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Anno edizione: 2022
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Libro vincitore del Premio Campiello Opera prima 2022 e del Premio Calvino 2021
Finalista Premio Premio Fondazione Megamark – Incontri di Dialoghi
Altro nulla da segnalare, il libro che ha vinto all'unanimità il Premio Italo Calvino 2021, è un testo raro, prodigioso. Al centro, le storie struggenti dei «paz»: i pazienti – o i pazzi, direbbero i piú – dei servizi psichiatrici nati subito dopo la chiusura dei manicomi: uomini e donne che si ritrovarono improvvisamente liberi nel mondo, o che nel mondo non sapevano piú come abitare. Le storie a cui dà vita Francesca Valente ruotano sempre attorno a punti luminosi: dettagli, pensieri, eventi; non mirano mai a raccontare le vite dei personaggi, cercano piuttosto il cuore pulsante della loro umanità: perché è lí, in quel frammento di memoria che li riguarda, portato alla luce ma irriducibilmente oscuro, che può essere racchiusa ogni prospettiva d'universalità.
«Perché le tante persone passate per i repartini hanno lasciato minuscoli frammenti: il resto è in un cono d'ombra. E perché ognuna di queste storie è una possibile versione di qualcosa che è accaduto realmente, una fotografia ricomposta di una vicenda individuale e collettiva».
«Occhipinti, insonne, insisteva nell'ordinare champagne: le ho portato in sostituzione dello stesso dell'acqua, ma ha dimostrato, rovesciandomela in testa, di non gradirla. Tutti gli altri signori ospiti hanno dormito, tranne la signora Agosta, che continua ad andare al gabinetto e spacca tutto. Altro nulla da segnalare». «Altro nulla da segnalare» è la formula di rito con cui, nei primi anni Ottanta, si chiudevano i rapportini quotidiani degli infermieri del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell'Ospedale Mauriziano di Torino, uno dei primissimi esperimenti di «reparto aperto» subito dopo la promulgazione della Legge 180. Chi finiva il turno riferiva con semplicità a chi lo iniziava quanto era avvenuto nelle ore precedenti: cose ordinarie e straordinarie. Episodi comici, tragici, feroci. In quelle note «c'era un'umanità che raccontava un'altra umanità, con benevolenza e un sincero sforzo di comprensione. Spesso erano entrambe umanità dolenti». Partendo proprio dai rapportini, e dai racconti fatti all'autrice dallo psichiatra del reparto Luciano Sorrentino – che un giorno è andato a casa sua affidandole uno scatolone pieno di tutte le carte che aveva accumulato negli anni –, Francesca Valente ha dato vita a un testo senza paragoni, dove il confine tra documento e scrittura letteraria è sempre mobile e indefinibile. A ogni pagina si avverte che la sua penna cerca qualcosa, mentre insegue le storie di pazienti, medici, infermieri, a partire dalle tracce a disposizione. Qualcosa che miracolosamente trova e ci mette davanti agli occhi.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il testo ha il carattere frammentario di un puzzle scritto a macchina. Francesca Valente ha la grande capacità d'illuminare le storie di pazienti psichiatrici dei quali in Italia si parla troppo poco e per i quali si fa troppo poco. I racconti non indugiano sulle patologie dei pazienti o sulle modalità di cura, ma sui tentativi di restituire dignità. Le donne e gli uomini sono descritti nelle loro parabole di vita perché "faticano a stare al mondo", ma soprattutto perché sono portatori di sogni, esperienze e percorsi. Incontriamo gli sguardi di medici, infermieri, famiglie che si prendono cura delle persone senza mai lasciarsi offuscare lo sguardo dalle malattie. Incontriamo scintille di vita oltre i momenti di buio. Conosciamo legami, passioni, singolarità. Tra le righe possiamo interrogarci molto frequentemente sulle loro come sulle nostre fragilità senza compiangerci, ma forse diventando più consapevoli.
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