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Anno edizione: 2016
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Un resoconto delicato e fine della sofferenza d'animo di un uomo, nonché un affresco di vita govanile (avventurosa e, per molti, dolorosa) dei figli della nomenklatura comunista nel quale presumere di individuare le concause della gravità del vivere patita dal protagonista.
Un libro meraviglioso. Con ironia e umanità Cirri ricostruisce la vita di Aldino Togliatti nonché uno spaccato della storia del Novecento e la fine dell'utopia del comunismo. Assolutamente consigliato.
Non tragga in inganno il soggetto del libro: non bisogna essere ex, post, né "semplici comunisti" per poter apprezzare questo libro. Il racconto della vita di Aldo Togliatti, delle sue inquietudini, si intreccia inevitabilmente con quella dei suoi genitori e di conseguenza con i fatti storici che li hanno visti protagonisti. Se altri si fossero cimentati nell'impresa di raccontare la vita del figlio del "migliore" probabilmente avrebbero dato vita ad un quasi polpettone storico. Massimo Cirri invece riesce a farci vivere i sentimenti che accompagnano la vita di Aldo Togliatti senza mai annoiare. Cirri riesce nel miracolo di combinare l'indispensabile racconto storico con il mondo di sentimenti che prima si agitano e poi sempre più si sopiscono in Aldo Togliatti. Veramente complimenti a questo autore (che conoscevo solo per la sua trasmissione radiofonica) al quale faccio la promessa di leggere anche tutti gli altri suoi scritti.
Recensioni
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Può sorprendere chi l’ascolta anche saltuariamente che Massimo Cirri, autore e voce di una delle trasmissioni cult di Radio 2, Caterpillar, abbia scritto un libro come questo, che tratta di una storia profondamente triste. Ma poi apprendiamo, o ci ricordiamo, che Cirri da venticinque e più anni, oltre a divertirci per radio, si occupa della salute mentale delle persone, e allora ecco che?ci spieghiamo la straordinaria padronanza con cui maneggia questa storia.
È la?storia di Aldo Togliatti, il figlio di Palmiro Togliatti e Rita Montagnana: non la “vera storia” – come recita con comprensibili intenti di lancio la fascetta di copertina, – perché in realtà non ne esiste un’altra. La storia è una sola, certamente non molto conosciuta né mai sbandierata ai quattro venti, ma anche mai taciuta: la storia di un uomo che è – fra le tante spiegazioni possibili – schiacciato dalla durezza tragica della storia del Novecento, e anche dal nome ingombrante che porta, quello di una delle più grandi figure del comunismo mondiale. Aldo Togliatti, nato nel 1925, ha vissuto 86 anni: sempre ai margini, prima nel turbine della tempesta che scuoteva l’Europa tra la metà degli anni trenta e la metà degli anni quaranta, poi nel febbrile periodo della ricostruzione e della tumultuosa trasformazione della società italiana, mentre il partito diretto da suo padre – e in cui anche sua madre aveva all’inizio un ruolo ben visibile – diventava protagonista della vita politica. Aldo, semplicemente, si è estraniato da questa vicenda: si è chiuso sempre più in sé stesso, si è chiamato fuori da quello che Gramsci definiva “il mondo grande e terribile”.
Quando le due istituzioni che avevano regolato il ritmo della sua vita, la famiglia e il partito, hanno dovuto arrendersi alla sua malattia mentale, è subentrata, ancora in collaborazione con loro, l’“istituzione totale”, la clinica psichiatrica. E il Cirri medico sembra sommessamente interrogarsi se la psichiatria, con questa scelta di segregazione totale, sia stata all’altezza dei suoi compiti.
Recensione di Aldo Agosti
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