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Ottimo film, dall'idea, scrittura, tecnica e realizzazione indubbiamente egregi. La storia è di quelle universali che conosciamo tutti e, proprio per questo, è difficilissima. La classica fiaba con la morale bisogna saperla raccontare, altrimenti chi ci crede? E con la voce e la visione di Carax questa fiaba si materializza impetuosa negli occhi degli spettatori. L'ironia e il grottesco sono all'acme del miglior Carax; la bambola Annette è tanto spiazzante quanto geniale.
Se davvero il cinema sta morendo, divorato da ogni parte dalla proliferazione conquistatrice delle piattaforme, "Annette" rimanda la sua fine con un ultimo respiro maestoso. Solamente immaginando l’incontro tra Leos Carax e gli Sparks era facile intuire che sarebbe nato qualcosa di irripetibile. Musical, noir, rock-opera, chi più ne ha più ne metta, Annette è cinema strabordante incapace di contenersi, al punto di cedere alla ridondanza e al superfluo. Ma, anche per questo, è un’esperienza che non può non essere vissuta. Onirico, folle e visionario, per antonomasia irregolare, forse addirittura più ambizioso del suo precedente capolavoro (Holy Motors) il film di Carax esplode nell’incessante sovrapposizione di immagini e suoni, luci e buio, synth-pop e lirica, il tutto in fondo per raccontare una vicenda abbastanza basica, fiaba nerissima popolata da principesse eteree (Marion Cotillard, le uniche due volte che mangia qualcosa addenta mele rosse) e cavalieri oscuri (Adam Driver) in sella a una Triumph rombante. Entrambi magnifici, performer totali, capaci di una prestazione che li vede addirittura canterini durante un focoso amplesso e in sala parto insieme ad ostetriche e ginecologo, il film, ambientato a Los Angeles, deve moltissimo ai suoi due protagonisti e, soprattutto, all’intera colonna sonora degli Sparks, straordinaria miscellanea di sonorità e generi. E d'altronde destabilizzante lo è sempre stato il cinema di Leos Carax. Un cinema senza compromessi, che osa "là dove nessuno è mai giunto prima" e che proprio nel suo spiccato oltranzismo rischia di dividere diametralmente il pubblico tra sostenitori e detrattori. Perché "Annette" è tutto fuorché spensierato, bensì è una sorta di surreale viaggio nell'inferno dei due protagonisti, amplificato da quella figlia/bambina che viene qui rappresentata tramite le sembianze di un inquietante bambolotto, almeno fino a quell'epilogo che chiude con affilata precisione una storia tragica di amore, morte e ossessione
Coinvolgente ed interessante. Visione consigliata!
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