizioso quadro di provincia siciliana in cui anche le battaglie politiche utilizzano le corna come strumento d'offesa.
Oppure di Come fece Alice in cui le debolezze tutte da maschio latino (sia del pregiudicato da catturare che della "forza pubblica"), sono "giocate" da Montalbano (con qualche vergogna) per giungere all'arresto del ricercato.
Dolcissimo è il racconto che apre la raccolta, La prova generale, sia per l'inconsueto rapporto affettivo tra il commissario e il ladro "buono", sia per l'episodio in sé: una struggente e tenera storia d'amore di due vecchi sposi, due attori uniti da una intera vita di passioni condivise.
Ma particolarmente felici mi paiono La pòvira Maria Castellino, Amore e fratellanza e il geniale Montalbano si rifiuta.
Nel primo di questi tre racconti una vecchia prostituta assassinata avvia un'indagine che porta alla conclusione di come anche la professione più antica del mondo possa essere svolta con grande dignità, buon gusto e "rispettabilità", tanto che la settantenne Maria Castellino è ricordata da tutti con grande stima e affetto, mentre l'insospettabile assassino...
Anche in Amore e fratellanza, l'elemento che mi pare più interessante è il rovesciamento dei più diffusi canoni etici: chi è il buono e chi il malvagio? Le forme più astute di mimetizzazione del crimine sono davvero quelle che utilizzano la copertura dell'approvazione e della stima sociale.
Ma è in Montalbano si rifiuta che Camilleri tocca l'apice della sua capacità di ironia e di dissacrazione. Da più punti di vista: mostra come può essere facile essere pulp e sconvolgere il lettore, gioca con la fama di "buonista" che parte della critica gli ha attribuito, utilizza il pirandelliano rapporto con la creatura letteraria, aumentandone l'autonomia e nello stesso tempo concedendo a se stesso un momento polemico di ottimo gusto. Per fortuna esistono dei settantini così giovani!
A cura di Wuz.it
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